di Rita Bosso
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Hanno un fascino e un potere attrattivo irresistibile, i laboratori d’artista; visitarli – o semplicemente osservarli in fotografia- genera emozioni forti e indimenticabili. Rivivo, a distanza di decenni, il senso di serenità provato nello studio di Giorgio Morandi: il nitore, l’essenzialità da cella francescana imponevano silenzio e concentrazione assoluti, necessità di trattenere il respiro per non smuovere l’aria. Violento come un pugno nello stomaco l’impatto con le immagini dello studio di Francis Bacon: caotico, ribollente, sudicio, pulsante di vita e di disperazione.
Può darsi che l’azione dell’artista crei un “campo creativo”, al pari del filo percorso da corrente, che genera un campo magnetico; e, come l’ago della bussola collocata in prossimità del filo oscilla prima di ritrovare una condizione d’equilibrio, così il visitatore deve provare una sensazione di smarrimento, di destabilizzazione, per poter entrare in contatto con la poetica dell’artista; deve avvertire di essere entrato nel suo “campo creativo”.
Visitare un laboratorio oppure un museo o una Mostra sono esperienze completamente diverse: nel primo caso si assiste ad un processo, nel secondo si osservano prodotti finiti ed entrano in gioco tante variabili: l’allestimento, le luci, l’affollamento …
Vabbè, la sto prendendo alla larga: chiacchiere in libertà prima di parlare del nostro museo, di come stia assolvendo alla sua funzione di laboratorio estemporaneo.
Non ne riassumo la storia, ovviamente, perché è sin troppo nota; da decenni è un buco nero che tutto inghiotte (mostre, presentazioni, eventi di vario tipo) senza riuscire a trovare un’identità e una ragion d’essere.
E’ una cattiva coscienza? E’ un simbolo identitario? E’ una risorsa sprecata? E’ un prodotto di stracquo, il maggiore! Sfinito da un lungo passato glorioso, umiliato da una qualifica impegnativa, “Museo”, a cui non corrisponde una funzione, contenitore senza contenuto, proseguirà alla deriva oppure incontrerà un artista capace di immaginare un futuro, di trovare una soluzione non banale, percorribile?