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Alla deriva… Sul dialetto ponzese. Come tutto è cominciatodi Sandro Russo & Mario Balzano
All’inizio della storia – quella troppo lunga da raccontare che ha portato infine alla creazione di questo sito “ponzaracconta” – ragionavamo intorno alla purezza della nostra lingua madre, nel senso del dialetto ponzese. Abbiamo cominciato a parlarne dapprima in quattro gatti, poi un piccolo consesso riunito dopo le 23, in estate, sulla piazzetta davanti alla Chiesa delle Forna; precisamente davanti al bar di zì’ Arcangelo (…grazie, zi’ Arcangelo!), dopo che il ristorante aveva sfollato… Ma già vagheggiavamo platee sterminate, ‘folle oceaniche’. Ai primi incontri preparavamo dei foglioni (…che foglioni!) di un grande blocco di carta appeso ad una cancellata su cui erano riportate le parole di antiche canzoni napoletane: Spingule francese e ’U’ Guarracino sono stati i nostri primi soggetti. Nel frattempo le ragazze mandavano la versione in musica (di Murolo) delle canzoni. Dunque… si sentiva la canzone e poi si analizzavano i versi, rigo per rigo, insieme agli amici lì convenuti, disponibili a ridere e scherzare, alla ricerca di parole conosciute e sconosciute; assonanze, aneddoti e ricordi… Agli incontri successivi si aggiunse Isidoro, il nostro dottore, fornito di un voluminoso vocabolario napoletano-italiano (e viceversa) cui ricorrevamo in qualità di notaio in caso di particolari difficoltà linguistiche… Perché l’idea di base – mutuata dal concetto scientifico di “deriva genetica” e applicata nel caso nostro al dialetto – era la seguente: quando da una popolazione si stacca un gruppo che rimane isolato per molto tempo dalla popolazione d’origine, esso conserva i caratteri nativi che la popolazione di partenza perde. E ancora… Lo stesso concetto è applicabile alla lingua parlata dai ponzesi emigrati in America dai primi del Novecento in avanti. Che si è mantenuta relativamente simile all’originale, mentre il ‘ponzese’ isolano si annacquava (o anche arricchiva, a seconda dei punti di vista) per l’apertura al turismo e le influenze del progresso (soprattutto della televisione) A ben vedere sembra l’esatto contrario della “deriva”: é una conservazione, ma la sostanza non cambia. Argomenti quanto mai eterogenei… dalle tecniche costruttive delle cupole ponzesi, alle bamboline di pezza (’i pupatelle) e – trattandosi delle Forna – la miniera di bentonite… Poi, come si dice, da cosa nasce cosa… Abbiamo cominciato a sentire la necessità di un archivio che raccogliesse e approfondisse i temi svolti, o qualche volta anche solo accennati, durante le nostre riunioni. Abbiamo cominciato a vederci anche nei mesi invernali, al casale di Sandro, nelle campagne di Lanuvio, e abbiamo dedicato un incontro ai vecchi cibi della tradizione isolana; decisi a sfruttare fino in fondo il detto che ‘l’appetito vien mangiando’. Sandro Russo
Un’altra testimonianza… Le sere d’estate da zi’ Arcangelo sono scene di gente semi-sdraiata ai tavolini con davanti bottiglie di birra bevute a metà; bicchieri di misture di amari orribili sia nel gusto che nei nomi, scovati dal dottor Isidoro al ripiano inferiore del bancone della compianta signora Fiorina. Come… come… come… Gli argomenti trattati sono stati tanti ma finora alquanto incompleti; pensiamo che le prime nostre serate al bar si allargheranno di parecchio con il sito “Ponzaracconta”; col vostro aiuto speriamo di riportare alla luce tutto quello che la dispettosa memoria individuale ci ha tenuto nascosto finora. Mario Balzano
Aggiornamento 2018 Riportiamo da Youtube una versione ‘storica’ di “Spingule francese” – Di Giacomo-De Leva (1888) – cantata da Renato Carosone: . . |
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