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L’amore, in Finlandia

proposto da Sandro Russo

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Dal momento che l’ho visto e mi è molto piaciuto ne scrivo pure, così si fissa e lo partecipo agli amici.

Allora… c’è questa Giorgia Meloni – per tutto il film la protagonista per me ha avuto la sua faccia: lo so che non invoglia a vederlo e forse il regista neanche lo sapeva, ma così è andata – che vive tutta sola in un mondo molto semplificato. Semplice, rispetto al nostro, ma non meno duro: c’è anche la guerra in Ucraina che echeggia dalle notizie della radio. Nello stesso mondo c’è un uomo altrettanto solo. Starebbero volentieri insieme, ma c’è sempre qualche impedimento che si frappone.
Elementare, ma anche drammatico il mondo di Kaurismaki:
– Sono depresso
– Perché?
– Perché bevo!
– E perché bevi
– Perché sono depresso!

Poi, per amore, si può anche smettere di bere, basta volerlo! Magari! Ad Aki non è successo!

Aki Kaurismäki

Una buona idea della distribuzione italiana è stata cambiare le Feuilles mortes del titolo e del commento musicale (l’abbiamo nel sito) in “Foglie al vento”; poi ci sono molti manifesti di cinema e almeno un’inquadratura da Tempi Moderni di Chaplin, con l’aggiunta di una cagnetta e un’ingessatura. E delle inquadrature semplici ma curatissime, da fare un poster con ciascuna di esse.


Non ho capito bene perché, ma è un film che ho guardato con un sorriso stampato sul viso, come era al cinema quando l’amore era semplice, i sentimenti essenziali e il mondo molto meno complicato.

 

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Dopo le mie impressioni, la recensione ben più autorevole di Aldo Spiniello, di Sentieriselvaggi, la mia prima Scuola di Cinema.

Foglie al vento, di Aki Kaurismäki

Il cinema di Kaurismäki è ormai entrato in una dimensione a parte, che solo pochi hanno conosciuto. Quella in cui racconto, forma, vita si uniscono in una semplicità assoluta.

La recensione di Aldo Spiniello su Sentieriselvaggi di uno dei migliori film della stagione

Foglie al vento, di Aki Kaurismäki

In un magnifico momento di Scusate il ritardo, quando Troisi e Giuliana De Sio cercano di prepararsi un caffè a casa del professore, partito all’improvviso, si trovano a combattere con una macchinetta per una sola tazza.
E Troisi nota come sia il più perfetto esempio di solitudine: non avere neanche la speranza che qualcuno ti venga a trovare. È una battuta che ritorna alla mente vedendo Foglie al vento, l’ultimo film di Aki Kaurismäki: la scena in cui Ansa, dopo aver invitato a cena Holappa, va a comprare un piatto e un altro paio di posate. Già, proprio il massimo della solitudine.
È ciò che salta agli occhi davanti alla gran parte dei personaggi di Kaurismäki: il loro essere marginali, “banditi” e profondamente soli. Qualunque cosa essi siano, si tratta comunque di poveri cristi che mandano avanti le giornate come possono.

Nella precarietà assoluta, lavorativa ed esistenziale, nella monotonia delle ripetizioni, tra fabbriche, supermercati, appartamenti arredati a risparmio, quasi fossero stanze di motel malandati, strade sotto il cielo grigio, buchi di bar, scovati in chissà quale periferia. Perdono il tempo. Ma è proprio a partire dalla constatazione di una solitudine comune, che può nascere una comprensione profonda, una condivisione d’affetti, fratellanze, amicizie, amori…

