Segnalato da Vincenzo Ambrosino, pubblichiamo questo Comunicato emesso all’indomani del Convegno tenuto a Ponza dall’8 al 10 settembre.
Comunicato stampa – I geologi del Lazio a Ponza per parlare della convivenza tra rischio e risorse naturali
Secondo corso di aggiornamento professionale, organizzato dall’8 al 10 settembre. Troncarelli e Guida: “In queste ore ci stiamo confrontando sull’isola, per proporre un nuovo approccio alle problematiche del rischio idrogeologico, sia in chiave scientifica che economica e sociale, consapevoli del bisogno di una maggiore sensibilizzazione di popolazione e istituzioni”.
Dopo il successo di partecipazione del maggio 2014, l’Ordine dei Geologi del Lazio replica, organizzando il secondo corso di aggiornamento professionale “La geologia di Ponza: risorsa e rischio”, sull’isola pontina dall’8 al 10 settembre 2016.
L’iniziativa prevede due giornate in barca – intorno alle isole di Ponza e di Zannone – e un convegno.
“In queste tre giornate – sottolinea il presidente dell’Ordine, Roberto Troncarelli – noi geologi ci stiamo incontrando a Ponza per confrontarci, discutere e proporre un approccio alle problematiche del rischio idrogeologico che tenga in conto sicuramente delle conoscenze scientifiche, che nel settore sono molto avanzate, ma anche della necessità di una maggiore sensibilizzazione della popolazione e delle istituzioni, che devono imparare a convivere con il rischio per consentire – prosegue il presidente Troncarelli – uno sviluppo sostenibile dal punto di vista ambientale ed economico, salvaguardando la sicurezza dei cittadini”.
Occorre, dunque, cambiare l’approccio attuale nei confronti del rischio di frana, permeando quello che da sempre caratterizza, ad esempio, i territori di montagna, in cui convivono pacificamente le componenti fisico-ambientali, economica e sociale. “L’intera comunità – incalza Troncarelli – deve prendersi carico del problema affrontandolo in termini di educazione, di formazione, di sviluppo di conoscenze e di esperienze, per avere, alla fine, operatori turistici e amministratori preparati sull’argomento, in grado di responsabilizzare i turisti e i fruitori dell’isola”.
Nella tre-giorni in corso a Ponza vengono illustrate la geologia delle isole e dei fondali marini, e gli interventi di mitigazione del rischio idrogeologico in corso di progettazione e realizzazione.
“Abbiamo deciso di organizzare questa “escursione geologica” – conclude il segretario dell’Ordine, Tiziana Guida – anche per richiamare l’attenzione sui forti condizionamenti che le politiche di tutela del territorio producono sulle attività quotidiane e, in particolare, sulle piccole realtà imprenditoriali che vivono principalmente grazie ai proventi del turismo.
Qualsiasi studio di approfondimento, intervento di mitigazione del rischio o vincolo territoriale perde di efficacia se contemporaneamente non si forma nel cittadino la consapevolezza di vivere in un territorio a rischio, in cui il rischio zero non esiste, e in cui occorre attrezzarsi per convivere con il rischio, anche rendendo il turista consapevole, ma contemporaneamente attuando monitoraggio e manutenzione, in un’ottica di gestione del rischio e non più solo di difesa e interdizione delle aree”.
Pubblicato in data 10 settembre 2016 su: http://www.geologilazio.it
vincenzo
20 Settembre 2016 at 09:20
Purtroppo non conosciamo le conclusioni di questo corso di aggiornamento di geologia per cui sarebbe utile saperne di più sull’argomento.
A Ponza ricordiamo che c’è un PAI che dice che il 97% del periplo dell’isola è a rischio “rosso” idrogeologico.
Cosa hanno fatto le istituzioni:
A Ponza sono state interdette la maggior parte delle spiagge; messe delle boe e cartelli per delimitarle; sono state denunciate delle persone perché scoperte a bagnarsi in alcune cale interdette; si è attivato un controllo della protezione civile; si sono svolti nel tempo dei grandi lavori a Chiaia di Luna (inutili) e a Frontone (in via di terminazione – vedremo l’utilità), messi in cantiere molti altri.
