Cala dell'Acqua

Il desalinatore di Cala dell’Acqua: un simbolo d’indifferenza e mancanza di rispetto

di Emilio Iodice
traduzione di Silverio Lamonica

Gennaio 1966, New York era in una morsa di gelo e piena di neve. Gli autoveicoli avanzavano lentamente lungo le strade. Le auto, innumerevoli, erano ammantate di bianco.

Metropolitan Opera House of New York, c 1900

Mio fratello Raffaele era il titolare di un’azienda di autotrasporti; consegnava tessuti in tutta la città. Lo aiutavo a guadagnare per pagare i miei studi universitari.
Giungemmo sul retro di un vecchio edificio.
Ralph tirò fuori un grosso rotolo di stoffa.
Portalo all’addetto alle consegne – disse. Era un rotolo di velluto rosso molto prezioso, lungo cinque metri e pesava oltre settanta chili.
Me lo caricai sulla schiena: provavo dolore sotto quel peso.
Entrai da una banchina di carico, facendomi strada goffamente lungo due rampe di scale.
Non sapevo dove andare.
Su uno dei piani, mi voltai verso uno spazio aperto: era un palcoscenico.
Ormai sfinito, misi giù il rotolo.
Rimasi a bocca aperta, pieno di meraviglia: mi trovavo in un magnifico teatro.
Era stupendo coi suoi lampadari di cristallo, affreschi, palchi decorati in oro e file di poltrone rivestite di velluto rosso. Non potevo credere ai miei occhi!
Venne da me una guardia. Porta quel tessuto nell’ufficio sul retro – ordinò deciso.  Gli chiesi: Che posto è questo?  Mi guardò come fossi un marziano. –  Questo è il Teatro dell’Opera Metropolitan – mi rispose.
Rimasi sbalordito.

Metropolitan Opera House of New York, 1937

Ero sul palcoscenico dove cantavano Enrico Caruso e Beniamino Gigli! Ero dove dirigevano l’orchestra Arturo Toscanini e Leonard Bernstein!
Era la visione più stupenda che mi sia mai apparsa!
Era colmo di migliaia di luci simili a stelle che scintillavano nelle gallerie, circondando soffitto e pareti.
Il mondo lo definiva: l’Aureo Ferro di Cavallo.
Provai la sensazione di essere in una maestosa cattedrale creata da Dio e dall’uomo per un fine speciale e una missione divina.

Dodici mesi dopo fu demolito!

Io piansi.
Guardavo con orrore  i muri, le finestre, il tetto, le porte e il palcoscenico del teatro dell’opera più famoso d’America mentre venivano schiacciati e polverizzati da gru con gigantesche sfere di metallo e bulldozer.
Secoli di storia e di sacre tradizioni finirono in frantumi e in polvere.
Nella mia mente sentivo ancora le voci dei tenori e dei soprani e immaginavo lo scenario, i colori e le luci.
Tutto finito nel nome del progresso!
L’indifferenza e la mancanza di rispetto distrussero quell’antica struttura, piena di ricordi, di ideali e di storia.

Poche persone, in buona fede, si batterono legalmente e con coraggio, mettendo in evidenza la sua magia, al fine di salvarlo dall’assalto dell’ambizione e dell’avidità che lo portarono, inesorabilmente, ad una ignobile fine.
La legge fu indifferente, fredda e silente, riluttante ad ascoltare le ragioni, per le quali un simbolo di umanità non doveva essere distrutto.
La giustizia non riuscì a salvare uno dei più meravigliosi teatri della terra. Migliaia di persone che lavoravano nel grande auditorium, persero il lavoro.

Dopo pochi mesi, apparve un centro di abbigliamento nel luogo dove un tempo sorgeva il Teatro dell’Opera Metropolitan di New York.

Come fu possibile che in un’area di 19 milioni di abitanti, l’unico modo di costruire un nuovo grande negozio fosse quello di demolire un monumento della musica, della bellezza e dell’arte, famoso a livello mondiale?

La gente della città più ricca del pianeta si mostrò indifferente e irrispettosa per le sorti di uno straordinario punto di riferimento, che rappresentava l’anima e il cuore della cultura, della tradizione e del turismo di una metropoli.


