di Mario Veronesi
Gentilissimi
In riferimento all’articolo di Isidoro Feola sul “Gran Pavese” (leggi qui), in dovere di segnalazione, vi allego una breve descrizione dello “scudo pavese” descritto da Opicino de Canistris, e vi allego una foto.
Opicino de Canistris nel “De laudibus civitatis Papie” scritto ad Avignone tra il 1310 e il 1320, in cui abbiamo una descrizione minuziosa della città di Pavia di quel tempo, cita: “I pavesi gente esperta sia nel combattimento a terra, che in acqua, e capaci di costruire navi veloci e affusolate per il combattimento sui fiumi che chiamano (Ganzerre), la loro fama è nota in tutta l’Italia e da loro deriva quel grande scudo quadrato che è chiamato Pavese”.
Il “palvese o pavese” è un tipo di scudo, di grandi dimensioni, una specie di muro portatile trasportato dai “palvesieri”, soldati specializzati che si mettevano davanti ai balestrieri. Tale tipo di difesa era particolarmente utile quando l’arciere o il balestriere ricaricava l’arma, essendo così più esposto agli attacchi degli assediati, il “pavese” offriva in questo momento una copertura quasi completa del corpo. Spesso sui pavesi era raffigurato l’emblema della città di appartenenza o il santo protettore. Di forma rettangolare o trapezoidale usato dalle fanterie durante il medioevo, fu utilizzato fino al XV-XVI sec.
Cordialmente
Mario Veronesi