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La poesia del Murenaio. Voglio trasmettervi l’emozione che ho provato leggendo le riflessioni su una realtà storica di Ponza. Voglio parteciparla senza remore perché non siamo usi a considerare il nostro scoglio un gioiello naturale che si è lasciato plasmare dagli uomini in modo tale da risultare unico. Alludo al Murenaio romano, detto in modo sbagliato e fuorviante, grotte di Ponzio Pilato. Venitemi dietro. Facciamo finta di stare in barca a remi. Il complesso delle grotte ci colpisce. Entriamo. Lasciamo la barca e ci inoltriamo a piedi. Sulla sinistra c’è un cunicolo con una fioca luce in fondo. Entriamo. Brancoliamo al buio. Esploriamo i vari passaggi che si incuneano nel corpo della montagna. Usciamo dall’altra parte del promontorio e il respiro diventa pieno. Riscendiamo e ci compare la piscina principale. Come un ambiente fascinoso dove si svolgono funzioni strane, esoteriche, sacerdotali. Davanti c’è l’ingresso principale, al lato sinistro una cappella, sede probabile di riti, intorno, sui marciapiedi e sopra un soppalco gente che assiste. I pesci nella vasca si muovono. A comando vengono chiamati ed essi ubbidienti prendono il cibo dalle mani di chi li ha in cura. Si muovono secondo la loro natura e, così facendo, mostrano segni del destino che i Superi donano agli uomini. Piscina rhombum pascit et lupos vernas, La peschiera accoglie il rombo e le spigole domestiche, Questa è la descrizione poetica di Marziale epigramma 30 L.X., e il severo Luigi Iacono (pag. 62 – Una singolare piscina marittima in Ponza – a cura di Silverio Mazzella – Ponza, agosto, 2017 ) si fa affascinare dalle suggestioni e così descrive quello che ho sopra anticipato. “Chi, ansioso di ancor nuove sensazioni, sulla via del ritorno al porto, fa volgere la prora della barca, come noi facemmo, verso la fantastica grotta a cortinaggi variegati, e, addentratosi, sale sulla finestruola, s’insinua nel tenebroso lunghissimo cunicolo; e poscia, sostenendosi con le mani da una parte e dall’altra alle asperità delle pareti, muove con i piedi a stento sull’esigua lista di solido, allora ode soltanto lo scroscio del mare che freme sotto il canale, ma nulla vede, mentre l’aria, a poco a poco, gli opprime il respiro, come se i fuochi vulcanici dell’interno dell’isola non fossero ancora spenti. Sono meravigliato da quanto ha suscitato nel dotto Luigi Jacono una tanta emozionante scena. Il Murenaio è una realtà storica a noi abitualmente presente, eppure quanta storia e poesia e magia contiene !
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