riceviamo in Redazione da Biagio Rispoli, Presidente della Polisportiva Dil. Ponza, e volentieri pubblichiamo
Carissima Martina,
come tu solleciti nel tuo scritto (leggi qui), è giusto fare chiarezza sulla Polisportiva, sulle sue attività e sugli sviluppi del futuro più prossimo, aspetti che potrebbero risultare ignoti a molti.
Lo sport a Ponza è sempre esistito, vero, verissimo; lo sport fa parte e deve far parte della politica sociale di una amministrazione e, in ogni paese, anche il più piccolo, deve poter essere offerto ai propri giovani e/o ai semplici appassionati, sottoforma di una qualche attività.
Facciamo un piccolo salto indietro nel tempo, raccontando quando nel 1974, reduce dagli anni di studio a Gaeta e dalla militanza tra le fila della Don Bosco Gaeta e tornato a Ponza, Biagio Rispoli (attuale presidente della Polisportiva) assieme agli altri giovanissimi appassionati ponzesi hanno cominciato ad usare il campo di Calacaparra più assiduamente di quanto si facesse fino a quel momento, organizzando tornei amatoriali.
A quei tempi il campo era “leggermente” diverso, ma niente fermava dall’andare a giocare la classica partitella domenicale.
In Italia lo sport più popolare è da sempre il calcio.
Ponza non faceva e tuttora non fa eccezione e così, fin da subito (ossia dalla fondazione del 1985 e, in seguito, dal 1995, con la prima partecipazione ad un campionato federale a seguito della omologazione del campo), la Polisportiva ha cercato di far crescere questo sport.
E non si usa il termine crescita a caso: una delle prime attività è stata quella di creare una “Scuola calcio” che permettesse ai bimbi di aggregarsi, di divertirsi e, per l’appunto, di crescere, consentendo con ciò stesso un naturale ricambio generazionale a quel gruppo che fondò la squadra del Ponza.
La “storia” dei ragazzi che nel corso degli anni si sono alternati nella scuola calcio è sotto gli occhi di tutti: molti sono arrivati proprio in prima squadra.
Dopo questa piccola divagazione, torno alla premessa, ossia l’offerta di sport sull’isola.
Nel corso della storia recente, sport come il tennistavolo/ ping pong, il Dragon Boat, ed in senso più ampio il canottaggio, il basket (la cui squadra aveva il nome di Ponza ma era composta quasi esclusivamente da giocatori non isolani) dopo aver regalato vittorie e soddisfazioni, sono finiti nel dimenticatoio per i più svariati motivi: carenze di strutture, mancanza di fondi, l’assenza materiale di appassionati dovuta, in parte, allo spopolamento di cui l’isola sta soffrendo.
La Polisportiva, nel corso dell’ultimo biennio, sta faticosamente provando a rilanciare qualche attività che vada oltre il calcio, ma non è un processo semplice: in tutta franchezza, le idee ed i sogni non ci sono mai mancati, la volontà neppure, è che senza denari è dura cantar messa.
Senza alcun dubbio, la figura di Ferdinando Femiano è molto importante in questo processo di rinnovamento della Polisportiva: è tramite le sue qualità manageriali che, pian pianino, si stanno rilanciando attività come i corsi di canoa per i più piccoli (il cui traino è stato l’evento “GiroPonza” del maggio scorso), i vari corsi ginnici presso la tensostruttura di via Cavatella (avviati un anno fa e in rampa di lancio dalla prossima settimana con importanti novità), il corso di avvicinamento alla pallavolo per i ragazzi delle scuole medie, la realizzazione di un campo da tennis ecc.
Passi in avanti rispetto all’immobilismo degli anni precedenti, non trovi?
Parlare di marketing e di “poca sostanza” non riteniamo sia corretto: concretamente sono state fatte più cose nell’ultimo biennio che nei precedenti dieci anni!
L’evento di sabato scorso che ha visto la partecipazione ufficiale dei rappresentanti del Comitato Olimpico Nazionale Italiano (non proprio gli ultimi arrivati quanto a sport), potrà anche sembrare apparentemente solo una operazione pubblicitaria, ma porterà benefici concreti allo sport isolano a stretto giro.
Il tema principale del tuo scritto è, però, la squadra di calcio.
Bene, parliamone. Con estrema franchezza, sia ben chiaro.
