Botanica

La vita segreta dei nomi delle piante (seconda parte)

di Sandro Russo

Per la prima parte, leggi qui

Si diceva prima di Linneo e della sua genialità di raggruppare nella stessa famiglia – e a ragione, come fu stabilito solo in seguito, in base all’assetto cromosomico – piante diversissime tra loro per aspetto, dimensioni, fiori e semi: eppure lui vi identificava quel che di comune che le faceva appartenenti ad un’unica famiglia! Ma pochi dicono di Linneo è che egli era anche un eclettico e un animo di poeta. In moltissime denominazioni di piante il Nostro è immaginifico e raffinato.

Un esempio per tutti: la Belladonna (Atropa belladonna) è una pianta mortale per il suo contenuto di atropina, una delle sostanze più utilizzate in farmacologia e in medicina. Linneo l’accomuna ad Atropo, quella delle tre Parche che recide il filo della vita (le altre due, Cloto e Lachesi, filano e tessono la tela della vita). ‘Belladonna’ perché il succo diluito della pianta, instillato nell’occhio secondo un’antica usanza araba poi diffusa anche in Sicilia, provoca dilatazione delle pupille e uno sguardo ‘sognante e ammaliatore’, secondo i canoni  di bellezza del tempo; in realtà, temporaneamente private della capacità di accomodazione dello sguardo, le poverine non riuscivano a ‘mettere a fuoco’ gli oggetti vicini e quindi non vedevano bene.

Altre ‘belledonne’: fiori di amarillide (Amaryllis belladonna – Fam.  Amaryllidaceae). Linneo prese il nome dalla pastorella Amaryllis, che nell’equivalente greco significa ‘splendente’, dalle Ecloghe di Virgilio. Attenzione! I bulbi e altre parti della pianta sono velenosi.
A Ponza – è raccontato qui –  la questione dei nomi è risolto praticamente con il nome del Santo che ricorre al tempo della fioritura, così questa pianta è nota come “il giglio di Santa Candida” [sebbene con i gigli (Lilium spp.) non abbia  niente a che vedere]; poi abbiamo “le rose di Santa Rita” e tante altre…

Collegato alla bellezza muliebre anche il nome di questa comune pianta dei muri, l’ombelico di Venere (Umbilicus rupestris – Fam. Crassulaceae), per la peculiare forma delle foglie con un incavo centrale

Di Venere non si dimentica niente, come è per il nome di questa elegante felce dei luoghi umidi e ombrosi: il capelvenere, Adiantum capillus-Veneris – Fam. Adiantaceae. Le delicate foglie verdi si distaccano da uno stelo sottile, nero e lucido

Celidonia (Chelidonium maius – Fam. Papaveraceae) è una pianta erbacea spontanea, potenzialmente tossica. La sua etimologia è ambigua: dal greco chelidòn, rondine o da ‘coeli donum’, dono del cielo) per le sue proprietà medicamentose [come altre Papaveraceae ha azione purgativa e sedativa e un’azione spasmolitica sulla muscolatura liscia; il suo lattice (giallo) viene usato per uso esterno contro le verruche].

Croco (Crocus sativus – Fam. Iridacee) detto anche ‘lingua di fuoco’

La spezia ‘zafferano’ è costituita dallo stimma trifido del fiore. Il croco è originario dell’Asia, tra il Kashmir e l’India; l’uso dello zafferano si diffuse successivamente all’Africa settentrionale, dove probabilmente ebbe origine il nome: ‘Za’faran’ o ‘jafaran’ in arabo, dal persiano antico ‘sahafaran’, derivato dalla parola ‘asfar’, che significa giallo. Peraltro ‘crocus’, il nome botanico della pianta, deriva dal greco krokos, che come l’arabo kurkum significa anch’esso ‘giallo zafferano’. Nomi e significati che si inseguono attraverso il tempo e nelle diverse culture!
Nella foto, la raccolta del pregiato zafferano del Kashmir, considerato il migliore del mondo. Il lavoro è durissimo; bisogna stare piegati per ore perché i fiori sono alti pochi centimetri e occorrono circa 75 mila fiori per produrre un Kg di stimmi freschi, che dopo il processo di essiccamento si riduce a soli 200 gr.

