Ambiente e Natura

Pulcini di drago

di Sandro Russo
drago.1

 

‘Fomentato’ dal bel racconto di Silveria Aroma – Uova di serpente  – ho pensato che avevo anch’io qualcosa da raccontare su un tema analogo: tutto rigorosamente vero, come per l’altra storia.
Questa invece che a Ponza si è svolta al casale dove abito, ai Castelli romani.
S.R.

Era stata a lungo solo la sensazione di qualcosa di strano, un suono stridente ma attutito, che dovette superare una certa soglia perché me ne accorgessi. Poi, una sera che ero steso per terra con un filo d’erba in bocca, a fare nient’altro che guardare le nuvole, lo sentii più forte e non fu più possibile ignorarlo.

Un suono mai sentito prima, tra lo stridìo e il sibilo, che non sembrava provenire da un luogo particolare, ma insinuarsi e riverberare tra le vecchie pietre del casale. Aveva ancora, di strano, che appena mi sembrava di averlo localizzato e mi spostavo per sentirlo meglio, il suono cessava.

Il momento più bello dei misteri – come delle persone, del resto – è prima di trovare la soluzione, o l’inquadramento: allora la mente si focalizza tutta su un punto; elabora e scarta ipotesi diverse, costruisce, deduce.

Era sicuramente il verso di un animale, ma per qualche motivo mi ero convinto che quel rumore non potesse appartenere a niente di conosciuto.
Chissà perché mi venne in mente che se si dovessero schiudere delle uova di drago, i piccoli draghetti – non ancora verdi, ma rosa come passeri implumi, solo un po’ più grandi e con un abbozzo di cresta dentata lungo il dorso, fino alla coda – avrebbero fatto proprio quel verso.

Il mistero continuò per qualche giorno ancora; lo strano verso alternativamente si ripresentava e scompariva, fino al giorno che mi trovai a passare proprio sotto il muro del vecchio ballatoio, e lo sentii venire proprio da sopra la mia testa, da uno dei buchi nel muro. Ormai non potevo più eludere la soluzione del mistero, andai a cercare una scala e l’appoggiai al muro.
Volevo e non volevo, guardare nel buco…

Mi tirai su pianissimo, allargando lentamente il campo della visione; per non disturbare, certo, ma – credo – soprattutto per non spaventarmi troppo e per essere pronto a sfuggire all’attacco dei draghi… nel caso.

Arrivai così a vedere il contenuto del nido. Perché era un nido: e conteneva tre piccoli barbagianni, bianchi e piumosi con dei grandi occhi spalancati sulla mia sorpresa.

Pulcini di barbagianni

Nei giorni successivi andai altre volte a guardarli e feci anche la conoscenza con la signora madre: una sera che arrivò sul nido planando silenziosa e per poco non mi fece cadere dalla scala, per la sorpresa.

Mamma barbagianni. Luna

Da allora li lasciai in pace, ma li ho aspettati invano negli anni successivi; non sono più venuti a fare il nido tra le vecchie pietre del casale.

1 Comment

1 Comment

  1. Luisa Guarino

    4 Febbraio 2017 at 15:51

    Il racconto di Sandro mi induce a due brevissime considerazioni. Prima di tutto l’immagine del barbagianni adulto bianchissimo mi ha fatto subito pensare a Edvige, la deliziosa civetta di Harry Potter che appartiene alla specie “civetta delle nevi”. Invece il drago cinese in apertura mi ricorda e ci deve ricordare il nuovo anno cinese, del Gallo, che è cominciato lo scorso 28 gennaio. In Cina i festeggiamenti andranno avanti fino al 15 febbraio, e per l’occasione sono stati invitati a questa enorme kermesse pargonabile in parte al Carnevale di Rio, anche gli Sbandieratori dei Rioni di Cori, in provincia di Latina, che hanno ottenuto un grandissimo successo con le loro nuovissime coreografie, realizzate ad hoc.

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