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La “villeggiatura” di Pietro Secchiadi Silverio Tomeo
Quello che sappiamo della “villeggiatura” di Pietro Secchia – a Ponza dalla metà del 1936 e a Ventotene dal luglio del 1939 sino al fatidico 1943 – lo sappiamo più direttamente dalle sue 48 pagine incluse in Il PCI e la guerra di liberazione 1943-1945, in Annali dell’Istituto G. Feltrinelli, 1971. Una foto di Pietro Secchia negli anni ’30 Il suo nome di battaglia più conosciuto nella clandestinità era Botte, abbreviazione di Bottecchia, altri pseudonimi erano Vineis e Piotr. Pietro Secchia era di famiglia operaia, operaio lui stesso, di padre socialista. Nella temperie di quegli anni la figura dei “rivoluzionari di professione” era qualcosa di serio, pur essendo venata di contraddizioni rispetto al ruolo dello “Stato-guida” e alla sua intima consistenza. Nel mondo della Guerra Fredda, per quanto attento ai nuovi movimenti del ‘68, alle lotte di liberazione anticoloniali e al movimento dei Paesi non allineati, Secchia fece la scelta di campo di stare nonostante tutti i distinguo con il blocco “socialista”. A chi nel PCI volle liquidarlo semplicisticamente come “stalinista” fece la battuta – anni dopo, nelle sue memorie – che non era certo lui la “botte” di vino che invecchiò a lungo nelle cantine moscovite, alludendo a Togliatti (Ercoli) che risiedeva a Mosca nel palazzo Lubjanka come dirigente della III Internazionale in quegli anni di ferro e di fuoco e che non subì mai arresti seri (solo tre mesi a San Vittore di carcere preventivo) né confino e neppure partecipò direttamente alla Resistenza combattente. La foto di una sfilata del 25 aprile 1947 a Genova: l’ultimo a destra è appunto Pietro Secchia (Botte), prima c’è Palmiro Togliatti (Ercoli), prima ancora Luigi Longo (Gallo), mentre il primo a sinistra è Paolo Castagnino (Saetta) Quello che Secchia documenta con una scrittura asciutta, senza sentimentalismi e retoriche, è un’attività culturale, politica e organizzativa incredibile. È nota la preoccupazione che Secchia aveva per le questioni militari e che poi da dirigente comunista e senatore (oltre che padre costituente) ebbe per gli apparati di Stato. I comunisti saranno coinvolti nel dibattito politico internazionale nonostante le difficoltà, con i collegamenti comunque garantiti anche grazie agli isolani, soprattutto a Ponza. Corsi di cultura generale, vere e proprie scuole-quadri, gruppi di studio tematici, scuola di arte militare, erano consuetudine. Altiero Spinelli e Ernesto Rossi scrivono Il manifesto di Ventotene, come i giornalisti viennesi chiamarono il documento Per un’Europa libera e unita. Progetto d’un manifesto. Le memorie di Mario Magri (martire delle fosse Ardeatine), di Giorgio Amendola, Camilla Ravera, Altiero Spinelli, Walter Audisio (colonnello Valerio), restano assieme ad altre a dare tuttora il senso della strana “villeggiatura” che Mussolini offriva ai suoi oppositori nelle isole pontine. È ben documentato il clima di oppressione e di prepotenza, anche verso gli isolani con stupri e rapine, gli arresti e i pestaggi e la mancanza di cure mediche per i confinati, un ragazzo ponzese sparato a freddo, un confinato ucciso con il calcio dei fucili. La resistenza anche esistenziale e la tempra morale dei comunisti confinati fecero da premessa al loro ruolo nella Resistenza italiana che appartiene alla migliore memoria d’Europa. Per decenni le vicende del confino fascista andarono soggette a rimozioni e banalizzazioni. Grazie poi anche all’elezione di un illustre confinato a presidente della Repubblica la memoria riaffiorò con più forza. La biografia di Miriam Mafai, facilmente reperibile in rete, pubblicata dalla Rizzoli nel 1984, con il titolo ambiguo L’uomo che sognava la lotta armata. Storia di Pietro Secchia, è comunque interessante e ricca di notizie. A Roma per la morte di Secchia ci fu solo una sobria commemorazione con il discorso ufficiale di Giancarlo Pajetta. A Milano davanti alla Università Statale migliaia e migliaia di giovani con le bandiere rosse ricordarono il partigiano Botte e Mario Capanna vi tenne un discorso commosso tra slogan e canti internazionalisti. Devi essere collegato per poter inserire un commento. |
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