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L’amore ai tempi della scrittura (1). L’amore, prima che diventasse una questione da “baciperugina”, era una cosa da far tremare le vene ai polsi. Ispirava lettere e poesie… Il Generale Inverno ci ha invasi tardivamente, riuscendo – da bravo stratega – a gelare piante e fiori sbadati, costringendoci in casa; implementando così la nostra sensazione di rammarico a fronte di una silente disgregazione. Ci sedemmo dalla parte del torto visto che tutti gli altri posti erano occupati. Bertolt Brecht Quando ero bambina – e vivevo coi nonni – mi capitava sovente di incontrare sull’uscio di casa gigantesche (per me piccina) sagome con lo sguardo impacciato; chiedevano di nonno Silverio per farsi aiutare nel redigere una lettera o spiegare un qualche documento. Le lettere unite ai pacchi erano il collante che teneva unite quelle famiglie ponzesi che si erano ritrovate sparse per il Mondo. Mio nonno, il maestro di Frontone, fu l’unico dei suoi a rimanere sull’isola; gli altri fratelli partirono per l’Argentina o la Sardegna. L’epistola rasenta ormai il dimenticatoio. I social imperversano rendendo tutti i contatti più immediati, il che contiene anche una nota di affettuosa bellezza; una virtuale vicinanza. Presto che è tardi, non ci fermiamo più neanche a pensare ad una bella lettera. Collezioniamo like senza dover curare troppo i contenuti, virando pericolosamente verso una lingua sempre più pregna di codici non fiscali. Temo i vari qlcs, ke, x, nn, cmq (i centimetri quadrati della mia memoria scolastica) renderanno la nostra attuale una lingua morta, sotto una pioggia incessante di puntini di sospensione, e tanti saluti. Mondo era, mondo è, mondo sarà. Allora ripensiamo alla lettera, a quelle parole scritte con cura, sforzando la mano nel tentativo di rendere la grafia calligrafia… a quelle parole su carta che non scriviamo più e che, per fortuna, la letteratura ci rammenta di tanto in tanto. San Valentino è già nell’aria, ma non voglio occuparmi di cioccolatini o fiori, né di santi dei quali mi piace leggere ma non scrivere. Preferisco parlare dell’amore in termini epistolari, anzi, degli amori che rendono significativa la nostra esistenza, partendo dagli innamorati. La lettera d’amore è un’opera apparsa la prima volta negli Stati Uniti nel 1995, anno in cui – al di qua dell’Oceano – nasceva il mio secondogenito. L’intero romanzo ruota sul rinvenimento casuale di questa epistola; soltanto alla fine del libro, e con sorpresa anche del lettore più accorto, si conosceranno mittente e destinatario. Cara Capra, [L’amore ai tempi della scrittura (1) – Continua] Devi essere collegato per poter inserire un commento. |
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