Cala dell’ Acqua (da Pro Loco di Ponza)


Cala dell’Acqua (da Pro Loco di Ponza)

È la stessa indifferenza e mancanza di rispetto con cui vengono demoliti i Teatri dell’Opera, a porre  fine ad una delle più belle attrazioni turistiche italiane, Cala dell’Acqua nell’isola di Ponza.
In quel luogo sorgerà un desalinatore, simbolo di progresso, avidità, indifferenza e mancanza di rispetto per l’ambiente, la natura e la bellezza stessa.
Non ci saranno più le migliaia di turisti che di solito visitano e s’immergono in quelle acque cristalline e le innumerevoli barche che entrano ed escono dalla baia. Le centinaia di famiglie che dipendono da Cala dell’Acqua per la loro sussistenza, non avranno più lavoro.
Quelle persone sulla sedia a rotelle che desideravano fare il bagno nell’unico posto di Ponza che poteva accoglierle, non potranno più farlo.

Nel giro di dodici mesi Cala dell’Acqua finirà: sarà un residuo di ciò che molti chiamano “progresso”.

Invece, cadrà nell’indifferenza della gente che non rispetta più il proprio territorio, o vede Cala dell’Acqua come un luogo sacro, dove Dio e l’uomo hanno lavorato per mettere insieme la magia del mare e l’amore per la natura.
Poche persone coraggiose hanno cercato di salvare questa baia stupenda, dove i Romani costruirono un acquedotto per fornire di acqua fresca l’isola.
È il luogo dove i marinai antichi e moderni, per secoli hanno caricato e scaricato merci per portare lavoro e commercio a Ponza e collegarla alla terraferma.
Qui nuotavano e pescavano i miei genitori e i miei antenati.

Migliaia di famiglie ponzesi, stabilitesi nelle varie parti del mondo, hanno un forte ricordo di Cala dell’Acqua.

Cala dell’ Acqua (da Frammenti di Ponza)

Pochi cittadini di buona volontà hanno supplicato i politici, si sono appellati ai giudici, agli ambientalisti e alla popolazione isolana, affinché si battessero per preservare un habitat così bello che nessun uomo sarebbe stato capace di creare o immaginare.
Invece, i leader politici hanno ben altro in agenda.
I tribunali rimasero silenti e indifferenti nell’ascoltare argomenti forti e validi e al popolo non interessava abbastanza lottare per il proprio oggi e per il proprio domani.

Che fine ha fatto questa magica isola che molti chiamano la Perla del Mediterraneo?

Chiaia di Luna (da Ponza Racconta)

Cala d’Inferno, dove la leggenda vuole che Ulisse si sia fermato per trovare le sirene e  Circe, la mitica maga, è chiusa da 30 anni.

Cala d’Inferno (da Ponza Racconta)

L’unico modo per raggiungere questi luoghi meravigliosi è noleggiare una barca.
Solo chi ha soldi può godere di ciò che una volta era gratuito.

È incredibile che mandiamo un uomo sulla luna e non possiamo aprire questi posti magnifici e, invece, chiudiamo di più per arricchire alcuni interessi particolari.

Cala dell’Acqua subirà la stessa sorte di altri luoghi meravigliosi di Ponza, dove la gente comune potrebbe fare il bagno senza spendere una fortuna per noleggiare una barca.
È forse l’ultimo posto in cui una persona comune può nuotare e godersi uno degli angoli più incantevoli creati dalla natura.
Noialtri che abbiamo lottato, atteso e sperato che ragione, equità e onesta volontà politica si unissero per fermare questa follia, abbiamo sbagliato.

Arrivo a Ponza dei mezzi meccanici per la costruzione del dissalatore
(da Repubblica)

Sono arrivati i giganti a spazzar via i nostri sogni di giustizia.

Lavori in corso (foto Emilio Iodice)

Sono giunti i mostri per distruggere e demolire.

La trivella all’opera (foto Emilio Iodice)

Guardavamo inorriditi le macchine schiacciare e perforare le rive di Cala dell’Acqua.
Abbattono, rompono e demoliscono per far posto al progresso.

Chiedo, in un’area di 7 chilometri quadrati ed una popolazione di tremila abitanti, non c’è altro posto dove mettere un dissalatore se non a Cala dell’Acqua?

