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Bevo l’estate. E’ dura passare per il Corso Pisacane nelle ore in cui il sole è alto e picchia sui basolati. Ma l’estate no. E’ un’altra cosa. Il paese è messo a soqquadro dagli occhi dei turisti che tutto guardano, spigolano, ammirano e criticano. A rinfrescare ci sono le bibite. Quelle gasate, dai gusti mescolati, e soprattutto gelate. Non so se l’impressione è soltanto mia, quelle bibite non placano la sete. Lasciano un desiderio latente di un altro sorso, di una seconda bevuta. Il che sollecita il sudore a fuoriuscire. Al sudore generato dal caldo si unisce il sudore spinto dal contrasto delle temperature: quella interna al corpo e quella esterna. Con in più un infido desiderio di bere ancora, di bere sempre. Lo specchio del mare ribolle per l’andirivieni dei natanti, dall’insignificante gommone al postale che fischia aggressivo, per il diritto di non essere intralciato. L’isola è luminosa per la conformazione delle sue rocce, che è policroma e il sole la evidenzia. Sul Corso furoreggia il commercio, sulle banchine si intasano i desideri di chi è venuto sull’isola per goderne lo spirito. E qual è lo spirito dell’isola se non quello di soffermarsi a vedere il tempo che scorre, limato dalle aspirazioni degli uomini e dal rigenerarsi della natura ad ogni stagione, ad ogni alito di vento o sbruffo del mare ? Quel vinello rosato, dal sapore che amo, induce a porsi nel tramestìo del mondo in un posto tuo. L’isola agevola a trovare nell’intimo il proprio posto. Dopo la concitazione della salita e il sudore prodotto, la frescura insieme al sapore amabile di un bicchiere di vino lo fa possedere. All’ombra. Devi essere collegato per poter inserire un commento. |
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