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Un articolo “necessario” sul cospirazionismo in Italia, e non solo (1)

segnalato da Sandro Russo

 .

Davvero meritorio e necessario questo articolo di Stefano Cappellini su la Repubblica, per fare chiarezza sul virus del “complottismo”, che ci ha variamente disturbato, dalle “scie chimiche” ai “chip sottocutanei”, ai “terrapiattisti”, alla galassia dei “negazionisti” del Covid e dei vaccini. Anche con reiterate richieste di pubblicazione, sul sito, di video e proclami deliranti.
S. R.


L’inchiesta. Viaggio nel cospirazionismo in Italia / 1
“Hamas non ha ucciso”. La fabbrica trasversale del complottismo italiano
di Stefano Cappellini

Cosa accomuna Starbucks, la nota catena di caffetteria, e Qanon, la comunità americana di ultradestra che crede il mondo dominato da una setta di satanisti pedofili? Entrambi hanno faticato a sbarcare in Italia perché hanno trovato un mercato locale già saturo e fiorente nei rispettivi settori: i bar e il cospirazionismo.

Domenica 8 ottobre 2023, il giorno dopo le stragi di Hamas in territorio israeliano.
Sul canale Telegram “Stop dittatura” a cura di Ugo Fuoco, 40 anni, già leader del comitato “Napoli non si piega” all’epoca della pandemia di Covid, compare il seguente post: “L’attacco di Hamas è una false flag, operazione pianificata dall’alto”.
False flag, falsa bandiera,
indica operazioni svolte sotto mentite spoglie. Significa, nel caso specifico, che gli israeliani sono stati scannati da altri israeliani per giustificare l’attacco militare a Gaza. Seguono centinaia di messaggi di approvazione e migliaia di condivisioni sui diversi social.

Le operazioni false flag sono un’ossessione dei cospirazionisti di tutto il mondo. Servono peraltro a giustificare tutti gli eventi sgraditi o imprevisti o indifendibili: l’assalto dei trumpiani a Capitol Hill nel gennaio 2021? Un tranello orchestrato dai democratici.
Il massacro di civili a Bucha? Una messinscena ucraina, non li avete visti i cadaveri che si muovevano?
I feriti dalle bombe a Mariupol? Attori. Negli Usa li chiamano: crisis actors.
Molti fanatici delle armi sono tuttora convinti che fossero attori anche i genitori dei bimbi massacrati dal ventenne Adam Lanza nella scuola elementare di Sandy Hook nel 2012. La tesi: un’operazione false flag per screditare la lobby delle armi.

Quando è cominciato tutto? Quando sempre più cittadini – persone normali, elettori, non solo pazzi paranoici – hanno cominciato a credere all’esistenza dei complotti più assurdi e inverosimili
I social e il dilagare dei canali digitali non bastano a spiegare tutto. E ancora: perché, in Italia molto più che all’estero, a cadere nel buco nero del cospirazionismo sono spesso anche persone che si ritengono progressiste?

Flashback
In Italia c’è stata una vera operazione false flag che ha marchiato l’immaginario di almeno tre generazioni: piazza Fontana. La bomba dei fascisti e degli apparati deviati dello Stato fatta passare per attentato anarchico.

11 settembre 2023, sul sito di Byoblu – ci torneremo spesso, sul network creato dall’ex comunicatore M5S Claudio Messora, in questo piccolo viaggio nel cospirazionismo italiano – va in onda uno speciale sull’anniversario dell’attentato alle Torri gemelle. Invitati a parlare sono Luca Marfè, 43 anni, opinionista di punta del canale, in alcune biografie è professore di Storia contemporanea all’università “Central de Venezuela” di Caracas; il regista Massimo Mazzucco, 69 anni, autore di un documentario, 11 settembre 2001 – Inganno global e molto noto qualche anno fa tra i fautori della tesi secondo la quale gli Usa si sono abbattuti da soli le Torri gemelle.
Con loro c’è anche Manlio Dinucci, 85 anni, già dirigente negli anni Settanta del Partito comunista marxista-leninista d’Italia, piccola formazione filocinese. Dinucci ha pubblicato con le edizioni Byoblu: “La guerra. È in gioco la nostra vita” – dove il conflitto in Ucraina è considerato un’operazione anglo-americana.
Parla Marfé, che non crede alla versione ufficiale sulle Torri gemelle: «Se a New York parcheggiate in divieto di sosta, dopo 10 minuti vi portano via l’auto. Come si fa a pensare che questi aerei abbiano solcato i cieli degli Usa indisturbati? ».
Il conduttore dello speciale manda il filmato di una intervista a Franco Fracassi, negli anni Novanta redattore di un piccolo e combattivo settimanale di sinistra, Avvenimenti, qui in quanto coautore nel 2007 insieme a Giulietto Chiesa di un altro documentario, Zero, inchiesta sull’11 settembre, che dava largo credito alle tesi complottiste.
Racconta Fracassi: «L’11 settembre ha cambiato la storia della comunicazione e del giornalismo attraverso l’introduzione della parola complottista. È quello il momento in cui il dissenso viene emarginato». La libertà di parola, uno degli argomenti che servono a travisare il cospirazionismo spacciandolo per battaglia di sinistra e anti-sistema.

