Ambiente e Natura

L’avvelenata del 2 giugno

di Vincenzo Ambrosino

 

Lo specchio acqueo antistante la spiaggia di Sant’Antonio è insabbiato.

Il “ponte” del 2 giugno apre la stagione turistica a Ponza e quando il tempo è bello, come in questi giorni, una “ondata” di turisti invade la nostra isola.

Turisti con ogni mezzo raggiungono l’isola tra di essi vi sono anche i gommonauti  e i possessori di piccoli natanti.

Al contrario dei diportisti che vengono a Ponza con imbarcazioni – sulle quali possono anche dormire magari scegliendo un comodo attracco ad un pontile oppure in rada – i possessori di piccoli natanti – prima di prenotare una camera d’albergo, o un appartamento – devono trovare un punto di ormeggio dove lasciare il loro gommone.

La zona di Ponza – dove l’offerta di ormeggio per piccoli natanti si è organizzata nel tempo – è lo specchio acqueo antistante la spiaggia di Sant’Antonio che va da Gennarino a Mare alla Banchina Nuova.

Per dare l’offerta di ormeggio e anche quella di noleggio natanti, molti ponzesi hanno, in questa zona, chiesto in concessione, negli anni novanta, uno specchio acqueo.

Purtroppo, questo specchio acqueo  antistante la spiaggia di Sant’Antonio, da anni è sottoposto ad un progressivo insabbiamento, e quando – come quest’anno – c’è una bassa marea di proporzioni eccezionali – praticamente: è impossibile ormeggiare natanti.

Domenico Musco nel suo articolo U Post di qualche settimana fa, descriveva questa situazione dal punto di vista dei diportisti ponzesi, proprietari di natanti che hanno il diritto di avere un ormeggio, ma io cercavo di spiegare in quella occasione – che questo diritto di ormeggio dei ponzesi, compatibilmente con il diritto di produrre un reddito da parte dei concessionari e il diritto dei turisti di avere un punto di ormeggio – è messo in dubbio dall’insabbiamento progressivo dello specchio acqueo di Sant’Antonio.

In questo ponte ci sarà una pressione enorme sui concessionari di Sant’Antonio per prenotare un punto d’ormeggio, ma il concessionario responsabile, in queste condizioni di basso fondale, non può assicurare l’ormeggio.

Se il ponte del 2 giugno, per i concessionari di Sant’Antonio è saltato, bisogna assolutamente trovare una soluzione al problema per salvare gli altri fine settimana e il mese di agosto: ma come fare?

Come possiamo scavare un minimo di fondale a Sant’Antonio?

Molti concessionari tentano di crearsi un minimo di fondale spingendo la sabbia con le eliche dei motori verso la spiaggia e verso l’esterno. È un lavoro di pazienza ma che implica il rischio di spingere la sabbia verso lo specchio acqueo di un altro concessionario e poi la sabbia mossa viene trasportata dalla corrente e si accumula dietro la scogliera di Gennarino a Mare. È una cosa che va evitata!

Per cui come possono i concessionari di Sant’Antonio ricrearsi un minimo di fondale senza danneggiare gli altri?

  • Lo chiedo alle autorità marittima: bisogna trovare una soluzione perché lo specchio acqueo deve avere un minimo di galleggiabilità per la sicurezza del natante;
  • Lo chiedo all’autorità politica: bisogna trovare una soluzione perché i concessionari pagano su quegli specchi acquei le tasse (l’immondizia per esempio) ma anche gli oneri concessori annuali; pagano per svolgere una attività che produce un sevizio indispensabile al turismo nautico balneare ponzese e di conseguenza un lavoro e un reddito. Se non c’è acqua, questo lavoro e questo servizio viene vanificato.
  • Lo chiedo ai colleghi di Sant’Antonio: bisogna trovare una soluzione e a voi non lo devo spiegare il perché!

Io penso che da lunedì – dopo questo ponte che per alcuni è praticamente ‘saltato’ – bisogna che tutti i concessionari di Sant’Antonio si vedano per decidere il da farsi: è una situazione da definire con le autorità marittime e comunali, come scavare per ripristinare un minimo di fondale a Sant’Antonio.

1 Comment

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  1. Luisa Guarino

    1 Giugno 2017 at 18:16

    Tanti anni fa, quando sulla spiaggia di Sant’Antonio, o meglio nel suo mare, si verificava di tanto in tanto il fenomeno “d’u ssummariell” era quasi una festa. I bambini più piccoli si rigiravano beati in quei pochi centimetri d’acqua, più sicuri che nella bacinella di casa propria: quanti salti, quanti schizzi! I più grandicelli invece si davano alla caccia dei molluschi che per qualche ora affioravano. Già, per qualche ora. Ma attualmente il fenomeno si sta trasformando da temporaneo in duraturo: e diventa un problema serio. Bisogna fare qualcosa, e subito.

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