Oggi i nuovaiorchesi guardano al passato con tristezza, repulsione, disgusto e rabbia, chiedendosi come abbiano potuto abbattere il Teatro dell’Opera Metropolitan.

Un giorno i ponzesi si chiederanno: come abbiamo potuto distruggere Cala dell’Acqua?

A seguire i commenti di alcuni cittadini ponzesi riportati dalla nostra pagina facebook.

16 Comments

16 Comments

  1. Vittoria Marcone

    8 Maggio 2023 at 10:49

    C’erano tanti posti dove mettere il dissalatore, ci avete RUBATO la spiaggia, è una vergogna.

  2. Ivana Scotti

    8 Maggio 2023 at 10:50

    Cala dell’Acqua come Cala Fonte, la Caletta del porto, Frontone sono il simbolo della decadenza totale di un paradiso terrestre che per ingordigia si è voluto e si vuole distruggere. Questa è una società che non può avere futuro. Tutto ciò che è bello deve essere distrutto. Tutto ciò che è vita deve morire .
    Io mi sento persa di fronte allo scempio che l’uomo sta portando avanti e se mi guardo indietro ho tanti rimpianti.
    Avanti poi, non ci provo nemmeno più a guardare perché non vedo futuro. Dove sono le forze politiche, i giudici, gli ambientalisti e tutti quelli che dicevano di essere salvatori della patria? Vedo tante costruzioni nuove, tante colline distrutte, tanta immondizia e tanto degrado Forse si è perso il senso di quello che è la vita.
    A sentire tanti avremo un futuro in cui tutto sarà perfetto, ricco di cose perfette, di macchine perfette.
    Questo per me è allucinante. Io non credo più a niente. Questo non è il mio mondo, non è la vita che voglio.

  3. Mina Onida

    8 Maggio 2023 at 10:50

    Meritiamo davvero di estinguerci visto come siamo bravi a deturpare e a distruggere le bellezze naturali che abbiamo

  4. Giulio Ri

    8 Maggio 2023 at 10:51

    Parole sante

  5. Raffaele Zocchi

    8 Maggio 2023 at 16:09

    Ma perché un bel tubo sottomarino che porta l’acqua potabile dal Circeo a Ponza non sarebbe meglio? Impatto zero, acqua veramente potabile e ridotti costi di manutenzione. Ah, già, ma poi non mangia piú nessuno…

  6. Maria Giuseppina Ferraiuolo

    8 Maggio 2023 at 16:10

    Ivana Scotti, si possono sprecare fiumi di inchiostro per scrivere sulla decadenza della nostra isola e i suoi luoghi incantevoli che perdiamo giorno dopo giorno per ingordigia di qualcuno che di fronte al denaro si venderebbe la madre. Basta guardarci intorno, al posto delle bellezze naturali dell’isola si vedono schifezze e si continua a stravolgere tutto sotto gli occhi indifferenti dei ponzesi stessi, abituati a brontolare mentre si dovrebbe prendere un vero provvedimento a nome di tutto il paese!
    Dovremmo partire tutti insieme per frenare la corsa alla distruzione dei luoghi più belli dell’isola. Luoghi che vengono puntualmente e continuamente deturpati da alcune attività menefreghiste che pensano solo ai loro vantaggi. Poi si dovrebbe assolutamente fermare ed evitare il desalinizzatore che non è altro che uno scempio per la nostra isola!

  7. Antonella Vitiello

    8 Maggio 2023 at 16:12

    Abbiamo perso un’altra cala, siamo un popolo di omertosi, tutti zitti , mentre questo scempio è sotto gli occhi di tutti ! Vergognoso.

  8. Giovanna Coppa

    8 Maggio 2023 at 16:13

    Antonella Vitiello il silenzio, brava, non riesco proprio a capire QUESTO SILENZIO.
    C’è stato più rumore per un’attività commerciale che per questo scempio

  9. Marisa Mazzella

    8 Maggio 2023 at 16:14

    Fate solo chiacchiere.