Il mondo delle piccole piante è affascinante, anche se spesso passano inosservate. Non è da tutti farci attenzione, ma per i pochi fortunati ci sono tesori di forme e colori. Tra esse, comunissima e discreta, c’è la cimbalaria dei muri. Il nome deriva dalla forma delle foglie, assimilate ai cimbali, piccoli dischetti di metallo applicati alle mani e alle caviglie per produrre suoni durante il ballo.

Cimbalaria (Cymbalaria muralis – Fam. Plantaginaceae, già Scrofulariaceae). E’ una minuscola pianta con piccoli fiori complessi, che vegeta nei muri e tra gli anfratti; quasi ovunque in realtà, dove lo sguardo abbia l’attenzione di andarla a scovare

Insomma, uomini o Dei, i nomi alle cose e a tutte le creature qualcuno dovrà pure averglieli dati; il problema rimane irrisolto, ancorché affascinante; come resta da spiegare perché in molte lingue si è dato lo stesso nome a quest’altra piccola pianta selvatica dai fiorellini celesti…

Myosotis campestris (Fam. Boraginaceae) dal greco mys (topo) e otis (orecchio), per l’aspetto delle foglie, allungate e pelosette. Per una volta l’estro poetico di Linneo fallisce!

Il nome comune, universalmente diffuso della pianta, è ‘non-ti-scordar-di-me’: ‘ne m’oubliez pas’, ‘forget me not’, ‘vergiss mich nicht’, ‘no-me-olvides’ e perfino ‘niezapominajki’, in polacco. Racconta la leggenda che si tratti dell’estremo messaggio di un innamorato che si è sporto troppo sulle rive del fiume, per cogliere proprio quei fiori per l’amata; prima di caderci dentro ed essere travolto della corrente, li lancia all’amata: – Non ti scordar di me!
Oppure – “Non ti scordar di me!” – può essere stato gridato dall’esile voce del fiore a richiamare per un istante l’attenzione del Creatore che ha dimenticato – unica tra tutte le creature viventi – di dargli un nome.
E Lui gli dice: – Ti chiamerai proprio così: ‘non-ti-scordar-di-me’!

E non dev’essere stata l’ultima dimenticanza del Creatore se anche un’altra pianta e relativo fiorellino, minuscolo, si ritrova lo stesso nome (popolare) “non ti scordar-di-me”.
Si tratta di Veronica persica (fam. Plantaginaceae), anche noto come “occhi della Madonna”: anche la storia della Madonna che in varie icone  viene raffigurata con gli occhi celesti è un bel quesito per un antropologo culturale!

Ma non è finita… – riferiscono fonti apocrife.

Il Creatore ha  appena risolto – con bello stile, bisogna riconoscere – la questione del nome del fiore, che una vociona, ben più potente ancorché  accorata, lo investe:
– NON TI SCORDAR DI ME!
– Oh no! …Ancora!
Stavolta non è un fiore. Ed è anche molto grossa, come dimenticanza! …Un animale enorme, grigio e rugoso, quattro zampone come colonne, una lunga proboscide prensile e due eleganti zanne ricurve in avorio.

Facile adesso criticare, ma mettetevi un po’ nei panni del Padreterno… E’ stanco, ha lavorato duro per sei giorni e questo animalone qui ora lo importuna perché ha dimenticato di dargli un nome… Si può capire che Lui gli risponda un po’ brusco:
Va’, va’..! Le prime parole che sentirai sulla tua strada, quello sarà il tuo nome! …Va’ ora!

