Ambiente e Natura

La nave che si arenò a Sant’Antonio

di Franco Zecca

 

La fotografia “Ponza in rosa” capitatami sotto gli occhi casualmente  mi ha fatto ricordare un fatto avvenuto nel 1968, che se fosse accaduto quando è stata scattata la foto avrebbe provocato una tragedia peggiore di uno tsunami.

Ponza in rosa (foto da Flickr)

Erano i primi di maggio o giù di lì, a Ponza c’era la troupe cinematografica per girare il film “Il sole nella pelle” del regista Giorgio Stegani Casorati con interpreti una giovanissima Ornella Muti e Alessio Orano, all’epoca esordienti ed in carriera [per: “Un’antologia dei film girati a Ponza”, leggi qui].

Molti amici ponzesi, allora ragazzi, parteciparono come comparse a quel film e quel giorno c’era molta gente sul molo Musco a vedere e a partecipare inconsapevolmente ad una delle ultime scene del finale del film.

Locandina-di-il-sole-nella-pelle
Ebbene proprio durante uno di quei “ciak” accadde un evento alquanto “spettacolare”. Mentre si sentiva solo il ronzìo della cinepresa qualcuno dalla piazzola del lanternino gridò: – Ma che ffà chillo? Maronna mia, se so’ ‘mpazzute abbuordo…!

In effetti una nave superò l’ultimo scoglio della scogliera radendolo e ad alta velocità si stava dirigendo verso la spiaggia di Sant’Antonio in direzione del “Gennarino a Mare”.
Né le grida della gente né il gommone della Capitaneria di Porto, che era in acqua a sostegno della troupe, riuscirono a fermarla. Nel frattempo il regista aveva fatto girare la cinepresa verso la nave e forse il filmato ripreso, chissà, sarà in qualche magazzino impolverato di Cinecittà.

La nave russa sugli scogli
La nave, di cui l’indomani si conobbe la provenienza russa e il suo equipaggio abbondantemente ubriaco di vodka, si fermò con la punta della prua a circa 3 metri dal balcone dell’ultimo piano dell’albergo, in equilibrio stabile perché si era arenata nella sabbia morbida e gli scogli sottostanti l’albergo l’avevano fermata definitivamente.

Il fatto, all’epoca, suscitò meraviglia e tante discussioni. Negli anni successivi la scogliera della caletta fu allungata e resa più possente e sicura, e non per fare la Cassandra, ma una riflessione si impone: cosa succederebbe oggi se si verificasse qualcosa di simile, con tutte quelle barche ormeggiate nella rada come nella foto di cui faccio cenno all’inizio del mio ricordo?

Sono quindi d’accordo con chi vuole aumentare i posti di ormeggio o quantomeno dislocare altrove (Le Forna?) l’esubero di barche… ma si evitino i pontili galleggianti, per favore.

Comunque quella nave russa rimase lì per un bel po’ di giorni, finché non vennero da Napoli due grossi rimorchiatori che la disincagliarono e la trainarono via, lasciando sul fondo del mare un grosso solco, per tutta l’estate e che io esplorai: non c’era più la posidonia e non sarebbe mai più ricresciuta.
Il solco rimase fino alla prima levantata di autunno e molte cose cambiarono, ma questa è un’altra storia.

 

Commento di Biagio Vitiello
A proposito della nave ritratta nella foto… non era russa, ma neanche americana!

Per Sandro Romano: la nave-cisterna Sesia non era in origine americana, ma della nostra “gloriosa” Regia Marina Italiana, del 1934.

Sesia1934

 

Cliccare sulle immagini per ingrandirle

Nave cisterna Sesia.2

5 Comments

5 Comments

  1. vincenzo

    23 Febbraio 2016 at 11:57

    Stiamo fermi a una fermata di un autobus, siamo tranquilli: chi legge il giornale, chi parla al telefono, chi pensa ai fatti suoi, chi ascolta musica. Improvvisamente arriva da una curva un’auto impazzita. Eravamo fermi alla fermata ora siamo tutti sdraiati a terra come birilli morti tranne uno che è ancora in piedi.

