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Elogio della “piscina”di Enzo Di Fazio . Di questi tempi, con la crisi idrica che è diventata un problema di tutti i comuni del sud pontino (e non solo) e con i giornali che un giorno si ed un altro pure non fanno altro che ricordarcelo, la prima cosa che faccio quando ritorno a Ponza è quella di controllare il livello dell’acqua della “piscina”, il pozzo nato sotto casa ancor prima della casa stessa costruita agli inizi del secolo scorso. E’ un’abitudine che ho ereditato da mio padre e che continuo a praticare ogni qualvolta ne ravvedo la necessità. Da questo pozzo che un tempo veniva alimentato con l’acqua piovana raccolta dal tetto rigorosamente tenuto pulito con frequenti tinteggiate a calce tiravamo l’acqua per lavarci, per cucinare e anche per bere con i classici secchi di zinco (‘i cati). Per farlo utilizzavamo la corda (‘a fune) e la carrucola (‘a troccela), antico strumento-leva semplice quanto ingegnoso, per alleggerire il peso. Con l’avvento della “modernità” il pozzo è diventato un deposito alimentato attraverso il pompaggio proveniente dall’acquedotto mentre l’acqua viene distribuita in casa grazie alla spinta dell’autoclave; i secchi invece hanno abdicato al ruolo di oggetti di decoro o, al massimo, di vasi per contenere i fiori o le piantine di basilico fuori l’uscio di casa. Non ho mai dismesso il sistema di raccolta dell’acqua piovana attraverso il tetto (l’asteche) e, in caso di bisogno, è li pronto per essere ripristinato. Da ragazzino le case che frequentavo, da quella dei nonni materni sugli Scotti di sopra a quelle degli zii sparse tra gli Scotti di basso e la Dragonara, erano tutte dotate di “piscine”, chi con l’accesso dal cortile, chi dal locale adibito a cucina. Il vano per accedervi era chiuso con una portella di legno di foggia artigianale. Ritornando al mio pozzo più di recente ha svolto egregiamente, con l’aiuto del secchio di zinco, la sua funzione tutte le volte che l’autoclave si è bloccata o che il livello dell’acqua è sceso sotto il punto di pescaggio della pompa d’immersione. Insomma non sono rimasto mai senz’acqua. Sul nostro sito si è spesso scritto di queste storiche cisterne d’acqua e di come tante siano state prosciugate e trasformate in depositi o altro, vuoi per eliminare situazioni di umidità vuoi per creare strutture speculari ad altri locali destinati al turismo. E’ accaduto un po’ come per il porto borbonico come racconta Giuliano Massari nel suo ultimo libro “…ET…ATQUE”. Le fascine di mirto e, a volte, anche le pietre di calce venivano da Zannone ed erano i fanalisti a portarle a Ponza in occasione dei loro periodici rientri. Ritornando ai pozzi, destino diverso e ancora più inglorioso hanno subito quelli di raccolta che esistevano in ambienti di servizio in prossimità delle case e nelle proprietà agricole del Monte Guardia dove fino agli anni ’50 le catene di terra delimitate dalle parracine ornate di filari di viti vivevano di lavori quotidiani e di presenze umane.
Oggi che la crisi idrica ci attanaglia e che l’acqua, da bene essenziale, è diventata bene quasi di lusso con prospettive future per niente rosee per quello che sta accadendo a livello globale, questi pozzi sono, a mio avviso, beni preziosi. 1 commento per Elogio della “piscina”Devi essere collegato per poter inserire un commento. |
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L’acqua c’è; ci arriva “gratis” dal cielo.
Basta catturarla, conservarla ed usarla.
E le “piscine” possono rappresentare la concreta risposta alla carenza idrica.
I dissalatori non sono la soluzione e il coro di “no” da parte di tutte le amministrazioni assetate dalla siccità, manifesta la volontà di impiegare le risorse economiche nel ridurre gli sprechi piuttosto che imbarcarsi in avventure tecnologiche a forte impatto ambientale con costi improponibili per le comunità.
Si può fare un censimento delle “piscine” a Ponza incentivando il loro uso. Male hanno fatto gli stolti a privarsi di questi tesori per guadagnare spazi ed effimeri ricavi.
Mi ha colpito una frase che ho sentito da una ragazza di Fondi che, accingendosi a salire con me sul “Carloforte” da Terracina, venerdì 14 luglio, corsa delle ore 20.00 (circa):
“Meno male che questa sera sarò a Ponza, perché mi potrò fare una doccia. A Fondi tolgono l’acqua la sera”.
Ma allora queste “bettoline” funzionano bene e i turisti (che dovrebbero essere invitati a contenere il consumo dell’acqua) riescono a “lavarsi”.
E le “piscine” potranno continuare a svolgere il loro compito di sempre, riempiendosi d’inverno e svuotandosi d’estate.