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Pesca e deroghe. La UE decide la vita e la morte delle imprese di pesca
I ritardi dell’Italia e le imposizioni di Bruxelles affondano il settore. Le assurde norme nate sul tavolo dagli uffici della burocrazia comunitaria stanno portando il settore al totale blocco dell’attività di pesca. Il 70% delle vongole e il 100% delle telline e dei cannolicchi si concentrano a distanza inferiore di 0,3 miglia marine dalla battigia dove il regolamento ha fissato il divieto di pesca-raccolta. Aree di pesca ristrette e una taglia minima inadeguata impediscono, applicando gravi sanzioni, ai pescatori di catturare vongole e cannolicchi con l’attrezzo draga idraulica nelle zone ove naturalmente hanno il loro habitat. Allo stesso modo appare del tutto ingiusto e scorretto permettere a queste imbarcazioni di lavorare lì dove i rastrelli da natante pescano le telline. Non esiste deroga sperimentale che tenga. Le draghe idrauliche sono nate per prelevare vongole e cannolicchi, i rastrelli da natante per pescare soprattutto telline. Le principali 10 aziende italiane che commercializzano la maggior parte del prodotto molluschi-bivalvi di mare hanno addirittura deciso di togliere dal commercio e dal listino dell’ittico questi prodotti, il cannolicchio e la vongola autoctona “venus gallina” (comunemente conosciuta come beverassa, purassa, concola, lupino). Servono risposte pronte e veloci dal ministero delle Politiche Agricole sulla deroga richiesta a gran voce dagli operatori. L’Italia deve assumersi la Responsabilità di permettere ai pescatori di lavorare senza però favorire i conflitti, e soprattutto verificando che la pesca sportiva non divenga un competitor per chi esercita questo lavoro per sopravvivere. Nel Compartimento Marittimo di Gaeta sono presenti 4 draghe idrauliche e circa 12 rastrelli da natante.
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