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Vienna 1988di Antonio De Luca
Quando nel dicembre u.s. lanciammo l’idea di un reportage di viaggi di ponzesi nel mondo (leggi qui) pensavamo soprattutto agli emigranti, che avevano lasciato Ponza verso il Nord e il Sud delle Americhe, in varie ondate, nel periodo tra le due grandi guerre e dopo la seconda, dal ’45 in poi. E invece il maggior numero di testimonianze e memorie di viaggio ci sono giunte da ponzesi attualmente residenti sull’isola, che con motivazioni varie si muovono, ritornano, partono di nuovo. Antonio De Luca è uno di questi. In forma di poesia, le sue sono vere cronache di viaggio, esplorazioni tra i pensieri e il mondo fisico. Stavolta i germi di un’infezione contratta in una Vienna delabré di molti anni prima, riemergono in una sera nebbiosa sull’isola e lo portano altrove, all’amata Lisbona, e successivamente all’isola lo riconducono. Ma seguiamolo in questa sua nuova avventura… La Redazione
. Vienna 1988 . Una sera fredda, nella Vienna elegante di dicembre, la neve sui passanti tra i viali e qualche carrozza fuori dai cafè, drappi damascati davanti a larghe vetrate e rossi velluti di divani dimenticati pareti rivestite di stoffa e pitture realiste nella dimora di un musicista un abat-jour e un pianoforte, ero preso da un mistico rapimento tra libri spartiti e ricordi di famiglia. Le luci dalla strada e ceri profumati e fiori davano alla stanza ombre sopra ombre. Poi un libro uno sconosciuto editore poggiato dimenticato messo lì una stampa approssimata in attesa di un forestiero: Fernando Pessoa: Il libro dell’inquietudine: “Nella piena luce del giorno anche i suoni splendono”. Vedevo frasi che mai prima lessi ma che spesso sentivo come voce di un pensiero a venire, quel pensiero incessante poi urlo nell’inverno del 1988 a Vienna. Sentire e pensare erano già corpi separati di un mio unico andare. L’anziano musicista abitava a Vienna dal 1956, era fuggito nudo da Budapest tra i carri armati del soviet, mi raccontò sussurrandomi quegli anni. Insegnava al teatro di Schönbrunn(1) e poi suonava il violino allo Staatsoper. Due sere a settimana accompagnavo Nicolette. Lui al pianoforte, lei sulle note di Mozart. Mi chiese da quale parte del mondo arrivavo io non parlavo tedesco Nicolette gli disse che ero mediterraneo e abitavo su un’isola. Come Crusoe Robinson(2) rispose lui. . Stamane a Lisbona nella casa di Lapa il bairro(3) portoghese sul Tago il vento dall’oceano gira da sud anche qui entra dagli infissi e smuove le tende. – Come nella casa di Robinson Crusoe – avrebbe detto quel musicista di Budapest. . Una sera sull’isola accesi i sarmenti per riscaldarmi, all’orizzonte la sagoma di una nave. Bevvi una bottiglia di vino e partii per Lisbona. Pensavo che mai ero appartenuto a qualcuno vivevo tra quello che era stato e quello che sarà su un territorio di frontiera senza nessuno dove erano più le domande che le risposte, l’uomo è un essere temporale avevo letto(4). . Eccola Lisbona ecco l’ignoto ‘dove i suoni splendono’, ecco addentrarmi, lontano da tutto e da tutti, laggiù dimenticato solo con tutte le direzioni, con tutti i soli dell’umanità, gli oceani dei nuovi orizzonti interiori ora mi appartenevano, guardavo il mondo, stavo sul porto, Lisbona è il porto. Ero madre e figlio, patibolo e resurrezione, marinaio e nave, rotta e ignoto, mare e destino, amore e sogno, speranza e fine. Specchio di me stesso, libero. . Come Luis Borges nella sua Buenos Aires sono ritornato a Lisbona come destino, cammino per la città anche questa volta, sembra che non sia mai partito da qui. Il tempo dell’assenza non ha un tempo non ha una direzione, come sempre d’altronde. Cammino e cammino, ascolto e ascolto appartengo a ogni appartenenza i passi sicuri sanno dove andare e ogni ascoltare mi viene addosso, sempre. I marciapiedi e i loro spigoli, le facciate dei palazzi, gli occhi delle donne come Izzo a Marsiglia, mi appartengono come la loro lettura “La letteratura è per chi la vita non gli basta” (5) siamo ciò che sentiamo e non ciò che vediamo e sentire e vedere non è la stessa cosa. È qui che sono obbligato a vivere; è qui che l’utopia mi alimenta, ci sono luoghi del mondo appartenuti così tanto da diventare noi stessi, e noi la loro appartenenza e destino. Città. Isole. . Antonio De Luca . . Note (a cura della Redazione) 1) – Il Castello di Schönbrunn (Schloss Schönbrunn) si trova a Vienna ed è stato la sede della casa imperiale d’Asburgo dal 1730 al 1918. Una volta si trovava in campagna, ma ormai è stato inglobato dalla città e si trova a Hietzing, nella periferia ovest di Vienna. Il nome di Schönbrunn gli venne dato dall’imperatore Mattia d’Asburgo (1557-1619) che, durante una battuta di caccia, vi scoprì una fonte di acqua limpidissima da cui il nome di schön brunn (bella fonte); è attorno a quella fonte, secondo la tradizione, che si sarebbe costituito poi l’intero castello. 2) – Crusoe Robinson o Robinson Crusoe è un romanzo di Daniel Defoe pubblicato nel 1719 con il titolo originale The Life and Strange Surprising Adventures of Robinson Crusoe, considerato il capostipite del moderno romanzo di avventura e, da alcuni critici letterari, del romanzo moderno in generale. 3) – Bairro in portoghese significa “distretto” o “quartiere” (derivato dallo spagnolo barrio) 4) – La citazione, distorta e trasformata nel suo opposto, viene dall’opera e dal pensiero di Martin Heidegger; soprattutto in “Essere e tempo” (1927). 5) – La citazione completa, da Fernando Pessoa, è: “La letteratura, come tutta l’arte, è la confessione che la vita non basta”. In: “Il poeta è un fingitore” (Ed. italiana, 1988) Devi essere collegato per poter inserire un commento. |
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