In un caldo pomeriggio di giugno, percorriamo la strada tra Ponza e le Forna e qui ci fermiamo, dotati di grandi manifesti e nastro adesivo, puntine da disegno e brochure del Faro della Guardia – da distribuire a conoscenti/amici e ad esercizi commerciali – nell’ambito della campagna di promozione che stiamo conducendo…
Ed ecco che sulla piazzetta della Chiesa, dal sagrato, ci viene incontro sorridente Padre Salvatore, benevolo e interessato, che ci dà ospitalità nel fresco dell’interno. Gli spieghiamo il progetto, che lui già conosceva nelle sue linee essenziali e ci offre incoraggiamento e disponibilità.
Poi qualcuno di noi gli chiede della famosa testa di S. Silverio conservata in Sagrestia.
Ce la mostra compiaciuto, Padre Salvatore, e ci dice di un incendio avvenuto in Chiesa, negli anni ’40 circa, quando la statua – di cartapesta finemente lavorata – per la contiguità di ceri devozionali, prese fuoco e solo la testa si salvò dal rogo. E’ questa, conservata in una piccola teca vitrea in Sagrestia, che fotografiamo a futura memoria.
La testa di S. Silverio nella Sagrestia di Le Forna (foto di Giuseppe Mazzella)
Sull’incendio le versioni sono molteplici; c’è anche chi dice che avvenne su una barca durante dei festeggiamenti e che la statua fu gettata in mare per salvarla dalla distruzione completa.
Per chiarire il punto siamo andati ad una fonte attendibile di informazione, dall’ultra-centenario Costantino Vitiello, che ci dice non essere una tradizione della Festa di San Silverio de Le Forna (che si svolge a febbraio) portare il Santo per mare, come invece è nei festeggiamenti di Ponza-porto e ci conferma sia l’incendio in Chiesa che la data…
Prendiamo le immagini del Santo e la benedizione di Padre Salvatore come un augurio per la nostra opera di divulgazione sul Faro…
Ciro Vitiello
Giuseppe Mazzella
20 Giugno 2012 at 06:21
Ecco l’origine della diceria cui si fa cenno nel testo.
“S. Silverio” è il titolo del romanzo che lo scrittore Heinz von Cramer (Stettino 12 luglio 1924) scrisse a Ponza dal 1952 al 1955. Un titolo che sarà modificato in una seconda versione, mai data alle stampe, in “L’Isola di pietra”. Nato come sceneggiatura di un film, peraltro non realizzato, l’opera è stata adattata a romanzo dallo stesso Cramer. Intervistato da me nel febbraio del 1992 a Roma, in un suo breve soggiorno – cfr. Vivere Ponza, 1992-93 – dichiarò: “Mi sono servito di Ponza come modello dello Stato italiano, con il ruolo della Chiesa abbastanza negativo e il partito comunista piuttosto opportunista. E’ la storia di una donna anziana che torna dall’America con un’idea fissa, quella di far tornare a Ponza la salma del marito morto in America e per realizzarla si imbarca in ogni tipo di commercio”.
Nel romanzo, scritto in lingua tedesca, c’è un episodio con protagonista la statua di S. Silverio, quella di cui sopravvive la testa, oggi custodita nella sacrestia della Chiesa della Madonna Assunta di Le Forna, sopravvissuta ad un incendio attorno agli anni quaranta. Lo scrittore immagina che la statua, portata in processione sulle barche, come si continua a fare ancora oggi nella solenne processione del 20 giugno, fosse gettata in mare dai pescatori esasperati dalla povertà e dalla esiguità dell’annata di pesca. Sempre nell’intervista Cramer aggiungeva: “Erano periodi molto duri. La gente era povera, pescatori che erano costretti ad andare fino in Norvegia (!?) per pescare. Tutti sognavano di evadere da quel mondo ristretto ma non tutti potevano farlo per mancanza di soldi”.
Giuseppe Mazzella