Ambiente e Natura

Aspettando il Levante

di Giovanni Hausmann

La banchina Di Fazio colpita da una sciroccata

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Windfinder da 12 nodi di levante dalle 11 di sera ed io mi metto lì ad aspettarlo.

Perché lo aspetto non lo so, ma la sua visita mi intriga.
In fondo si tratta di un vento di secondaria importanza rispetto al grande maestrale o al temibile grecale, diciamo un vento un po’ più piccolo rispetto al ponente più estivo ed allegro o al libeccio o allo scirocco più  rispettati ed intriganti.
Insomma un vento di serie B, il fratello giovane di una famiglia numerosa, come era la mia.

Lo aspetto per capire se questa volta farà spettacolo, se al pari degli altri fratelli stavolta riuscirà a stupire o invece la sua comparsa sarà come al solito una misera cosa un po’ patetica tale da dover lasciare presto il posto ai suoi fratelli maggiori, ponente o maestrale, che invece sanno il fatto loro.

Fa di tutto per farsi notare. Arriva inatteso con gran clamore, sparge raffiche improvvise, cerca di montare il mare da est che invece, da par suo, non intende dare credito ai suoi sforzi inutili, e con grande riluttanza, costretto, monta con onde piccole, svogliate, secche nelle creste ma non troppo da diventare buriana.
Insomma un mare che sembra dire svogliatamente: “Tocca dare credito a questo venticello ancora una volta”.
Anche il cielo non sembra aver voglia di collaborare e la luna non intende cedere il passo alle nuvole, resistendo pervicacemente alla voglia di oscurità.
Le stelle poi se la ridono quasi vogliano dire: “Tanto, anche questa volta non ce la fai!”.

E lui s’incazza ancora di più e monta a raffiche ancora più impertinenti, ripetute in maniera quasi isterica in uno sforzo di ricerca di credibilità che ricorda la voglia dell’adolescente nell’affermarsi nella famiglia, tra gli amici, con i “più grandi”, con la società.
Sembra che voglia dire: ’A zi’, mò che ho 15 anni so’ diventato grande anch’io, e vuie m’aita da’ retta!”.

La terza raffica è più forte della altre e corro ad imbrogliare le vele che uso come copertura della terrazza.
“Stavolta non mi frega” – dico tra me – “l’altr’anno ’sto ragazzino me ne ha ridotte due a brandelli, ma stavolta lo frego io!”. E mi rimetto ad aspettarlo.

Nel frattempo guardo in basso e vedo iniziare la processione delle barche che arrivano a Gavi per ridossarsi e cercare di avere una notte tranquilla.
L’ultima che arriva è la cisterna dell’acqua che dà fondo al largo.
In poco tempo decine di candeline dei fanali in testa d’albero iniziano a ondeggiare sotto le raffiche, che nel frattempo rinforzano.
Il ragazzo stavolta cerca di fare sul serio.
Immagino la confusione disorganizzata dei pontili giù al porto all’improvvisa visita, e la corsa non senza ostacoli che barche di diverso tipo, vela o motore, grandi o piccole, larghe o strette, veloci o lente stanno facendo per togliersi dall’impiccio che questo rompiballe di ragazzino sta creando.

Tutti indifferentemente lo maledicono: gli skipper ed i capitani, i marinai, gli armatori, gli ospiti, il personale a terra, insomma chiunque ha a che fare con il mare, e in un’isola come Ponza di gente che ha a che fare con il mare ce n’è tanta.
Nel proprio cuore tutti pensano: – “Ma perché questo si mette a fare tutto ‘sto casino proprio oggi che avevo ospiti a bordo”.
Tutti meno, forse, i pescatori che tanto sanno che, almeno d’estate, l’ammuina durerà poco.

Il vento rinforza ancora ed ora sembra proprio un vento adulto anche se si capisce che per diventarlo sta facendo uno sforzo enorme, superiore alle sue possibilità ma il risultato non sembra quello sperato perché nessuno, oltre a biasimarlo, gli dà credito.

Neanche il mare può sottrarsi al suo sforzo e monta ancora, ma le sue onde non intendono diventare grandi come quelle del maestrale.
Onde sempre piccole ma frequenti la cui cresta viene spazzata via dalle raffiche a formare le gallinelle; mare forza 4 forse, ma stizzoso, rognoso da navigare, pericoloso sottocosta insomma una iattura.
Ma domani niente onda lunga, due ore di ponente ed il mare è di nuovo calmo.
Il ragazzo – il Levante – anche stavolta non c’è la fatta a farsi ascoltare.
Ha dato fastidio ma questo non ha fatto altro che indispettire i grandi che, dopo una accenno di attenzione, sono tornati a parlare tra loro sdegnosi e un po’ seccati del comportamento del ragazzo e forse anche un po’ irritati per aver perso del loro prezioso tempo appresso a questa inutile pantomima.

In fondo penso che il Levante è come mio fratello più piccolo, come mio figlio che vedo diventare grande, o i giovani che vagano cercando di avere attenzione; il diverso che cerca di urlare in silenzio la propria difficoltà, il senza lavoro, le donne umiliate a casa, gli sbarcati e tutti i più deboli che cercano di avere credito e ai quali noi grandi, nonostante i loro sforzi, concediamo una breve attenzione tornando poi presto ai casi nostri.

Ecco perché aspetto il Levante.

Levante.2 copia

 

Levante. Vista verso Zannone

1 Comment

1 Comment

  1. vincenzo

    31 Agosto 2013 at 07:56

    “Il ragazzo – il Levante – anche stavolta non c’è la fatta a farsi ascoltare.”

    Ma come sempre è stato temuto e per questo rispettato!
    E infatti da decine di anni si chiede alle autorità protezione dagli scatti d’ira impetuosi e incontrollabili del “ragazzo”.
    Ma il ragazzo, che non vuole crescere, a volte fa danni e crea grande apprensione tra gli umani e forse e da questa insicurezza ormai storica che Ponza non può allungare la stagione turistica.

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