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Ieri e oggi. A margine dei commenti sulla festa di San Silverio. Chi è più avanti negli anni ha sempre affermato che gli anni della sua giovinezza erano diversi se non migliori di quelli che sta vivendo. Questo perché ricorda il passato come un sogno. Non faccio casistica. Voglio analizzare soltanto ciò che leggo circa la festa di San Silverio che da più parti si dice abbia assunto un aspetto profano più che sacro, rapportandosi al passato. Tralasciando dicerie e altre cose, che non so se siano vere, circa bandiera scomparsa con i soldi o altri “imbrogli” o forzature, penso che oggi la festa rispecchi i tempi di oggi: più appariscenti che sostanziali. Allora era… “la Festa” che iniziava in modo profano con la Diana ed i botti, proseguiva con lo sfarzo religioso e si concludeva con le manifestazioni civili: musiche e giochi. Oggi ciò non è più possibile anche perché colà stazionano barche ed edicole. Era bello, finita la funzione religiosa sotto l’effettiva calura del primo pomeriggio (non esisteva l’ora legale), andare già con la mente non solo al raro, succulento pranzo ma soprattutto al palo della gallina. Oggi non è più possibile per ovvi motivi che non sto qui ad elencare. E via la sera: l’unico momento in cui forse la comunità era spettatrice più che partecipante. Oggi non si può più perché a Sant’Antonio è un via vai di auto e pullman. Ciò era dovuto anche al fatto che altro svago non c’era e si aspettava quel momento come si aspettava la nascita di un bambino. Commenti e partecipazione nella calura ossessiva ma sopportabile anche sotto ‘giacca e cravatta’, commenti del dopo gare, risate. Altro non c’era e come dice il Poeta, il giorno dopo “al travaglio usato / ciascuno in suo pensier farà ritorno””. Penso, infine, che come gli antichi Romani in origine credessero fermamente negli dei, poi, con l’evoluzione del pensiero associato al benessere economico facessero più atti formali che sostanziali nei confronti dei loro dei, mentre cercavano una via più interiore che esteriore, così oggi nella società spicca la cultura dell’uomo onnipotente che cerca di infrangere tutte le leggi naturali e non; ci si rivolge al soprannaturale più per atti formali che per fede. Una volta si faceva a gara per portare il Santo sulle spalle: fatica e sudore; oggi, in alcune processioni il Simulacro viene portato in macchina. In un mondo dove tutto passa molto ma molto velocemente e la memoria diviene sempre più corta (ne è dimostrazione il fatto che come si ha un pensiero da comunicare così ci si affretta a farlo quasi che svanisca) si guarda sempre e soltanto al presente senza sapere che questo è un attimo. “…Quando il nuovo giorno è spuntato già abbiamo consumato quello che ieri era il domani”. Quindi un altro domani si porta via questi nostri anni e sempre si andrà un po’ più in là come la ruota posteriore che gira sul secondo asse, invano cercherai di raggiungere la ruota davanti quantunque vicina, quantunque sotto lo stesso timone” [Aulo Persio Flacco (32-64 d.C.); Satira V]. Il presente è già futuro e non è possibile tornare totalmente al passato: bisogna che la ruota giri. Tornando, però, nella posizione precedente essa non fa lo stesso percorso anche se l’asse è robusto: devia o un po’ a destra o un po’ a sinistra anche se in modo impercettibile. Bisognerebbe, quindi, essere molto attenti nel sentire queste vibrazioni o “deviazioni”. Spesso, però, si vola velocemente come gli uccelli ma si possiede la vista della… talpa. Saluti Devi essere collegato per poter inserire un commento. |
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