Il calcio amatoriale non è poi così diverso da quello professionistico: da buona tifosa della Juventus saprai che, volenti o nolenti, vincere è l’unica cosa che conta.
Il Ponza non si discosta da questa volontà. Ci vogliamo divertire, ovvio, ma vorremmo anche vincere!
Non si dica, però, che si acquistano le prestazioni sportive dei cosiddetti “forestieri” per vincere e basta, mettendo in minoranza i calciatori ponzesi ed in secondo piano il divertimento.
Anzi, rivendichiamo con forza uno dei punti sui quali insistiamo da sempre, ossia l’essere un centro di aggregazione positiva per i ponzesi, per evitare loro di imboccare cattive strade, divertendosi tirando semplicemente calci ad un pallone.
La Polisportiva è nata con il sogno di creare svago per i ponzesi. Cambiano le persone, cambia il modus operandi, ma l’obiettivo resta sempre lo stesso: creare momenti di aggregazione e dare una possibilità di svago nelle lunghe giornate invernali, ai ponzesi, giovani e non.
Far parte della Federazione e portare avanti la squadra nel campionato è stato ed è motivo di orgoglio, al di là dei risultati; non è mai stato solo puntare all’apparenza o alla vetta del campionato, ma è sempre stato soprattutto un voler dire: “Eccoci, ci siamo anche noi di Ponza! Non ci sottovalutate: noi esistiamo, valiamo e vogliamo essere la vostra spina nel fianco!”
La priorità è e sarà sempre quella di avere una base, una intelaiatura, una connotazione fortemente ponzese.
C’è un però, ossia di quello di dover far i conti con le volontà dei singoli e con le loro dinamiche personali.
Negli ultimi anni, ai c.d. “senatori”, si sono aggiunti molti giovani: ebbene, essi hanno spesso giustamente intrapreso la strada dell’università, allontanandosi dall’isola in gran numero.
Ed ancora, altri per esigenze lavorative si sono trasferiti in terraferma; raggiungere l’isola per giocare, come ha fatto e fa, ad esempio, Simone Repele, è assolutamente encomiabile, denotando profondo attaccamento alla terra natia e alla maglia che si indossa.
Altri ancora hanno appeso le scarpe al chiodo, come una delle nostre bandiere, Raffaele Napolitano, il quale dopo quindici anni è stato messo k.o. dalla rottura del perone.
Menzioni Michele (Aversano): non tutti sanno che negli ultimi mesi Michele, uno dei più emotivamente coinvolti nel progetto, ha giocato con il dolore di una pubalgia cronica e di un ginocchio da operare; più che comprensibile il suo stop in questa stagione per poter risolvere i malanni fisici.
Potrei fare una lista considerevole di ragazzi che per i più svariati motivi hanno lasciato il Ponza.
Ultimo, ma non meno importante, abbiamo da sempre riscontrato un problema riguardante uno degli aspetti più importanti dello sport in senso assoluto: la disciplina.
Purtroppo bisogna prendere atto che più di una volta, a seguito di qualche sabato più festoso di altri, la domenica qualche giocatore ponzese non si è presentato a giocare oppure si è presentato in campo o alla nave non in condizioni adatte per poter sostenere il match.
Un fatto che riteniamo sia grave perché rappresenta una mancanza di rispetto verso se stessi ma anche e soprattutto verso i compagni di squadra, la società e la cittadinanza tutta.
Problematiche di questo tipo non si sono mai riscontrate con giocatori “forestieri”, i quali grazie ad un background – diciamo – più professionale, non incappano in strafalcioni del genere.
La decisione di investire su giocatori non isolani è stata presa anche per incentivare i ponzesi a voler giocare, a volersi impegnare maggiormente, assumendosi maggiori responsabilità, per spingerli a togliersi di dosso questa etichetta sicuramente poco edificabile.
Dunque il problema penso sia evidente: se materialmente mancano i giocatori e se si vuole una squadra di calcio a Ponza, dove si prendono i giocatori nell’attesa che i ragazzi della scuola calcio crescano a sufficienza da poterli lanciare in campo?
La risposta è una sola: il continente.
L’ultima campagna acquisti è stata dunque incentrata sulla necessità di dover riempire le caselle rimaste vacanti: laddove un giocatore lasciava la squadra, se ne è inserito uno nuovo.
