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Il sovversivo col farfallinoRiceviamo in Redazione e pubblichiamo
Cari amici di Ponza racconta, vi segnalo questo mio libro appena uscito, un po’ della storia vostra, nostra e di tutti. . Una utile rivisitazione di un pezzo “nero” della storia d’Italia, il confino di polizia degli Anni ’20 e ’30 dell’altro secolo. Per istruzione e per memoria. Antonio De Vito
Dalla Prefazione di Michele Galante: Ad Antonio De Vito dobbiamo essere grati non solo per avere ricostruito le vicissitudini politiche e umane (spesso dolorose) del padre, ma anche per averci consegnato un libro dalla scrittura agile, accattivante e comprensibile. L’autore, che può vantare una lunga esperienza giornalistica, è stato capace di usare un linguaggio piano e scorrevole, e di operare una meritoria opera di divulgazione, rendendo il libro fruibile anche ai non addetti ai lavori. E soprattutto ha avuto la capacità di sottrarre il personaggio De Vito alle spire del linguaggio piatto e ripetitivo degli apparati repressivi, conferendo dignità e anima al protagonista, facendone emergere la profonda fede democratica. Un libro che ci fa conoscere un mondo che si è cercato di cancellare e che ci chiama al dovere di ricordare quanti si sono battuti e si battono per la libertà di tutti noi.
Dalla Presentazione: Un sovversivo negli anni difficili del primo dopoguerra del “secolo breve”, dopo la marcia su Roma.
Il “sovversivo col farfallino”, destinato a Ponza, era un “ragazzo del ’99”, mandato a diciotto anni sul Piave e tornato a casa ribelle nell’animo. Anche lui non ci stava, come tanti (ma erano pochi, in tutta Italia). Questo libro non contiene memorie, racconti di quella lontana persecuzione lasciati dal protagonista. Cinque anni, più altri tre di colonia di polizia, in questo caso prima Ustica, poi Ponza, intervallati da mesi di carcere per aver festeggiato il 1° Maggio o aver osato scrivere su un appunto “Viva Lenin” o aver partecipato a una protesta per la riduzione della “mazzetta”. Il racconto fatto su queste “carte”, sui “cenni” del Casellario, che ha ammucchiato negli anni e fino ai tempi della Repubblica nata dalla Resistenza, centinaia e centinaia di pagine ancora depositate nell’archivio di Roma (e fotocopiate, per fortuna, da mani volenterose e poi arrivate tardivamente alla famiglia e chiuse per anni in un armadio e conservate fino ad oggi) è storia personale di uno dei tanti, e di suo fratello, ma anche memoria pubblica da non disperdere. Questa rivisitazione del mondo confinario – gli anni passati “all’isola” dal sovversivo Giuseppe De Vito vanno dal 1927 al 1937, quelli del fratello Felice dal 1930 al 1933 -, si giova di vari contributi e testimonianze, anche di Gramsci ed Amendola, di materiali raccolti da storici sui confinati e sulla loro triste esperienza (altro che “villeggiatura” per bocca di Berlusconi!), di qualche utile digressione sul paese contadino pugliese, Torremaggiore di Foggia, luogo d’origine dove alla fine fu “rimpatriato” il sovversivo protagonista, poi trasferitosi a Torino e dopo la guerra tornato al Sud. Il libro vuol essere un contributo “diverso” dalla pubblicistica nota sull’argomento. Non c’è solo Ponza. Tra ieri e oggi, un reportage su fatti, persone, avvenimenti, che attraversa, significativamente, aspetti negletti o sconosciuti o dimenticati della Storia del nostro Paese. Devi essere collegato per poter inserire un commento. |
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