Mercoledì 18 ottobre 2023, su Byoblu va in onda uno speciale “approfondimento” sulla strage all’ospedale di Gaza della sera precedente. Spiega a braccio uno dei conduttori: «Secondo alcuni ricercatori i missili usati per l’attacco sono dei Jdam sviluppati dalla Boeing. Missili che, si dice, siano recentemente arrivati in forza all’esercito israeliano. Notizie da verificare, ma che potrebbero far sorgere una luce nuova su come la notizia è stata trattata dai media mainstream».
Secondo alcuni ricercatori, dunque. Chi? Non viene ritenuto utile precisarlo. Chi ha seguito il dibattito che si è scatenato sui social dopo l’esplosione all’ospedale sa che la storia dei Jdam ha cominciato presto a circolare in un ben preciso giro di account dell’ultradestra americana.

Uno dei primi a lanciare la teoria delle “bombe Jdam”, che poi bombe non sono, è stato Jackson Hinkle, un giornalista di area alt-right – la destra alternativa che sostiene Donald Trump ed è specializzata in teorie del complotto.
Due settimane fa Youtube ha oscurato il canale di Hinkle con l’accusa, ben fondata, di diffondere false notizie sulla guerra in Ucraina.
Hinkle ha reagito con una campagna di sottoscrizioni lanciata pochi giorni fa su X: «Abbiamo svelato le bugie di Israele sui bambini decapitati, ora abbonatevi qui per tre dollari se volete che continuiamo».

Il complottismo è una missione per gli adepti ma è anche un fiorente business per i suoi guru. Byoblu vive di sottoscrizioni diffuse. Sul sito vende anche occhiali da sole «riciclati dalle reti da pesca», disponibili in quattro modelli. Lo slogan: “Guarda la realtà con occhi diversi”.

Tutte le inchieste indipendenti hanno concluso che è stato un missile della Jihad a finire sull’ospedale di Gaza. La storia dei Jdam prodotti da Boeing potrebbe sembrare solo un caso di disinformazione ideologica, se non fosse per la chiosa del giornalista di Byoblu: il fatto, sottolinea, «getterebbe una luce nuova su come la notizia è stata trattata dai media mainstream».

Ciò che distingue la mentalità complottista dalla semplice teoria partigiana o dai singoli casi di fake news è sempre la presenza di un piano preordinato di menzogna guidato dall’alto. Mainstream è parola chiave dello stile paranoico. Indica le fonti mediatiche ufficiali, spesso indicate in Italia con una sineddoche: i giornaloni. L’ha usata anche Giorgia Meloni nel suo video-saluto ai militanti di Fratelli d’Italia al teatro Brancaccio di Roma, tutto costruito sulla lotta contro poteri occulti che cercano di sabotare il suo governo.

[Di Stefano Cappellini – Da la Repubblica del 25 ott. 2023 – 1/Continua]

Il file .pdf dell’articolo: La Repubblica del 25 ott. 2023. S. Cappellini Inchiesta sul complottismo..pdf

Cospirazionisti
Dall’alto (nell’art. in formato .pdf): il canale Telegram “Stop dittatura”; il post di Jackson Hinkle che accusa Israele di aver bombardato l’ospedale di Gaza; lo speciale di Byoblu sull’11 settembre con Luca Marfè, Manlio Dinucci, Massimo Mazzucco e Franco Fracassi

 

1 Comment

1 Comment

  1. Segnalato e riportato in Commenti a cura della Redazione

    30 Ottobre 2023 at 11:20

    È molto pertinente all’articolo di Cappellini quest’Amaca d Michele Serra, di qualche giorno fa; ma starebbe bene anche a commento di quello sulla Stupidità.

    L’amaca
    Verso un finale psichiatrico?
    di Michele Serra – Da la Repubblica del 25 ottobre 2023

    Si legge che una candidata di punta del partito di destra favorito per le elezioni argentine (quello di Javier Milei, “anarco-capitalista”, chissà che accidenti vuol dire) è terrapiattista; nega che nel suo Paese (quello dei desaparecidos) sia mai esistita una dittatura militare; è una appassionata praticante del cosplay, cioè si veste spesso da Catwoman. È una signora bionda molto appariscente e ha una marea di follower.
    Non so se qualcuno lo sta già facendo, ma bisognerebbe collezionare le notizie congeneri (ce ne sono a bizzeffe).
    Convergono verso una ipotesi abbastanza terrorizzante, e però non liquidabile con un’alzata di spalle: che l’umanità, specie nella sua parte chiamata genericamente “Occidente”, sia entrata in una fase di collasso psichico che non solo non deve farci sorridere, ma deve preoccuparci parecchio. Con il Welfare così malmesso, una pandemia di tipo psichiatrico non ha la minima possibilità di trovare la dovuta assistenza.
    Sulla scelta di avere come seconda identità un fumetto non mi pronuncio, dopotutto anche io penso, nei pensieri del dormiveglia, che avrei potuto essere il centravanti dell’Inter. Però preferisco non presentarmi in società con la maglia nerazzurra numero nove. Ma sul terrapiattismo è più difficile sorvolare. Il terrapiattista è uno che abbandona la realtà, ha deciso di sortirne, di farne a meno: e la realtà è la sola cosa che ci unisce. Che una terrapiattista (vestita da Catwoman) possa dunque diventare una influente leader politica significa che non lei, ma la società nel suo complesso, è in serie difficoltà mentali. E siccome stiamo parlando di persone come noi, che vivono in mezzo a noi, limitarci a fare due risate è puro cinismo.

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