Economia

A domande irrispettose risposte fantasiose. E viceversa

di Francesco De Luca

 

Cittadini benestanti – Comune povero

Domanda – Chi è il cittadino?
Risposta – Chi è iscritto nell’anagrafe di un Comune. I residenti.

D (omanda) – In cosa consiste il ‘benestare’?
R (isposta) – Consiste nel vivere dignitosamente. Riferito ai Ponzesi occorre aggiungere che nell’anno l’impegno lavorativo dura tre mesi.

D – E’ una definizione oggettiva, scientifica, o no?
R – E’ una definizione empirica. Dettata dall’esperienza di questi ultimi 30 anni. Non c’è migrazione. C’è un trasferimento progressivo della popolazione stanziale nelle città costiere ( Formia, Itri, Minturno, Terracina, Latina ) da ottobre ad aprile. Trasferimento in abitazione propria, acquistata coi profitti dell’attività turistica. Attività imprenditoriale, visto che si sono moltiplicati le case per affitto estivo, i B&B, gli affitta-barche, i ristoranti, i bar, i negozi. In estate quasi tutta la popolazione giovanile trova occupazione nelle imprese turistiche. In autunno c’è chi riprende gli studi, chi va all’estero per lavoro temporaneo, gli altri rimangono a Ponza, occupandosi in modo occasionale e sporadico. Le condizioni strutturali dell’isola permettono alla popolazione residente di vivere dignitosamente.

D – Cosa si intende per  ‘Comune povero’?
R – Un Comune con un bilancio in rosso. Tale che non è in grado di affrontare impegni se non di ordinaria prestazione.

D – Non convince.
R – Come non convince? Il Comune  di Ponza è intrappolato in una voragine: quella di impinguare le casse erariali perché deve affrontare il grosso debito di bilancio.

D – Ma allora non è azzardato affermare che la popolazione isolana nel suo insieme è benestante e che il Comune, al contrario, è povero.
R – Certo, non è azzardato, anzi, è pacifica questa costatazione.

D – Come si è giunti a questo stato di cose?
R – Si è giunti operando in modo da non infastidire gli elettori. Da decenni l’ operare amministrativo è stato quello di vivacchiare.

D – No, no… la risposta è subdola, non spiega niente.
R – Non dice niente di esplicito, ma la risposta è corretta. L’ Amministrazione ha cercato ( da cinquant’anni ) soltanto  il consenso degli elettori, ha lasciato fare loro ogni abuso, ogni extra, ogni azzardo. L’imprenditoria turistica isolana ha manovrato come ha voluto. Anzitutto ingrandendosi a dismisura, senza una programmazione pubblica, impossessandosi di spazi, pagando una miseria autorizzazioni, muovendosi con disinvoltura fra le inadempienze. Quali inadempienze? Le tasse.

D – Le tasse?
R – Sì, le tasse: quella per le attività che usufruiscono del suolo pubblico, quella sull’immondizia, sugli attracchi, sugli spazi, sulle case, sui locali da commercio.

D – Non si pagano le tasse?
R – No, le tasse si pagano, ma con tempi rallentati, con rate a piacimento, con modalità disinvolte.

D – E il contenzioso?
R – Il contenzioso viene praticato poco, si tende a non urtare l’elettorato, a tenerselo buono.

D – Anche se…
R – Anche se questo rende più fragile l’apparato burocratico, impoverisce il Comune e, insieme, anche il sistema ecosistemico.

D – Cosa vuol dire questo?
R – Vuol dire che le isole, per la loro natura, devono ( dovrebbero ) essere governate con rigore. Per mantenere il loro potere attrattivo devono ( dovrebbero ) essere conservate con severità. Terra, coste e mare devono essere monitorate con pervicacia. Il che impone obblighi per tutti e non permessi per tutti.