L’animale si guarda intorno perplesso; tutt’intorno a lui c’è solo deserto… D’altra parte non può mica contraddire il Capo!
Si avvia lungo quella plaga desolata, pensando tra sé e sé:
Dice bene, Lui… Qui non c’è anima viva… E intanto cammina cammina, con il suo passo pesante Tumb… tumb…
Chi mai potrò trovare, in questo deserto, che mi possa dire una parola – pensa, e va avanti… Tumb… tumb… All’improvviso, in lontananza, intravede un’oasi.
Speranza! – pensa l’animale innominato – magari trovo qualcuno e finalmente avrò questo benedetto nome.
Entra nell’oasi, ma non c’è anima viva.
Vede ad un tratto l’insegna di un bar.
Un bar..!? Che ci fa un bar quaggiù? – pensa, ma si rende conto di avere una gran sete, ed entra – seppure con qualche difficoltà – nel locale.
C’è una ghiacciaia in un angolo; la apre con la proboscide e comincia a tirarne fuori bottiglie:
– Coca-cola… coca-cola …Io le odio le coca-cole – pensa.
Intanto, per l’aspettativa, gli è montata una sete smisurata; continua a scartare bottiglie con apprensione crescente…
– Coca-cole, coca-cole… pensa; ormai è agitatissimo; tira giù l’intera ghiacciaia estraendo deluso una bottiglia dopo l’altra…
Niente… tutte coca-cole – pensa disperato. Tira fuori l’ultima bottiglia, ancora di coca-cola…
E LE FANTE? – grida ad alta voce.

Si sente un rombo, caratteristico della presenza del Divino:
– HA..!

***

Chiudo con delle ultime parole di Calvino sulla ‘Visibilità’, dal suo ultimo saggio (incompiuto), “Lezioni americane” che mi ha fatto da guida inapparente lungo tutta questa trattazione

“Comunque tutte le ‘realtà’ e le ‘fantasie’ possono prendere forma solo attraverso la scrittura, nella quale esteriorità e interiorità, mondo e io, esperienza e fantasia, appaiono composte della stessa materia verbale… (…) …pagine di segni allineati fitti come granelli di sabbia rappresentano lo spettacolo variopinto del mondo in una superficie sempre uguale e sempre diversa, come le dune spinte dal vento del deserto”

[Italo Calvino da: ‘Le lezioni Americane’ (1985) – IV. Visibilità; Oscar Mondadori, 1993]

Molte altre schede botaniche, di stretto interesse isolano sono presenti nel sito, nella serie dal titolo generale: “Passioni botaniche ponzesi”

Immagini  da Search for “Passioni botaniche ponzesi”

[La vita segreta dei nomi delle piante – 2 – Fine]

***

Appendice dell’8 luglio (cfr. Commento di Biagio Vitiello)

Foto inviate:

Lo Smilax aspera ha piccole spine simili ad ami

Confermo la tua predilezione per le piante piccole che possono dare grandi sorprese (qui la mia Cymbalaria muralis)

Anthillis barba-Iovis (fam. Leguminosae) non era citata nel tuo articolo; qui un mio esemplare

Risponde Sandro:
Biagio, nel sito c’è tutto, basta cercare. La Barba di Giove (almeno citata) la trovi qui: “Il Fieno (2). Le piante selvatiche”

***

Appendice dell’11 luglio 2023 (cfr. Commento di Roberta Bartoletti)

Caro Sandro,
sebbene non sia io sempre puntuale nella lettura di mail.., ho visto i tuoi scritti belli sul mondo della natura ed ammirato la tua attenzione verso fiori e piante. Ti faccio i complimenti! Solo un animo gentile può osservare “la gentilezza” delle colorate creature che ci circondano e che sempre più vengono poco rispettate!
Bravo!! Ti abbraccio.
Mi fa piacere inviarti un mio brano, suonato dal mio gruppo: “Sonate”, dedicato alle donne che emigrano…

 

 

5 Comments

5 Comments

  1. Biagio Vitiello

    8 Luglio 2023 at 10:29

    Anche nel mio “Giardino botanico ponzese” sono presenti piante che citi e mostri nel tuo articolo. Confermo che le piante piccole e sconosciute ai più sono tra le più interessanti.
    Foto allegate all’articolo di base a cura della Redazione

