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Una poesia di Eugenio Montaleproposta da Silverio Tomeo
Antico, sono ubriacato dalla voce ch’esce dalle tue bocche quando si schiudono
Da “Mediterraneo” in “Ossi di seppia” (1920-1927)
La presenza del mare nell’opera del poeta genovese è notevolissima, soprattutto nelle prime raccolte. Le nove liriche della sezione “Mediterraneo” – in pratica un poemetto – compongono un dialogo esistenziale con il mare, definito “antico” e anche più volte “padre”, in un ascolto delle sue voci e ammonimenti. L’ultima poesia della prima raccolta è “Riviere” e lì si precisa la scelta del titolo: “Oh allora sballottolati/come l’osso di seppia dalle ondate/svanire a poco a poco”. Vanno rammentate almeno “Casa sul mare”, “I morti” e “L’agave sullo scoglio”. Scrisse Montale in “Intenzioni – Intervista immaginaria”: “Negli Ossi di seppia tutto era attratto e assorbito dal mare fermentante, più tardi vidi che il mare era ovunque, per me…”. Della raccolta poetica successiva, “Le occasioni (1928-1939)”, ricordiamo “La casa dei doganieri”, “Bassa marea”, gli squarci paesaggistici delle Cinque terre della costa ligure. Nelle raccolte tarde il mare è appena intravisto dai finestrini di un treno o dall’albergo di una residenza estiva. Silverio Tomeo Devi essere collegato per poter inserire un commento. |
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