D – Cosa c’entra questo con ricchezza e povertà?
R – C’entra… perché ogni aspetto è collegato all’altro. La natura con la cultura, lo scarno periodo invernale col ribollìo del periodo estivo, le bellezze da godere e da preservare contro il degrado, il profitto privato in sintonia con la ricchezza del pubblico.

D – Ma questa è una utopia!
R – Sì… ma la realtà attuale porterà al disastro.

D – Utopia contro disastro?
R – No… utopia per rimediare al disastro.

D – Risposte fantasiose…
R – No, risposte precise a domande altrettanto puntuali.

D – E allora ne faccio una provocatoria: cosa bisognerebbe fare, come bisognerebbe operare?
R – E’ una domanda illogica. Le soluzioni ai problemi vanno prese da chi opera nel settore perché conosce i meccanismi e le dinamiche interne…

D – Va beh, questo significa defilarsi…
R – No, significa riconoscere il proprio ruolo. Chi sta al di fuori della struttura operativa, proprio in conseguenza della sua visione, propone soluzioni, lancia idee, sapendo bene che esse devono passare attraverso il setaccio delle possibilità burocratiche.

D – E allora?
R – Allora dico che un  maggior controllo su quanto si compie nella grande industria turistica ponzese sarebbe augurabile. Un controllo da effettuarsi su una  raccolta di dati  accertati. Sui dati, divisi per settore, uso, destinazione, durata, licenze, programmare interventi. Mirati. Sui trasporti marittimi, quelli terrestri, viabilità, ricettività, sugli attracchi ( pubblici e privati ).

D – Una programmazione megagalattica… ?
R – No, una programmazione settoriale, che non voglia essere definitiva ed esaustiva. Al contrario, una programmazione temporanea e limitata ai settori esaminati. Sperimentale. Che avvii una consuetudine ad intervenire nelle funzioni pubbliche con spirito collaborativo. Non in combutta  con la popolazione, bensì in sintonia.

D – Siamo di nuovo all’utopia…
R – Occorrerebbe provare. Utopia è una parola… qui si tratta di fatti.

 

 

NdR: la foto di copertina è di Rossano Di Loreto

1 Comment

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  1. Enzo Di Fazio

    27 Settembre 2023 at 19:54

    L’incipit di Franco – cittadini benestanti – Comune povero – contrasta con un dato: quello del reddito pro-capite dei ponzesi residenti (quindi quelli, più degli altri, chiamati a pagare le tasse) che, stante ai dati rilevati nel 2020, risulta essere il più basso della provincia di Latina (13.022 euro); più basso della cugina Ventotene (14.794), più basso di un comune come Campodimele (15.277), che vive essenzialmente di proventi rivenienti da attività rurali e da redditi di pendolari. Rimando i lettori per i particolari all’articolo “Il reddito dei ponzesi, analisi sui dati del 2020” pubblicato sul sito il 12 maggio 2022.
    Franco che vive la realtà ponzese, per utilizzare quelle due parole, “cittadini benestanti”, evidentemente sa che quel reddito pro-capite non dice tutta la verità. Per il semplice fatto che a Ponza, come peraltro in tutt’Italia, c’è tanta evasione ed elusione.
    Vorranno pur dire qualcosa alcuni numeri.
    Il debito pubblico dell’Italia a luglio 2023 sfiora i 2.850 miliardi (tra i più alti al mondo), la ricchezza degli italiani (anche se non equamente distribuita) è (dati Bankitalia 2021) di oltre 11.000 miliardi, di cui oltre 6.000 rappresentati da ricchezza finanziaria e 5.000 da attività reali (immobili). La differenza tra questi due dati stride abbastanza.
    Il prodotto interno lordo è (dati 2022) di 1.900 miliardi. L’evasione (dati 2022) circa 100 miliardi, pari a 5,3% del PIL e a tre manovre finanziarie
    Le cifre non dicono tutto ma aiutano a capire la realtà.
    Ponza è un microcosmo e, in piccolo, esprime per certi versi le anomalie dell’intero Paese. Anche quelle riguardanti i rapporti tra politica ed elettorato

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