Canzoni

Una canzone per la domenica (270). “As tears go by”, la stessa canzone per tre vite

di Pier Guagnetti

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Che differenza c’è in una canzone quando la canti per la prima volta, quando la canti una seconda volta e poi un’altra volta ancora?
Una canzone non è quasi mai uguale a sé stessa, dipende molto da chi la canta, dove la canta e quando la canta. Mettiamo il caso che a cantarla sia la stessa cantante, sempre davanti a un microfono ma in anni diversi, ebbene è probabile che la canzone risulti diversa.
L’età modifica la voce ma soprattutto l’interpretazione, perché la vita non è mai una sola e la canzone di una vita non è mai la stessa. Sembra questo il caso di “As Tears Go By”.

Marianne Faithfull nasce il 29 dicembre 1946 e ha avuto diverse vite da allora. La madre è la baronessa viennese Eva von Sacher-Masoch, pronipote di Leopold von Sacher-Masoch, in questo caso sembra aver avuto una parte di vita ulteriore per via ereditaria.
A soli 17 anni, “As Tears go By” l’ha resa una delle più famose star degli anni 60. A 40 anni l’ha reincisa riportandola star dopo anni di silenzio, a 71 anni l’ha cantata di nuovo consacrandola una grande della musica rock.

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Quale è la migliore versione delle tre? Avete la fortuna di poterle ascoltarle cliccando qui di seguito, a voi il giudizio. I tre brani non sono per nulla identici, ognuno rappresenta una vita diversa, una condizione umana differente. Tre anime diverse. È la bellezza della musica che può avere più vite.

Nel 1964, quando Marianne pubblica “As Tears go By”, la canzone è un successo, ma ancor più lei stessa ottiene successo (guardate bene il video).

Per la sua relazione con Mick Jagger i giornali scandalistici l’hanno tormentata; Marianne è diventata un’ossessione per la stampa. Le sue parole a distanza di anni suonano come una rassegnata verità: “La parte migliore del successo è che la gente apprezza quel che fai. La parte peggiore del successo è il successo, no? La notorietà è una tale bruttura!”.
Ma quella vita di successo sta per finire. I Rolling Stones non sono teneri con lei; la storia di “Sister Morfine”, un’altra canzone da lei voluta, è esemplare.
Jagger e Richards avevano composto la musica forse a Roma nel 1968.
Marianne scrive il testo l’anno dopo e la incide per prima su 45 giri, ma purtroppo vende solo pochissime copie. Anni dopo i Rolling Stones la ripubblicano, senza lei, sul loro famoso album “Sticky Fingers”, l’album con disegnati i jeans con una vera cerniera apribile (i meno giovani se lo ricordano ancora oggi). Su quell’album la firma di Marianne sul brano è cancellata, lei è dimenticata, forse per sempre (solo nel 1998 verrà comunque riconosciuta come coautrice del brano).


Finita la storia con Jagger, Marianne sprofonda in una seconda tragica vita, vivendo per strada intossicata dalla droga fino al 1979 quando, con l’uscita di “Broken English”, la sua musica la fa rinascere. L’album è splendido, lei anche, la sua voce è un’altra voce, scura, rauca, profonda, la sua vita è un’altra vita. È il periodo della new wave e lei cavalca quella nuova onda musicale alla perfezione. Non c’è solo la musica, c’è anche il cinema e il teatro. Marianne è un’artista completa.
A quarant’anni bisogna incidere ancora “As Tears go By”, la stessa canzone di un’altra vita.
Ascoltatela.
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La vita continua. Marianne è impegnata in mille cose, ha raggiunto un successo consapevole, la sua storia, gli scandali, la tossicodipendenza, la giovanile fragilità hanno lasciato il segno sulla sua musica, sulla sua voce. Oggi Marianne Faithfull è una delle più grandi cantanti della musica pop, era il suo destino. A 71 anni ricanta ancora “As Tears go By”, la stessa canzone di un’altra vita.

Ascoltatela.

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ATTENZIONE!!! NON LEGGETE QUESTE ULTIME RIGHE SE NON DOPO AVER ASCOLTATO LE TRE VERSIONI DEL BRANO. GRAZIE!

PS: sicuramente avrete ascoltato i tre brani, avrete espresso un giudizio, ognuno dei quali giusto. Per curiosità ora potete leggere il giudizio di Marianne sui tre brani da lei cantati. È la sua opinione personale che vale come quella di ognuno di noi.

“Mi piace l’ultima versione, quella del 2018. Pensavo che la prima versione fosse troppo luminosa e pop, la seconda troppo triste, mentre la terza è più bilanciata.”

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