Racconti

La Pasqua con Pasquale

riceviamo da Pasquale Scarpati e volentieri pubblichiamo

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Brevi note buttate giù al volo, tra un’incombenza e l’altra…
Non sono io: è l’Isola che mi perseguita! Per esempio, mentre stavo pensando a tutt’altro, non ritrovo una foto antica di Ponza nella sala d’aspetto della dottoressa di famiglia!? (non ho potuto fare a meno di notare quante meno case rispetto ad oggi, sui Guarini di allora!)
Pasquale

Ponza. Panoramica del Porto, 1954

Caro Compare (*) e cara Redazione
Ho letto sul sito ciò che ha scritto Franco circa il rito del Venerdì santo e del fucarazzo. Se non erro di fucarazzi ce n’erano due: uno si accendeva sotto Mamozio ed era alimentato da “quelli” del Porto ed un altro a Sant’Antonio alimentato da noi (tant’è che io andavo a “rubare” i pennicilli da nonna Tummetella ai Conti: e si può immaginare già la fatica… per portarli giù. Cosa non si faceva!).
Detto per inciso: una volta l’organizzai sulla Banchina nuova quando mio fratello aveva il vapoforno. Ma fu veramente un fuoco di paglia – durò poco – sia perché il fuoco era alimentato soprattutto da cartoni e qualche tavola (avanzata) sia perché lo si fece un solo anno.
Ma quello che già ho scritto un’altra volta è che tra i due fucarazzi vi era una certa competizione. Si discuteva sulla grandezza del falò e qualcuno, il perdente, non sapendo a cosa appigliarsi, discuteva sulla sua durata.
“Sì – asseriva – il nostro forse era più piccolo ma è durato più a lungo: lo vedi dal ceppo finale!” Questo per ciò che riguarda i falò.

‘U fucarazz del Venerdi santo di quest’anno, a Ponza (foto inviata da Vincenzo Ambrosino)

Ma, a proposito della sacra rappresentazione sulla Punta Bianca con il Cristo che si schiodava e che mi metteva un po’ di timore come nel film Marcellino pane e vino, sarei curioso di conoscere chi partecipava a quella rappresentazione, chi interpretava i vari ruoli (o forse è già stato detto!) Sia ben chiaro, dico questo non per sminuire ciò che ha scritto Franco o per rintuzzare, ma a mo’ di integrazione (spesso lo scritto non traduce veramente ciò che si vuole dire: a volte non ha tono!).

Marcellino pane e vino (Marcelino pan y vino) è un film spagnolo del 1955 diretto da Ladislao Vajda, il cui protagonista, Pablito Calvo, all’epoca aveva sei anni

Un’ultima cosa: ho letto ciò che riguarda la vicenda del dissalatore e spero che aderiscano in molti alla discussione perché, a mio avviso, è veramente interessante. Nel contempo mi pongo una domanda (che riguarda anche qualsiasi argomento): Perché, come avviene purtroppo da sempre, non si è seguito da vicino tutto l’iter? Chi prende certe decisioni non è certo venuto dal cielo (anche se, in questo caso, l’acqua… viene da lì)! Ci sarà stato, pure, un ingegnere, un addetto, un amministratore che è andato sul posto ed ha visto e valutato! Che ha preso decisioni. La gente, gli interessati non ne sapevano nulla? Non avrebbero potuto fare, pubblicare, contattare, sottoscrivere petizioni fin da subito, a tal proposito? Oppure non hanno potuto o voluto far nulla? Aspettando gli eventi, cullandosi delle promesse (soprattutto di quelle delle opposizioni: perché, si sa, quando si è all’opposizione si può dire tutto, anche di far piovere e far venire il Sole a comando, salvo poi, una volta al governo, rimangiarsi in toto o in parte ciò che si è detto! Perché la realtà si presenta per quella che è. Ma nel contempo, però, mi è lecito dubitare se, nel momento in cui esplicano le promesse, siano stati in malafede o in buona fede!).
Il principio di rincorrere le decisioni già prese più che seguirle da vicino nel loro iter, dalla loro nascita, è valido un po’ dappertutto, della serie “Lontano, lontano…” (checché ne dicano i detrattori). Questo non so se è voluto (certo fa comodo a chi… fa comodo), se è un retaggio della storia, se…
Comunque dibattere importanti problematiche, soprattutto locali, fin dall’inizio, potrebbe far bene. Non solo per ciò che è inerente alla questione di quel momento ma anche e soprattutto per prendere una coscienza civica anche per gli eventuali problemi futuri. Si sa: ci vuole tempo, costanza, pazienza, insistenza, partecipazione attiva ed anche… passiva. Come ad esempio stilare una petizione e andare in giro a far firmare da chi non ha tempo o non ha voglia. Se non altro, a mio avviso, molte posizioni verrebbero chiarite.

Di nuovo buona Pasqua (sic!) e anche Pascone a tutti voi e al Lettori, da… Pasquale


Nota
(*)
– Per consuetudine Pasquale co-indirizza a Sandro Russo, e lo chiama ‘compare’ per un antico legame: pare che il nonno materno di Sandro, Ciccillo Zecca, sia stato il compare di cresima di suo padre e gli antichi dicevano che si resta ‘compari’ per sette generazioni! (ndr).

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