Sono andati via due portieri (Fariello e Taglialatela) ed è stato preso Carta; in difesa sono partiti Pappa e Marciano, rimpiazzati da Costanzo e dai rientranti Merche e Tricoli; a centrocampo sono andati via Aversano, Gabriele Vitiello e Napolitano, sono entrati Ferramini, Di Nallo, Marcello De Martino e Youssef; in avanti sono arrivati due giovani, Cento e Scipione, data la partenza di Silverio Vitiello e dato che capitan Migliaccio inizialmente non aveva dato conferma della propria presenza. A loro due si aggiunge il ritorno di Antonio Toppetta dopo una stagione lontano dal suo Ponza.
Per cui puoi constatare come non ci sia poi una “legione straniera” tanto più ampia rispetto all’anno passato e che, soprattutto, non si tratta di un tentativo di scoraggiare o isolare i ponzesi. Si tratta di dover fare di necessità virtù, né più né meno. Si è ben lontani dal concetto nerazzurro di Internazionale e di “amici del mondo”, uno dei principi fondanti della squadra meneghina.
“Brigata Ponza” non è dunque solo uno slogan con la quale riempirsi la bocca o il titolo di un album di foto sulla pagina ufficiale di Facebook: è la nostra idea di coinvolgimento dei nostri compaesani.
Spesso andiamo a giocare su campi sperduti, in paesi nel bel mezzo del nulla, e troviamo in tribuna supporters da fare invidia alla Serie A.
Avremmo piacere, grandissimo piacere, ad avere una vera e propria Brigata, dei tifosi che ci sostengono a 360°, che siano coinvolti attivamente, che abbiano passione dentro e fuori dal campo, non solo ostracismo e diffidenza.
Tutelare il ponzese, lavorare per il bene di Ponza è un qualcosa che va fatto tutti insieme, concretamente. Ebbene, questo non lo notiamo.
Una iniziativa come quella dell’album di figurine, dal nostro punto di vista molto simpatica e sicuramente innovativa sul territorio, è stata bocciata dalla quasi totalità delle persone interpellate a tal proposito.
Altra iniziativa carina è stata quella del “Tifosone della settimana”: da alcuni bollata come stupidaggine, da altri come, addirittura, favoritismi a Tizio, Caio o Sempronio; per cosa poi? Qualche like su Facebook?
Noi proviamo ad essere e fare brigata, ma se non c’è risposta…
Lo sport, come ogni aspetto della vita quotidiana, non è un compartimento stagno, a sé stante.
È un insieme di aspetti complicati e sfaccettature che non possono essere separati meccanicamente; con tutto il dovuto rispetto, una critica come la tua (che accettiamo serenamente e che utilizzeremo sicuramente per crescere) è troppo superficiale e necessita di maggiori approfondimenti per poter ottenere una parvenza di veridicità a tutto tondo.
Come vedi cara Martina, abbiamo provato a dare risposte ai tuoi più che legittimi quesiti, non avendo assolutamente nulla da nascondere (il non aggiornamento del sito è un aspetto sul quale stiamo lavorando); ci auguriamo di esser stati esaurienti e convincenti. In caso contrario, siamo sempre a disposizione tua e di chiunque sia interessato alla vita della Polisportiva Dil. Ponza.
Invitandoti non solo al Cala Caparra la domenica, ma anche durante la settimana per le sessioni di allenamento e per l’inizio della scuola calcio, nonché per ogni qualsivoglia attività, ti salutiamo caramente ed affettuosamente!
P.S. – Una risposta in effetti non ti è stata data e riguarda il calcio a 5.
Il Le Forna Mare, ossia la squadra che nella passata stagione ha partecipato al campionato, era una entità distaccata dalla Polisportiva, cui non era affiliata. Molti dei ragazzi che erano con mister Coppa non hanno confermato la loro presenza e quelli rimasti a disposizione hanno incontrato difficoltà a portar avanti questo progetto. Ne siamo sicuramente rammaricati. Riteniamo plausibile che una eventuale affiliazione alla Polisportiva avrebbe consentito al Le Forna Mare un futuro differente e ci auguriamo, chiaramente, di poter in futuro avere una collaborazione o una squadra di calcio a 5 della Polisportiva Ponza ex novo.
Avendo in gestione la tensostruttura, la Polisportiva, allorché si parla di calcio a 5, intende far riferimento alla possibilità di noleggiare il campo ai ragazzi che vogliono giocare al coperto, usufruendo quindi delle docce, esattamente come accade ovunque.