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Il Levantedi Domenico Musco
Non esiste vento favorevole per il marinaio che non sa dove andare Tutti sanno che il Giappone è il paese del Sol Levante. Il sole nasce ad est, così come il vento di levante. A Ponza è un vento che soffia prevalentemente d’inverno, quando l’Appennino è innevato. D’estate invece sono i venti di ponente i protagonisti. Nel suo articolo l’amico Giovanni Hausmann raffigura il Levante con la metafora di un ragazzo magari un po’ dispettoso e noioso ma piccolo, paragonato alla forza da gigante del Ponente. É una questione di punti di vista: piccolo o grande hanno significati diversi se si guarda da est o da ovest, se chi osserva lo spettacolo del vento è un turista o un marinaio. Il levante ha solo 60 miglia per crescere, se non viene contrastato; è la distanza tra Napoli e Ponza per intenderci. Invece il ponente ha ben 120 miglia per gonfiarsi, la distanza tra la costa sarda e Ponza. È affascinante il modo in cui l’amico Giovanni ha descritto il levante. Gli ha fatto eco Vincenzo e anch’io vorrei dire la mia sul vento di levante. Inizio con una storiella. Il passante tremando come una foglia risponde: – Il Vento. La morale è che su un’isola è il vento a farla da padrone. Per chi vive dell’economia del porto sapere dove e quando soffia il vento è la cosa più importante. Lo sapevano i Borboni quando costruirono il porto, tanto che misero in sicurezza la parte dell’ormeggio tra Mamozio e la testata del Molo Musco, oggi utilizzato solo dalle autorità municipali. Proprio così, mi si passi la metafora: basta questo a far sì che un’ancora non tenga, che la barca si muova e con il motore magari tagli una fiancata della barca vicina o squarci un gommone poco distante. E non è cosa di oggi: a Sant’Antonio – insabbiato al centro della piccola baia – ‘ncopp’ u’ summariell’ – c’è un motoscafo M.A.S affondato nel periodo della Seconda guerra mondiale con una “levantata”. Vedere l’attività frenetica dei ponzesi mentre tentano di mettere in salvo le barche, entrando nei marosi tra i fischi del vento e i dispetti delle onde è spettacolo insuperabile, se non ti tocca da vicino. Una brutta levantata può mettere in ginocchio l’economia non solo di una singola attività commerciale, ma della comunità intera. Il porto è fondamentale per l’isola; i primi colonizzatori lo sapevano e si sono stabiliti proprio qui. La messa in sicurezza del porto è fondamentale per lo sviluppo dell’isola. Una mia amica che visita spesso il Giappone mi racconta che il ciondolo di Ponza che ha al collo e che le ho regalato, viene scambiato dai colleghi giapponesi per il profilo del Giappone, il paese del Sol Levante, il paese dei samurai. Ecco cosa servirebbe a Ponza – commenta l’amica filo-giapponese – dei bei samurai di pietra, dei guardiani del vento, capaci d’immolarsi per una causa giusta. Peccato – le rispondo con un sospiro – che la similitudine con il Giappone si fermi al profilo della terra e non al carattere dei suoi abitanti di cui, con orgoglio e malgrado tutto, faccio parte.
Per: Aspettando il Levante, di Giovanni Hausmann, leggi qui Per: ’U punente, di Assunta Scarpati, leggi qui 2 commenti per Il LevanteDevi essere collegato per poter inserire un commento. |
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proprio così, caro domenico, il “ragazzo” nonostante si agiti non riesce a farsi ascoltare e noi, vecchi o meno vecchi, continuamo a farci trovare impreparati ogni volta, e non solo per il vento ma anche in molte altre vicende che ogni giorno ci coinvolgono.
se lo ascoltassimo magari i samurai di pietra che tu e molti altri ponzesi invocate da tanto tempo al porto come a chiaia o a cala dell’acqua potrebbero evitare di farci trovare impreparati un’altra volta.
diamo credito al “ragazzo”
Quel ragazzaccio del LEVANTE
Per bloccare il “ragazzo” si lavora dal 1957: non si buttano pietre in mare senza un Piano Regolatore Portuale e infatti, da allora una infinità di varianti hanno impegnato uomini maturi a difendere i propri interessi personali e hanno fatto perdere tanto tempo e il “ragazzo” si è divertito per tanti anni ancora.
Pescatori, seri uomini di mare, bloccarono il porto per questo, ma sempre gli stessi uomini maturi continuarono a delineare un proprio P.R.P. e via così fino al 2013 quando il Consiglio Comunale approvò un P.R.P. (che non soddisfa ancora nessuno) e che non ha terminato l’iter.
Al di là delle metafore del sole, del vento e del mare, qui c’è da riprendere l’unico discorso serio: quello di rivedere e adeguare il P.R.P approvato nel 2003 e attraverso tutta una serie di Conferenze di Servizio portarlo a definitiva approvazione.
E’ da lì che bisogna partire per tenere a giocare fuori della porta quel ragazzaccio del LEVANTE.