  10. Danilo Conte

    8 Maggio 2023 at 16:15

    Complimenti ad Ivana Scotti che ha riassunto come vanno le cose! descrivendo un sentire comune “ma in realtà di pochi”! Fino a qualche anno fa ero orgoglioso di essere ponzese ora quando me lo dicono mi “offendo” rispondo spesso che i ponzesi sono altro… non mi sento più legato a questo popolo che ha distrutto un paradiso… la speculazione dilaga dettando legge! In realtà tutto parte proprio dallo Stato che da sempre ha usato questo lembo di terra per dissipare risorse pubbliche per interessi di gruppi di potere… la stessa miniera e ciò che ne è conseguito “morte, distruzione, emigrazione, nessuna bonifica ne sono l’esempio… ma la cosa va oltre… il pai e la famosa “attenuazione del rischio crolli” ne sono altri esempi… i collegamenti marittimi altrettanto… la villa delle tortore altro… questa “anarchia ponzese” dove chi è più bravo fa… in realtà è un gioco più grosso di noi tutti e dei nostri mammasantissima che risultano essere solo pedine di un gioco molto più grosso! I cittadini “onesti” non possono far altro che guardare e subire questo come un male incurabile! Chi ha capito è già emigrato e penso che presto o tardi mi unirò a loro!

  11. Raffaele Pacifico

    8 Maggio 2023 at 16:16

    E’ l’evoluzione dei tempi, non si può nulla.
    La fine è un po’ più vicina.

  12. Lucia Vitiello

    8 Maggio 2023 at 16:20

    Mi ricordo sempre la miniera è stata chiusa con poche persone, e adesso che si è fatto per tutto ciò?
    Dove sta il popolo, particolarmente quello fornese, visto che Le Forna – la parte più bella – è diventata una discarica.
    Tutto ciò è vergognoso.

  13. Emilio Iodice

    9 Maggio 2023 at 16:53

    La nuova legge, salva il mare, richiede dissalatori studi ambientali prima che vengano attuati. Dov’è lo studio per Cala dell’Acqua? Perché le autorità non lo hanno richiesto per iscritto?

  14. Annamaria Nocerino

    9 Maggio 2023 at 18:32

    Quando la regione stanzia soldi per le isole la prima è Ponza, così è stato per il Veliero, ora il dissalatore. Le amministrazioni si vendono, o vendono, o distruggono.
    Il Veliero metà è morto, la villa delle tortore, la vecchia miniera…
    Ma io mi domando: perché nessuno ci aiuta a manifestare, a fare venire la televisione, tutto lì sta. Bene?

  15. Ciro Vitiello

    9 Maggio 2023 at 18:33

    ANCORA BUGIE ED ILLUSIONI
    E così dopo tanti anni di promesse e bugie, Cala dell’Acqua e la zona della ex miniera SAMIP (comprensorio 13), diventeranno una zona industriale?
    Grazie alle lungimiranti amministrazioni, che nel momento di valutare costi e benefici, hanno ritenuto giusto valutare solo i benefici per Acqualatina, non tenendo conto dei danni che si andranno a fare la dove la miniera ha lasciato una ferita ancora sanguinante.
    Inoltre è diventato il tormentone degli ultimi decenni “facciamo il Porto a Cala dall’Acqua”, e soprattutto in campagna elettorale, dove fanno a gara a chi la spara più grossa.
    Sembrava che dovevamo solo mettere i corpi morti e prendere le cime degli aliscafi provenienti da Anzio, Terracina e Circeo, ed il porto era pronto. Ma come al solito ecco un altro Pinocchio che ha gettato un po’ di fumo su Cala dell’Acqua e su tutta la comunità di Le Forna, facendoci credere che il porto a Cala dell’Acqua era cosa fatta.
    Ma anche questa notizia non interessa a nessuno, il disinteresse più totale, l’asservimento assoluto ai governanti, la paura e l’invidia, fa di Ponza e dei ponzesi una comunità disgregata e sempre più isolata (e non dal mare), dove banchettano quelli che in questa situazione hanno solo da guadagnarci e speculare.
    Sveglia Ponza!

  16. Emilio Iodice

    11 Maggio 2023 at 12:17

    Incredibile, quante persone hanno commentato il mio articolo. Sono sorpreso e sconcertato. Per sette anni abbiamo combattuto una battaglia legale per salvare Cala dell’Acqua. Solo poche brave persone che hanno commentato questo articolo hanno sostenuto la nostra causa. Dov’erano tutti gli altri? Adesso si lamentano ma dov’eravate tutti quando avevamo bisogno del vostro aiuto?

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