Queste iniziative, da una parte limitano ulteriormente la fruizione del territorio isolano per la grande massa di turisti dall’atro non impediscono che alcuni turisti e anche isolani corrano il rischio di trovarsi un masso in testa in una escursione non controllata. E se succede una tragedia ci ritroveremo di nuovo sui giornali…..
E allora dobbiamo capire che cosa significano le parole del presidente Troncarelli quando dice: “Qualsiasi studio di approfondimento, intervento di mitigazione del rischio o vincolo territoriale perde di efficacia se contemporaneamente non si forma nel cittadino la consapevolezza di vivere in un territorio a rischio, in cui il rischio zero non esiste, e in cui occorre attrezzarsi per convivere con il rischio, anche rendendo il turista consapevole, ma contemporaneamente attuando monitoraggio e manutenzione, in un’ottica di gestione del rischio e non più solo di difesa e interdizione delle aree”.
Che significa non si forma nel cittadino la consapevolezza di vivere in un territorio a rischio? Chi è deputato a sensibilizzare il cittadino e per quale scopo?
Le istituzioni chiudono le spiagge e poi?
C’è qualcosa che non va anche perché poi leggo sempre il presidente Troncarelli: “Occorre, dunque, cambiare l’approccio attuale nei confronti del rischio di frana, permeando quello che da sempre caratterizza, ad esempio, i territori di montagna, in cui convivono pacificamente le componenti fisico-ambientali, economica e sociale. “L’intera comunità – incalza Troncarelli – deve prendersi carico del problema affrontandolo in termini di educazione, di formazione, di sviluppo di conoscenze e di esperienze, per avere, alla fine, operatori turistici e amministratori preparati sull’argomento, in grado di responsabilizzare i turisti e i fruitori dell’isola”.
Ma questo che significa: insegniamo a conoscere perché si possa vivere, come in montagna tutto il territorio, o insegniamo solo per fare didattica?
silverio lamonica1
20 Settembre 2016 at 09:49
A mio avviso le conclusioni del convegno dei geologi a Ponza sono molto importanti e sono certo che gli amministratori ne faranno tesoro. Certo, Ponza è fragile, come è fragile la catena degli Appennini, eppure va a “schiodare” da lì le popolazioni! Dappertutto occorre prevenzione e informazioni in merito ai rischi cui si è esposti.
Però io sono più che convinto: nessun’altra piccola isola o comune di montagna è assoggettato a questa miriade di vincoli frutto di elaborate e artificiose “relazioni” e “progetti” … a me – come contribuente – piacerebbe sapere quanto sono venute a costare, così, per la trasparenza.
vincenzo
20 Settembre 2016 at 10:35
Caro Silverio, noi cittadini che cosa vediamo? Che la nostra isola è ingabbiata.
Con 3 milioni di anni di storia geologica, quest’isola si è ridotta enormemente sotto i colpi di mareggiate, vento, gradine, pioggia, smottamenti, e frane; i fenomeni idrogeologici sono sempre avvenuti e sono inarrestabili.
Che cosa fa la politica? Previene chiudendo tutta l’isola!
Ma lo fa dappertutto? In tutta Italia c’è la stessa prevenzione? A Capri per esempio non ci sono pericoli quando si va nella Grotta Azzurra? In tutta la costiera amalfitana non ci sono pericoli? In montagna non ci sono pericoli? Le istituzioni politiche in quelle zone chiudono tutte le strade?
No di certo! E allora perché nelle nostre isole succede questo!
Con questo PAI al 97% non si può governare l’isola, bisogna che ci si ribelli a questa gabbia che è sproporzionata, inutile per salvare la vita umana e assolutamente incompatibile con la nostra economia turistica nautico-balneare.
I geologi in qualche modo lo dicono anche loro: che mitigazione del rischio non è eliminare il rischio ma convivenza consapevole con il rischio. È anche su questi suggerimenti che un’amministrazione comunale che sta vicino agli interessi dei cittadini deve far leva.