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Quando, ormai più di un anno fa, mi è stato chiesto di entrare nella redazione di Ponza racconta mi sono sentita onorata e non ho riflettuto neanche due volte a dare la mia adesione.
Ho accettato perché mi piace scrivere, amo Ponza e perché sarebbe stato un modo per dire “abbiamo raccolto qualcosa del passato e io ho contribuito”.
Non mi sono mai montata la testa per tale ruolo, né l’ho utilizzato per millantare credito. Il mio unico impegno è stato lavorare bene, insieme a tutti gli altri redattori, di cui apprezzo gli stimoli, l’entusiasmo e il disinteresse con cui portano avanti il sito.
Trovo che Ponza racconta è passato, dall’iniziale veste di blog locale, ad essere un vero sito identitario dell’isola: basta scorrere e analizzarne i contenuti e i contatti per vedere la rilevanza che nel tempo ha assunto.
Ma non voglio ripercorrere tutto ciò che è stato fatto in questo periodo, così come non voglio tessere le lodi del gruppo o le mie, quanto tentare un’analisi per capire se e cosa stiamo lasciando a chi verrà dopo di noi.
Abbiamo raccontato storie, fatti e aneddoti del passato e li abbiamo fissati nelle pagine del sito, in modo che siano utilizzabili, attraverso la funzione di ricerca interna, come una vera memoria storica;
abbiamo riportato l’attualità o meglio i fatti importanti e rilevanti di oggi che magari, tra dieci o venti anni, andremo a rileggere per ricordare o per ripercorrere il nostro cammino;
abbiamo promosso degli eventi per cristallizzare il nostro operato e coinvolgere anche chi non legge o non ama leggere.
Ultimamente, però, alcune cose che vengono scritte sul sito, come articoli o come commenti, non le apprezzo tanto.
Va bene che si parli di attualità, purché sia documento e non una ‘velina’ eterodiretta, né una ‘sviolinata’ a chissà chi. Va bene il commento, purché stimoli l’approfondimento e il dialogo, ma se diventa un’arma per attaccare, mandare frecciatine o intimidire, allora non è più accettabile.
Quando mi trovo a scrivere un pezzo, io lo faccio pensando al piacere che posso suscitare in chi legge, alle informazioni che posso fornire, all’utilità di ciò che ho raccolto: per ora, domani o per i giorni futuri.
So che chi ama scrivere e lo fa con piacere e per diletto, capirà quel che intendo; chi invece usa la scrittura per imporsi, per ripicca o per dimostrare chissà cosa, sicuramente non condividerà il mio pensiero.
Tante cose di questo sito saranno utili, se non utilissime, per chi verrà dopo di noi, ma le polemiche, i dibattiti sterili, le accuse reciproche non interesseranno a nessuno, o forse giusto a qualcuno ma solo per poter rimarcare quanto si era stupidi, insensati e privi di valore.
Sì, forse tra cinque, dieci anni, leggendo queste pagine, qualcuno capirà gli errori di oggi, ma sarà ormai troppo tardi per rimediare, come sarà evidente che ci siamo azzuffati su un anonimo, difeso l’indifendibile e sparato a zero, senza far concretamente qualcosa di buono.
Io non ci sto a questo, non accetto che qualche frustrato o anima tormentata infanghi anche quel poco di buono che si è riuscito a creare in questi giorni di disincanto, inverno e incertezza.
Se un piccolo consiglio potete accettare da una persona della nuova generazione è quello di ridimensionarvi e di mettere più amore e meno saccenteria negli scritti; non per me, Giuseppe, Enzo, Rita, Sandro e tutti gli altri …ma per voi stessi, per una dignità personale che spesso accantonate perché accecati da chissà cosa.