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Inizia quindi il diario di una “Verinselung” (= identificazione), col diventare tutt’uno con l’isola, i suoi ritmi e la sua realtà; con tutti gli effetti, positivi e/o negativi, che questa scelta comporterà…
Partenza
Formia non è niente di speciale. Il traghetto sembra un peschereccio sovradimensionato, un depliant, sulla nave, dà le informazioni base sull’isola e lui si chiede: – Ma che si può volere su un isola così: un pezzo di roccia in mezzo al mare, senza spiagge, col rischio di caduta massi e gente che se ne vuole andare da lì?
L’Autore vorrebbe trovare storie di resistenza in quella realtà: resistere in mezzo al mare, alla natura arrida, al calore asfissiante dell’estate e ai giorni di tempesta e isolamento in inverno, al vedere poche facce e sempre le stesse.
Vorrebbe anche saperne di più del partire (della decisione radicale di operare un distacco, tipica delle isole) …c’è una nostalgia che rimane?
L’arrivo a Ponza
Rumore, caos, il solito via e vai del porto, turisti e isolani, l’albergo con vista sul versante nord-est dell’isola, tutto pieno di barche, dove ognuno impedisce la vista all’altro.
Lui prova a stilare degli appunti: “elenco di cose che cercano le persone su un’isola”; ovvero il bagaglio di aspettative che porta con sé la gente che arriva su un’isola e gli altri sentimenti che ci si possono trovare; le tracce (e associazioni) che proverà a seguire: sogni dell’isola – nostalgia per l’isola – essere maturi per l’isola(mento) – sesso sull’isola – felicità dell’isola – l’isola come fuga – l’isola come protezione – desiderio di isola – amore per l’isola – soluzione isola – aspettative dall’isola.
E ancora… “Inselkoller” (stufo dell’isola) – “Verinselung” (diventare uno coll’isola) – Anche la Svizzera è un’isola… – Ogni uomo è un’isola – Nessun uomo è un’isola (no man is an island – famosa citazione)…
Quindi inserisce il pensiero ad un amico che ha creato un sito di un’isola di fantasia, tutta inventata, chiamata “S. Remusa” un luogo per pensieri, memorie e racconti di viaggi, che include tutto quello che si associa o che si è associato in passato all’immaginazione di un isola.
Lì viene espresso il seguente concetto:
Non quello che c’è permette ad un luogo di essere il paradiso, ma quello che non c’è. Quindi il paradiso diventa tale solo per l’esclusione da esso (= solo dopo averlo perso si comprende ciò che si ha avuto). Il paradiso esiste, ma appena lo si pronuncia non c’è più. La nostra mente lo crea e nello stesso momento ce lo sottrae. “Il solo atto di nominarlo fa sparire l’Eden” (…che mal di testa! – Nota di Ike).
Nota dell’Autore (Keller): “Ma se il solo “pronunciare” il nome del paradiso, porta alla sua “sparizione”, allora Ponza non c’è per i turisti, perché vedono solo la superficie, la sua scenografia. Non vengono davvero per “Ponza” ma per quello che vogliono immaginare di essa. Con ogni sguardo sulla realtà dell’isola si escludono da soli da essa”.
Con questi pensieri l’Autore va alla ricerca di qualcosa a cui ancora non sa dare un nome; si immerge nella natura, affitta un motorino ed una barca, gira in barca, osserva e nuota, mangia tutto quello che gli si offre di isolano, assiste a qualche spettacolo e si chiede se esiste ancora una Ponza con delle persone reali e delle storie reali…
E di nuovo quella frase: – “Non quello che c’è permette ad un luogo di essere il paradiso, ma quello che non c’è.”
Dov’è allora quell’altra Ponza?
Sempre alla ricerca di risposte va nella libreria “al Brigantino” e lì inizia ad informarsi sulla storia dell’isola, sulla sua cultura… trova un libretto con le poesie di Carmine Pagano), i disegni e le pitture di Silverio Mazzella e si lascia da lui introdurre nella storia della navigazione isolana e la storia di Ponza, tuffandosi in un mondo nuovo […nell’audio la voce di Pina, la moglie di Silverio Mazzella, gli legge dei versi di Carmine Pagano da Sang’ ’i rutunn’, su L’ammore – Leggi qui e qui – NdR].
L’ammore, quann’arriva, te n’accuòrge
n’abbussa a porta pe’ se fa arapi’:
t’a sfonna, e cu’ viulenza te travolge
e nun tiene manco ’u tiempe pe reagi’.
Duie uocchie che se fissano int’a mente
’na voce che t’arriva fin’u core
e tu ca te cunsume lentamente
ohi ni’…che ce vuo’ fà?…
Chest’è l’ammore!
Si ritrova all’entrata della sala comunale, dove si svolge una riunione dai toni accesi. Ascolta e nota: – Uno spettatore, un carabiniere, tutte e due annoiati, tante parole artificiose e niente dietro… e “conclude”: Ponza è un’isola ma la politica italiana non si ferma davanti ad essa!
La passeggiata prosegue. Si lascia alle spalle il rumore del porto e i suoi turisti, e prende strade secondarie…
Annota ancora: sembra che quest’isola abbia una parte nascosta, un lato introverso!
E da questo sospetto iniziano ad aprirsi le porte per la sua ricerca…
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[Lo sguardo degli altri. Il reportage di Christoph B. Keller (2) – Continua]