    Alla guida di quell’auto c’era un uomo pieno di alcool e droga.

    Il sopravvissuto dopo tanti anni è ancora alla fermata ad aspettare un autobus, dopo tutto non è mai successo niente in tutti quegli anni tranne quella maledetta volta e infatti la gente in sosta alle fermate è sempre più numerosa e le auto in circolazione sono diventate invasive.

    Per carità nessuno vuole fare “l’anti-cassandra” ma se si vuole parlare di problemi seriamente lo si faccia seriamente.
    In questo caso si voleva parlare dell’urgenza di rivedere e portare a termine il “piano regolatore del porto”?

  2. Alessandro Romano

    23 Febbraio 2016 at 14:41

    Caro Franco,
    se il tuo racconto è riferito alla nave che si vede riprodotta in foto nell’articolo, credo che ci sia qualche confusione. Infatti, quella che si vede incagliata nella scogliera di “Gennarino a Mare”, è la nave “Sesia”, una delle unità della Marina Militare adibite a portare l’acqua nelle isole Ponziane negli anni ’60. Quella mattina di gennaio si mise un fresco vento di levante ed il “Sesia”, antico mezzo da sbarco americano, dotato di motori poco adatti a fronteggiare le mareggiate ponzesi, mentre usciva dal porto scarrocciò in balia delle onde e del vento fino ad urtare gli scogli di Sant’Antonio. Quando tutto sembrava perduto e le onde irrompevano sulla coperta sbandando paurosamente il Sesia, dalla nave calarono una scialuppa a remi per portare una sagola al molo da dove, poi, tirare una cima ed evitare il disastro. Sulla scialuppa presero posto due marinai che si erano offerti volontari: uno era il ponzese Silverio Anello. Purtroppo dopo qualche remata le onde travolsero la piccola barca affondandola. Ma Silverio non si scoraggiò e legata la sagola alla vita, raggiunse a nuoto e con enorme fatica il porto, assicurando la nave al molo. Grazie a quest’azione che definirei eroica, la nave, con motori deboli e lenti, ma dotata di potenti argani si poté disincagliare e riprendere il largo. Ciò che incuriosì non poco noi bambini, in certi avvenimenti sempre in prima linea, fu che nonostante le vistose falle a prua e nei fianchi, il Sesia galleggiava tranquillamente grazie alle numerose paratie stagno di cui era dotata.

  3. Franco Zecca

    23 Febbraio 2016 at 17:05

    Quello che ho raccontato si riferisce ad un evento veramente accaduto e ne possono testimoniare la veridicità i seguenti amici che erano presenti sul molo: Tommasino De Luca, Giovanni Conte (Matrone), Nino Picicco (tutti e tre comparse nel film come carabinieri); inoltre Franco Schiano, Franco Ferraiuolo e Silverio Di Lorenzo, sperando che abbiano vivido il ricordo di quel giorno.
    Magari la foto non ritrae proprio la nave russa e bene ha fatto Sandro Romano ad identificare con esattezza quale nave sia, ma comunque dà bene l’idea di quello che successe quel giorno del maggio 1968.
    Per il resto non ho inteso scrivere di problemi seri sul porto di Ponza o sul modo di gestire la cosa perché non sono qualificato a farlo, ma ho voluto solo dare una mia opinione su quella storia e farla conoscere “prima che il tempo ne cancelli le tracce”, come sembra che stia accadendo…

  4. Biagio Vitiello

    23 Febbraio 2016 at 17:35

    Per Sandro Romano: la nave-cisterna Sesia non era in origine americana, ma della nostra “gloriosa” Regia Marina Italiana, del 1934.
    Foto allegate all’articolo base

  5. Alessandro Romano

    23 Febbraio 2016 at 20:09

    Ottimamente, caro Biagio, ed anche della “gloriosa” nave-cisterna Sesia il tempo non cancellerà le tracce… ponzesi.

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