È quello che accade ai due protagonisti di Foglie al vento, o meglio Kuolleet lehdet, secondo la versione finlandese di Olavi Virta del classico di Montand. Lei lavora in un supermercato, ma viene licenziata perché ogni tanto porta a casa qualche prodotto scaduto: le cose da buttare appartengono alla spazzatura. Lui è un operaio, ma dopo essersi fatto male per colpa di un macchinario difettoso, viene licenziato perché beve sul posto di lavoro. Si conoscono una sera in un karaoke. Si danno un primo appuntamento, vanno a vedere I morti non muoiono di Jim Jarmusch, un film che sembra Diario di un curato di campagna di Bresson. Poi si separano, senza dirsi neanche il nome. E da lì è tutta una serie di ostacoli: biglietti smarriti, l’alcoolismo di lui, un incidente…

L’amore segue i casi della vita. E possono essere fortunati o meno. Ma di sicuro, nella sorte c’entrano i nostri limiti e complicazioni. Le ottusità e le paure che fanno sembrare confortevole l’abitudine alla solitudine. E poi i silenzi, l’ostinazione a non dare ascolto. Aki Kaurismäki racconta tutto, con il suo modo apparentemente svagato e rallentato, con quella specie di distanza che non è mai indifferenza, né sguardo dall’alto. Semmai è un’ imprevista saggezza, che tramuta il pianto in sorriso e che gli permette di cogliere quell’attimo in cui maturano i sentimenti e i pensieri e si preparano i gesti e le parole. E di renderlo praticamente infinito. Con la storia di Ansa e Holappa, vuole aggiungere un quarto capitolo alla sua “trilogia dei perdenti”, Ombre nel paradiso, Ariel, La fiammiferaia.

Eppure il suo cinema è ormai entrato in una dimensione a parte, che solo pochi hanno conosciuto. Quella in cui racconto, forma, vita si uniscono in una semplicità assoluta. Una specie di armonia classica, in cui tutto trova equilibrio, anche la miseria, il difetto, il disastro, la pena. In cui ogni canzone ha un senso concreto. Ci sono i segni del presente, con la “maledetta” guerra in Ucraina che imperversa da ogni radio. Ma ti sembra di riconoscere ovunque le tracce di un film d’altri tempi, magari Un amore splendido di Leo McCarey, con la storia del cinema che si manifesta in ogni immagine e su ogni muro. Fino all’ultimo omaggio a Chaplin. Sì, anche se possiamo essere licenziati senza preavviso, in qualsiasi istante, la speranza è un atto di volontà necessario. Ancora una volta, è un fascio di luce che squarcia l’inquadratura dagli angoli bui.

Premio della giuria al 76° Festival di Cannes

Titolo originale: Kuolleet lehdet
Titolo internazionale: Fallen Leaves
Regia: Aki Kaurismäki
Interpreti: Alma Pöysti, Jussi Vatanen, Janne Hyytiäinen, Nuppu Koivu, Martti Suosalo, Maria Heiskanen, Alina Tomnikov, Sakari Kuosmanen, Matti Onnismaa, Alma
Distribuzione: Lucky Red. In associazione con Bim Distribuzione
Durata: 81′
Origine: Finlandia, Germania 2023

 

1 Comment

1 Comment

  1. Gianni Sarro

    28 Dicembre 2023 at 09:36

    Cinema… Cinema!

    Compie sessant’anni uno dei capolavori del cinema comico: La pantera rosa (The Pink Panther), diretto da Blake Edwards. Caso più unico che raro esce prima in Italia, il 18 dicembre e poi negli USA il 31 dicembre.
    Protagonista incontrastato l’imbranato e velleitario ispettore Clouseau, magistralmente interpretato dal grandissimo Peter Sellers (*) per sei volte. Il film mette in scena una contaminazione tra la comica alla Stanlio e Ollio e la commedia sofisticata alla Cary Grant. Il risultato finale è un’esplosione di comicità dirompente e mai banale. Un meccanismo infernale che innesca una risata dietro l’altra.
    Degli altri film della saga, il secondo, imperdibile: Uno sparo nel buio, del 1964. Per una volta doppiaggio da 30 e lode.

    (*)Peter Sellers (1925-1980). Immenso ne Il dottor Stranamore di Kubrick (1964); lo abbiamo anche nel sito (Ndr)

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