Detti e Filastrocche

I proverbi di Ponza (5)

 

 

dal libro di Ernesto Prudente “A Pànje”

 

 

 

À PIGLIATE A VJE D’A MACCHJE

(ha preso la via del bosco)

Si è tirato indietro di fronte agli ostacoli o agli impegni presi.

 

À PIGLIATE U CAZZE É À NFELATE INT’A SÉNGHE D’A PORTE

(ha preso il cazzo e lo ha infilato nell’apertura della porta)

Non hai trovato ostacoli. Non ti è costato né sacrifici, né rinunce.

 

À PIGLIATE U STIPE PE DON RAFÈLE

(ha preso lo stipo per don Raffaele)

Ha preso un abbaglio.

 

À PISCIATE NCÒPPE A SCOPE

(ha pisciato sulla scopa)

Si dice a chi sente offeso per una questione di poco conto.

 

A PRIMM’ACQUE TE BAGNE

(alla prima acqua ti bagni)

E’ la risposta di chi ha subito un torto e aspetta la prima occasione per dare la giusta risposta.

 

A PRIMME È PUVERÈLLE, A SICÒNDE E SIGNURINÈLLE

(la prima è poverella, la seconda è signorinella)

Per chi si è sposato due volte. La prima moglie pensava al risparmio ed aveva un comportamento pieno di ritegno; la seconda, invece, si comporta in modo completamente diverso.

 

A PRIMME NTRATURE UARDATEVE I SACCHE

(al primo incontro guardatevi le tasche)

E’ necessario essere molto accorti al primo impatto, non si sa mai con chi si ha che fare.

 

A PRUCESSIÒNE ADDÒ ESCE LA TRASE

(la processione da dove esce entra)

Quello che fai ti sarà fatto. Sarai ricompensato per come hai agito perché la strada da percorrere è la stessa.

 

A PRUCESSIÒNE SE VEDE QUANNE TRASE É NO QUANNE ÈSCE

(la processione si vede quando entra e non quando esce)

Un giudizio su qualsiasi cosa lo si deve dare solo alla fine.

 

A RAVÒSTE T’ARRÒSTE

(la aragosta ti arrostisce)

L’aragostaio era un mestiere pesante e complesso che, oltretutto, si svolgeva d’estate sotto la canicola. Il guadagno da tale attività era su­dato.

 

ARCHEBALÈNE I MATINE JÉNCHE I PISCINE

(arcobaleno di mattina riempie le cisterna)

L’arcobaleno mattuino è foriero di pioggia.

 

À ARRECCUTE A CRISTE CU STU PATERNÒSTE

(ha arricchito Cristo con questo paternostro)

E poco quello che ha fatto. E’ poco quello che ha dato in cambio di quanto ha ricevuto.

 

À REFUSE L’ACQUE INT’U VINE

(ha rifuso l’acqua nel vino)

Espressione usata per chi si lamenta sempre dei suoi affari anche e soprattutto quando vanno a gonfie vele. Non ti è costato alcun sacrificio anzi ne hai tratto utile.

 

ARJE NETTE NUN AVE PAURE I TRÒNE

farla serena non ha paura dei tuoni)

Quando ci si comporta in modo giusto e corretto non bisogna temere critiche o condanne.

 

ARMAMMECE È GHIATE

(armiamoci e andate)

Modo di dire molto caro ai fannulloni e ai chiacchieroni.

 

RRÒBBE I LL’ATE È SÈMPE MÈGLE

i roba degli altri è sempre migliore)

L’insaziabilità e l’ingordigia portano sempre l’uomo a ritenere migliore la roba altrui e quindi desiderarla.

 

A RUTTE LL”ÒVE INT’U PANARE

(ha rotto le uova nel cesto)

E’ arrivato o intervenuto al momento poco opportuno.

 

A SALUTE È COMM’A LIBBERTÀ: S’APPRÈZZE SULE QUAN­NE SE PERDE

(la salute è come la libertà: si apprezza solo quando la si perde)

E’ molto vero! Sono due valori immensi che bisogna sempre saper difendere. In genere lo si dice ai giovani che mettono a duro cimento il loro fisico.

 

A SALUTE SENZA PANE È MÈZE NFERMITÀ

(la salute senza pane è mezza infermità)

La buona salute è sempre indispensabile ma è necessario accoppiarle una discreta situazione economica altrimenti si è costretti a vivere mi seramente il che è simile ad una malattia cronica.

 

A S. MARTINE ÒGNE FUSTE È VINE

(a S. Martino ogni fusto è vino)

A S. Martino il mosto, di qualunque genere, cessa di fermentare e diventa vino.

