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L’isola di Ponza, incantevole evasione italiana, di John Irvingproposto e tradotto da Silverio Lamonica
Al pari di generazioni di naviganti ed esuli, John Irving è rimasto rapito da Ponza, affascinato dal suo retaggio napoletano, dalla fama della sua bellezza di set cinematografico e nascondiglio di ricchi e famosi. Tratto da: http://www.gourmettraveller.com.au/travel/travel-news-features/2016/9/ponza-island-italys-enchanting-getaway/ Il porto di Ponza è l’unica cittadina dell’isola, ma occorrono non più di venti minuti per attraversarla a piedi da parte a parte, dal porto ad una serie di amene spiagge sabbiose. La maggior parte della rimanente costa isolana, lunga otto chilometri e poco più di due nel tratto più ampio, è inframmezzata da rocce a picco con splendide calette e grotte. Abbiamo viaggiato in aliscafo da Anzio, città famosa per lo sbarco della II guerra mondiale, a 50 chilometri a sud ovest di Roma. C’erano altri quattro passeggeri appena: due studenti americani e una coppia di tedeschi di mezza età. Grotte di Pilato, Ponza Ponza è la più grande delle isole pontine al largo della costa italiana, regione Lazio, le altre sono Ventotene, Palmarola, Zannone, Gavi e Santo Stefano. Sorrentino alloggia nel comodo Grand Hotel alla moda Santa Domitilla, ai piedi di una collina fuori dal corso principale. Mi sono recato là per prendere un aperitivo con un altro ospite, Matthew Fort, scrittore e radiocronista inglese che gironzola per le isole minori italiane, allo scopo di scrivere un libro al riguardo. Fort è arrivato in aliscafo da Formia, dopo una settimana di ricerche a Ischia, Procida e Capri. La compagnia di un vecchio amico, pieno di intuito, rende sempre più piacevole il soggiorno a Ponza. Io alloggio al piccolo ma delizioso Hotel Mari sul corso principale, dove gli amichevoli proprietari Luigi ed Angela Tagliamonte offrono informazioni in quantità su cosa fare e dove andare. La mia camera ha una bellissima veduta sulla baia, il cui balcone è un perfetto punto strategico, come la prua di una nave. Se oltrepasso un paio di isolati su per la collina, dietro l’hotel, mi trovo sull’altro lato dell’isola. Nei vicoli retrostanti, alcuni acciottolati, altri polverosi e sterrati, le donne siedono sugli usci di casa a chiacchierare, sbucciando piselli. Fiori di cappero sbirciano dalle crepe dei muri, e tra alcune case ci sono vuoti che si aprono nella nera roccia vulcanica, transitabili attraverso passaggi pedonali e gradinate. Le case coi tetti a terrazza di Ponza porto Ponza è stata identificata come l’isola di Eèa, da Eos, la divinità greca dell’aurora, dove la maga Circe tentò di lanciare un incantesimo sull’eroe Ulisse, nel poema epico di Omero, l’Odissea. In meno di una giornata, è Ponza che ha lanciato l’incantesimo su di me. Pensandoci bene, il confino è il leitmotiv della storia di Ponza. Nel 1928 il regime fascista cominciò a mandare gli oppositori politici in esilio a Ponza. Uno dei così detti confinati fu il socialista Sandro Pertini, divenuto più tardi presidente (della Repubblica – NdT) d’Italia dal 1978 al 1985. Per molti versi è ancora così. Tranne il periodo da luglio ad agosto, Ponza è relativamente libera dalla massa di turisti. Sembra inoltre scevra di catene commerciali: nessun supermarket, negozi di alimentari vecchio stile appena adattati, nessun eccesso di bazar pieni di souvenir-spazzatura, ma piuttosto negozietti che vendono pratici articoli da mare per immersioni e per la barca. In realtà tutto ciò di cui hai bisogno per una vacanza sull’isola. Strade tranquille di Ponza Porto Amministrativamente Ponza dipende dalla Regione Lazio, circostante Roma, ma culturalmente deve molto di più alla Regione Campania, ove ha sede Napoli. L’influenza napoletana è altresì evidente nei cibi da strada di Ponza. Un giorno Settle ed io ci siamo seduti fuori ad una delle tante friggitorie (negozi di fritture), per un piatto di fagioli, una zuppa di cipolle, polpette di merluzzo, polpette di alghe, melenzane fritte , fiori di zucca e mozzarella ‘in carrozza’. Ci sembrava di stare a Napoli. La proprietaria, una signora anziana tuttofare, appare portando un dono: una pietanza della casa, una focaccia croccante che chiama lingue di suocera. Ci chiede cosa preferiamo bere… latte? Altrimenti, per il vino, ci affidiamo saggiamente ai bianchi locali, il Biancolella e il Fieno di Ponza. Sono come una scoperta, entrambi provengono dall’uva biancolella, importata dai coloni ischitani nel 18° secolo e coltivate su un pianoro sotto il Faro della Guardia (sic), un faro spettacolare del 19° secolo, nella estremità meridionale dell’isola.
[L’isola di Ponza, di John Irving (1) – Continua qui]
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