  2. Paola Annibali

    9 Luglio 2023 at 08:58

    Caro Sandro
    è un po’ che non mi faccio sentire presa dal decespugliatore ed altre incombenze che mi hanno offuscato l’intelletto. Oggi sono al mare per una vacanza di un paio di settimane. Ho letto saltuariamente i tuoi articoli e stamattina questo mi ha ricongiunto con il piacere della lettura.
    Mi ha ricordato Rinaldo, anche lui appassionato di piante per lo più officinali, che non perdeva occasione per farmi notare qualche felce nascosta od altro di cui non ricordo il nome.
    È stato un piacere.
    A presto,
    Paola.

  3. Carlo Antonio Secondino

    9 Luglio 2023 at 21:14

    Come sai, Sandro, ti leggo sempre con molto interesse, che questa volta è stato anche particolare, date le mie scarse conoscenze in materia di botanica. Un vero “trattatello”, il tuo articolo, godibile per una molteplicità di ragioni: intanto, è ricca la tua “rassegna” delle piante, alcune più o meno note, altre sconosciute (almeno a me); è scrupolosa la precisione scientifica, resa lieve dalla fantasia (che, a tratti, ti porta a colorare le argomentazioni di gradevole virtuosismo stilistico, come avviene talvolta per il musicista), con cui illustri la storia e le caratteristiche di ciascun esemplare.
    Gli aneddoti, poi, cui ti rifai come si è fatto ricorso, anticamente, al mito per dare significazione a cose e a fenomeni naturali, rendono piacevole l’intera, interessante, trattazione, arricchita, peraltro, da magnifiche immagini.
    Trovo bella ed opportuna la citazione da “Le lezioni americane”, di Italo Calvino: un vero monumento alla funzione delle parole, all’importanza della scrittura.

  4. Roberta Bartoletti

    11 Luglio 2023 at 06:26

    Caro Sandro,
    sebbene non sia io sempre puntuale nella lettura di mail.., ho visto i tuoi scritti belli sul mondo della natura ed ammirato la tua attenzione verso fiori e piante. Ti faccio i complimenti! Solo un animo gentile può osservare “la gentilezza” delle colorate creature che ci circondano e che sempre più vengono poco rispettate!
    Bravo!! Ti abbraccio.
    Mi fa piacere inviarti un mio brano, suonato dal mio gruppo: “Sonate”, dedicato alle donne che emigrano…

    Il pezzo musicale è stato allegato all’articolo di case, a cura della Redazione

  5. Pino Moroni

    25 Luglio 2023 at 05:28

    Caro Sandro,
    preso dal Festival delle Letterature e dalla rassegna Quo vadis al Foro, non ho fatto alcun commento alle tue due puntate su “La Vita segreta dei nomi delle piante”.
    Come hai fatto notare, sono ormai anni che parli di questi piccoli e grandi fratelli e sorelle ed anche delle altre specie (animali), di cui lo scrittore Jean Baptiste Del Amo ha scritto un bel libro Regno animale ed ha letto un inedito al Festival delle Letterature, avvertendo che abbiamo già perduto il 68% dei vertebrati, che non solo hanno la spina dorsale ma hanno anche cuori pulsanti.

    Noi abbiamo anche visto il film Annihilation (ancora su Netflix) in cui la mescolanza dei tre mondi (animale, vegetale e minerale) è evidenziata alla maniera della S.F. (Science Fiction). Ma questa mescolanza è in fondo concreta, perché se respiriamo è per le piante e se abbiamo bisogno col caldo di magnesio e potassio ce lo danno i minerali, di cui siamo anche composti. Più mescolanza di così!
    Come al solito Lorenza ha scritto un capolavoro sul regista che ho amato di più in questa ultima stagione Rodrigo Sorogoyen (As Bestas).

    Un abbraccio.
    Pino

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