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Vogliamo il sequel di Un’Altra Vitadi Rita Bosso
Il finale aperto di Un’Altra Vita, la fiction girata a Ponza, non piace a Tina Giudice, a Maria Civita Coppa e ai loro followers – 3500 su Facebook, oltre 200 su Twitter – che ne chiedono a gran voce la prosecuzione (leggi qui). Il successo delle fiction suscita curiosità soprattutto in chi non segue e non ama il genere; l’inconsistenza delle sceneggiature ha provocato in alcuni di noi sonnolenza, il livello spesso scadente della recitazione ci ha fatto storcere il naso, però i dati Auditel ci hanno fatto sobbalzare: le sei puntate di Un’Altra Vita hanno registrato ascolti altissimi, con picchi di oltre nove milioni e share del 40%. In autunno, l’amor di patria ha inchiodato molti di noi davanti al televisore per sei serate, alla ricerca di una spiegazione plausibile; per quanto mi riguarda, debbo ammettere che i cardigan e le mantelle indossati da Loretta Goggi mi sono piaciuti. Stop. Maria Civita Coppa Chiedo lumi a Maria Civita Coppa, amica di vecchia data, trasferita a Roma da oltre vent’anni ma saldamente ancorata allo Scoglio, convinta sostenitrice del sequel; Maria Civita è pragmatica: “Negli ultimi tempi arrivavano da Ponza soltanto brutte notizie: la vicenda dei pontili, i sospetti di infiltrazioni camorristiche, la chiusura di Chiaia di Luna … Quando è andata in onda la fiction i miei conoscenti romani hanno scoperto le bellezze di Ponza, hanno progettato di visitare l’isola: finalmente se ne parlava in termini positivi.” La lunga e piacevole chiacchierata con Maria Civita non chiarisce il mistero del successo della fiction. Circola voce che Un’Altra Vita 2 potrebbe essere girato, ma con un cast diverso e con una location diversa; azzardo l’ipotesi che sia l’uno che l’altra siano piuttosto inessenziali e facilmente sostituibili; insinuo cioè che manchi, nel caso di cui stiamo parlando, quel forte “radicamento territoriale” che avrebbero Gomorra e Montalbano e che spiegherebbe il fatto che queste due serie siano le uniche vendute all’estero: in realtà ho preso questa riflessione pari pari da Repubblica, precisamente dall’intervista di qualche giorno fa al succitato sceneggiatore francese e neanche la condivido: secondo il mio insignificante punto di vista, Gomorra e Montalbano trovano compratori all’estero perché sono gli unici che possono vantare una sceneggiatura accettabile. Niente da fare, neanche l’argomento del “radicamento territoriale” smonta l’entusiasmo di Tina: la realtà descritta è veritiera, i piccoli paesi sono così, tanto in Costiera – che lei conosce bene – quanto nelle isole: letargici, pettegoli, diffidenti ma in fondo in fondo accoglienti… Tina, Maria Civita e i loro followers stanno affrontando con passione una battaglia da cui non trarranno nessun vantaggio personale: come non essere dalla loro parte e augurare un affettuoso In Bocca al Lupo?
Immagine di copertina. Loretta Goggi con Tina Giudice Devi essere collegato per poter inserire un commento. |
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