di Anna Maria Usai
Chi di noi Credenti non ricorda il giorno più bello dell’infanzia, quello della Prima Comunione?
Iniziava con la preparazione al sacro evento, tutta incentrata sul Catechismo. Le Suore e le delegate dell’Azione Cattolica ci insegnavano la Dottrina Cristiana. La mia Prima Comunione è avvenuta nel lontano 1958. La Domenica, dopo pranzo, noi bambini facevamo a gara per arrivare primi sul piazzale della Chiesa, dove giocavamo spensierati al sole. Le Suore per trattenerci ed entusiasmarci ci mettevano in cerchio e tenendoci per mano ci facevano fare il girotondo cantando filastrocche che ancora ricordo, come “La solitudine”, “O che bel castello!”, “Io sono il pescatore”, “O Maria Giulia!”, “Cappuccetto Rosso” e tante altre.
Finita l’ora del gioco, tutti in fila e in religioso silenzio, entravamo in chiesa. Una volta seduti nei banchi con una preghiera rivolta alla Madonna cominciavamo il Catechismo. La preparazione era quotidiana e puntuale e nella settimana che precedeva il fatidico giorno venivamo interrogati e valutati nell’apprendimento del Catechismo, quindi si passava alle prove per la Confessione e la Comunione. Il giorno della vigilia era dedicato al ritiro e alla penitenza, dopo aver fatto la prima vera Confessione con il sacerdote; infine i canti e le prove generali. Bisognava mantenersi puri dopo la Confessione e non peccare fino al momento di prendere l’Eucarestia. Finalmente arrivava il giorno tanto atteso, il giorno solenne della Prima Comunione. Bisognava giungere alla Comunione digiuni almeno da un’ora. Frementi, emozionatissimi, con il vestito nuovo, bello, elegante e in mano la bianca candela e l’immacolato giglio, simbolo di purezza, accompagnati dai genitori andavamo dalle Suore, che premurose ci accoglievano. Dopo le dovute raccomandazioni, dal Palazzo dell’Orfanotrofio, divisi in due file separate, quella maschile e quella femminile, incominciavamo il corteo che ci vedeva sfilare per il corso principale cantando: “O che giorno beato il Ciel ci ha dato!”
Entrando in chiesa cantavamo: “Io son cristiano, dal sacro fonte”; l’organo suonava e la messa solenne iniziava. La gioia di noi bambini era immensa, perché si assumeva per la prima volta l’Ostia Consacrata, il Corpo e il Sangue di Gesù, vivo e vero nel nostro Cuore. La nostra purezza e la nostra ingenuità erano una ricchezza di valore inestimabile. E che emozione nel ricevere l’Eucarestia! Ci sentivamo in vera comunione con Gesù. Quanta purezza… e che profumo di incenso e di santità! Dopo queste forti emozioni e terminata la funzione, baci, abbracci, saluti, foto di gruppo, foto ricordo, poi felici e contenti rientravamo a casa: ma prima bisognava andare a salutare i parenti e gli amici, dai quali si ricevevano auguri e regali. Si arrivava finalmente a casa con pacchi e pacchettini, ed euforici non si vedeva l’ora di aprirli. Quindi iniziava il gran pranzo in famiglia. Nel pomeriggio si tornava in chiesa per il Ringraziamento, si recitava il Santo Rosario e al termine della funzione sfilavamo davanti l’Altare Maggiore, dove il parroco Luigi Dies ci attendeva per consegnare ad ognuno di noi una medaglietta ricordo della Prima Comunione. Poi a un bambino scelto tra noi, il sacerdote affidava un cuore votivo d’argento legato ad un nastro; il bambino saliva su una scala e consegnava il cuore nelle mani della Madonna Immacolata. Quell’anno, l’alto onore venne concesso alla bambina Olimpia Iacono.
Le preghiere e i canti ponevano termine a una giornata bellissima e indimenticabile, una giornata che ci faceva sentire responsabilmente e orgogliosamente appartenenti all’immenso stuolo del popolo cristiano.
Anna Maria Usai