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L’Europa che vorremmodi Vincenzo (Enzo) Di Fazio “Noi europei del ventesimo secolo ci troviamo sospesi tra un passato pieno di orrori ed un futuro distante pieno di rischi”
Domenica 25 maggio, si vota per eleggere i 751 eurodeputati al parlamento europeo per la legislatura 2014-2019. Nei mesi passati e ancor di più in queste ultime settimane sono prevalsi gli atteggiamenti antieuropeisti ed è sembrato che si sia stati quasi costretti a parlare di Europa solo per il tentativo di bilanciare le posizioni. Ne esce un’Europa “non-luogo”, un’entità incerta e indefinita. Non c’è fiducia nei confronti di questa Europa ma, allo stesso tempo, se si chiede in giro “Cosa succederebbe se uscissimo davvero dall’Unione Europea e dall’euro?”, paradossalmente, stando ai sondaggi il risultato sembrerebbe netto e scontato. Scriveva Ilvo Diamanti qualche giorno fa su Repubblica: “Il disincanto europeo non pare giungere fino al punto di rottura.. Fino ad arrivare ad un euro-rifiuto. Da qui la necessità, da parte dei cittadini, di maggiore partecipazione al disegno europeo ed alla costruzione di un’Europa come interlocutore politico-economico credibile in modo che, in futuro, americani, cinesi, giapponesi, brasiliani possano instaurare rapporti economici, non più con i singoli paesi come avviene oggi, ma con un’entità ben definita, l’EUROPA. E’ necessario rafforzare la volontà di un cambiamento delle attuali politiche di austerità per superare la divisione tra Nord e Sud dell’Europa e demolire il muro monetario che separa gli standard e le possibilità di vita nel continente. E’ importante costruire un Parlamento Europeo con poteri legislativi più adeguati. E’ necessario destinare più risorse alla ricerca e alla cultura per avere più progresso e più sviluppo. Come ha detto recentemente il nostro ministro dell’ Economia Pier Carlo Padoan: C’è una situazione in cui gli abitanti del vecchio continente ritengono che le modalità attuate per fare le cose non funzionano mentre non si vedono all’orizzonte alternative valide ed efficaci, una situazione di “interregno”, come la definì Antonio Gramsci, dove il vecchio è già morto o sul punto di morire ed il nuovo tarda a venire. Il sociologo e filosofo polacco Zygmunt Bauman ha fatto un’analisi di questa situazione di cui trovo utile riportare alcuni passi: “…Da un lato l’Unione è considerata uno scudo protettivo che difende l’aggregato dei singoli Stati. Dall’altro, appare come una sorta di quinta colonna dei poteri globali, un satrapo degli invasori stranieri, un “nemico interno” e un avamposto di forze che cospirano per erodere e in definitiva annullare la possibilità che nazione e Stato mantengano la propria sovranità. Una percezione questa, che è stata spregiudicatamente e slealmente sfruttata dalle sirene dei neonazionalisti, che hanno guadagnato sempre più consensi. I neonazionalisti presentano il sogno della sovranità nazionale/territoriale come cura di tutti i mali causati, secondo loro,dalla realtà odierna. Continua Bauman: In questo processo, che è ancora agli inizi, l’Unione Europea incarna un’opportunità molto concreta… Il cambiamento, nel senso che vogliamo, dipende da noi ed una delle strade attraverso le quali far sentire la propria voce è quella della partecipazione al voto responsabile di domenica.
(*) Zygmunt Bauman (Poznan, 19 novembre 1925), è un sociologo e filosofo polacco di origini ebraiche Devi essere collegato per poter inserire un commento. |
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