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U’ summariello e le barche (4)di Pasquale Scarpati . Per la puntata precedente, leggi qui Zio Costantino possiede un barcone enorme, pesantissimo, ovviamente a remi. L’ha costruito insieme agli altri tre fratelli (sono chiamati, per antonomasia, i Quattro Fratelli). So che deve uscire con una rete chiamata lo schiett’; immediatamente mi autoinvito e mi arruolo e così di notte usciamo ed usiamo quella tecnica di pesca che consiste nel buttare la rete a ridosso della costa, mettersi all’interno tra la rete e la costa e poi far rumore con qualsiasi mezzo: remi, pietre legate ad una corda e altro. I pesci, spaventati, scappano e si spera che vadano ad impigliarsi nella rete. Ma la pesca che amo di più è quella notturna ai totani. Esco con mio cugino Giuseppe che è riuscito a procurarsi un fuoribordo per arrivare nei pressi dei faraglioni della Guardia. – Ci dobbiamo portare una maglia perché di notte fuori fa freddo. – Tira sempre teso, altrimenti ci lascia – mi grida Giuseppe. Ad un certo punto uno strattone ancora più violento, faccio fatica a tirare su, sono un po’ impaurito; mio cugino mi incita e alla fine viene su un enorme totano che mi regala una… doccia abbondante. Verso le tre del mattino, a luna oramai sorta, decidiamo di ritornare con una quindicina di prede. – Sapessi come sono buoni, fritti, appena pescati – dice mio cugino. La pesca ai totani mi piace anche per una sorta di complicità che, da subito, si instaura tra tutti i componenti del gruppo come se in quel momento ci sia un pericolo incombente e tutti siamo lì, pronti a darci una mano; forse anche per questo, nell’attesa che i ‘molluschi cefalopodi’ abbocchino, si sgranocchia qualcosa, si parla un po’ di tutto, si commenta e si scherza anche sul pescato come quando con Giuseppe, il figlio del maestro Valiante, essendo le prede piuttosto piccole, ad ogni tirata commentiamo: “E’ uscita la TV dei ragazzi”. Ma l’Isola è grande e le passeggiate non si esauriscono solo per mare…
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