 

A SANTE RESTETUTE I FAVE SO ARRENNUTE È I QUAGLE SO FENNUTE

(a Santa Restituta le fave sono appassite e le quaglie sono finite) Santa Restituta cade negli ultimi giorni di maggio e le fave sono mari- dite e le quaglie hanno finito il loro ciclo migratorio.

 

A SARDE È GRASSE

(la sarda è grassa)

Modo di dire per colui che rifiuta vantaggiose offerte di lavoro ac­contentandosi dello stato misero in cui vive.

 

A SCOPE NOVE CACCE A VÉCCHJE

(la scopa nuova caccia la vecchia)

Usato in ogni caso di novità. In genere lo dice la suocera che si vede spodestata dalla nuora.

 

A SCUSTEMATÉZZE A CHIAMME NTELLIGÈNZE

(la scostumatezza la definisce intelligenza)

per quelle persone disinvolte e spigliate all’apparenza ma che cadono con facilità nella intemperanza e nella dissolutezza.

 

A SÉRE LIONE-LIONE É A MATTINE CUGLIÒNE-CUGLIÒNE

(di sera leone e al mattino cialtrone)

Lo si dice a tutti coloro che di sera fanno grossi programmi per l’in­domani ma che al mattino seguente rimangono a poltrire nel letto.

 

A SFILATE A CURÒNE

(ha sfilato i rosario)

Detto a chi è solito pronunciare maldicenze.

 

A SFORTUNE D’U MBRÈLLE È QUANNE CHIÒVE FINE-FINE

(la sfortuna dell’ombrello è quando pioviggina)

iTha volta l’ombrello era di stoffa per cui la pioggia sottile lo impre­:nava e gocciolava su chi lo usava. I piccoli e continui guai ti fanno vivere una vita piena di stenti e sofferenze.

 

ASPIÉTTE CIUCCE MJE CA L’ÈRVE CRESCE

aspetta asino mio che l’erba cresca)

Diretta agli indolenti, apatici, insensibili, oziosi i quali attendono che la manna cada dal cielo. Non attendere, datti da fare!

 

A SPIZZECHE É MENUZZE

briciole e pezzettini)

Modo di dire quando si riceve qualcosa a piccole rate così da non po­:enie sfruttare il valore.

 

A TÈRRE T’ATTÈRRE, LL’UÒRTE VO LL”OMME MUÒRTE

(ha terra ti atterra, l’orto vuole l’uomo morto)

Il lavoro agricolo è un lavoro pesante e gravoso, farlo con impegno si accorcia l’esistenza. Il lavoro nell’orto è più leggero e lo può fare anche chi ha svolto altra attività. Egli dev’essere sempre disponibile per accudire le varie mansioni.

 

À TRUVATE A FORME P’A SCARPE SÒJE

(ha trovato la forma per la sua scarpa)

E’ l’espressione diretta al prepotente e al burocrate da chi è conscio delle proprie capacità e del proprio coraggio.

 

À TRUVATE ZIZZE, CAUTARE É TENNE

(ha trovato mammelle, pentole e case)

Lo si dice per chi ha sposato una ragazza che, oltre alla bellezza, pos­siede un ottimo patrimonio.

 

À TUCCATE U CIÉLE CU I MMANE

(ha toccato il cielo con le mani)

Quando si raggiunge l’attimo di felicità.

 

A U CAVALLE JASTEMMATE CE LUCE U PILE

(al cavallo bestemmiato luccica il pelo)

Il parlare continuamente di una persona, anche in senso negativo, gli crea popolarità e accresce la sua nomea.

 

A VARCHE BALLERINE È BBÒNE P’A MARINE

(la barca ballerina è buona per la marina)

Un natante per essere valido deve avere una buona stabilità.

 

A VECCHIAJE È BRUTTE MA È CCHIÙ BRUTTE PER CHI N’A VEDE

(la vecchiaia è brutta ma è ancor più brutta per chi non la vede)

Non offendiamo i vecchi perché noi un giorno saremo vecchi. E se poi non riuscissimo a diventare vecchi? Che brutta cosa sarebbe mo rire giovani.

 

A VECCHJE CE PRORE A CHICHIÈRCHJE É U VIÉCCHJE CE PRORE U CUPIÉRCHJE

(alla vecchia si eccita la cicerchia e al vecchio il coperchio)

Anche i vecchi hanno stimoli sessuali.

 

A VERITÀ È CMME LL’UÒGLE: VENE SÈMPE A GALLE

(la verità è come l’olio: viene sempre a galla)

Ci vorrà pure tempo ma la verità non potrà non prevalere.

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