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Quelle buche al Frontonedi Sandro Vitiello . Fino agli anni quaranta il porto di Ponza era tutt’altra cosa rispetto a quello che vediamo oggi. Per intenderci lo spazio oggi occupato dai vari ristoranti e gelaterie fin sotto alla pizzeria “Il Timone” era una costa rocciosa con qualche scoglio affiorante e le case costruite direttamente sulla roccia prospiciente il mare; più in là c’era una piccola spiaggia; ma per arrivare al porto borbonico si passava solo da sopra scendendo attraverso quegli stretti corridoi che ancora oggi collegano la strada di sopra con il porto. La zona tra la Punta Bianca e Sant’Antonio prima delle banchine (Foto archivio Giovanni Pacifico) Il Geometra Raffaele Perrotta ebbe l’incarico di sistemare la zona che oggi va dal parcheggio dei pullman fino a dove inizia la strada panoramica. Decise di costruire un importante muro che proteggesse la strada e che fermasse le onde in caso di brutto tempo. Mio padre, insieme a suo fratello Francesco, a mio nonno Silverio ed altre due persone di Cala Caparra, tutte le mattine partivano da Cala Fonte con una piccola barchetta a remi e già dalle prime ore dell’alba erano a Frontone a tagliare la punta di quella scogliera. Era uno scoglio tutto liscio, bellissimo, “che se oggi ti vedessero fare una cosa simile ti metterebbero in galera”.
La paga giornaliera per tagliare pietre fino al calare del sole era di 20-25 lire. Il Porto in una veduta del Mattei, dal ‘Grottone del grano’ . In condivisione con: http://lacasadeisacco.blogspot.it/ Devi essere collegato per poter inserire un commento. |
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