Stampa

Le basi filosofiche della guerra, ‘polemos’ vs ‘logos’

proposto da Sandro Russo

.

Ricevuto come segnalazione da Luciano del gruppo whatsapp “Dialettica”, da Avvenire di ieri, 14 febbraio 2023; ne propongo la lettura come (rara) voce di ragionevolezza e di pace in una stampa polarizzata in fronti contrapposti.
S. R.

Eraclito, il filosofo del panta rei

Eraclito, la guerra, la verità e noi: una lezione che non si esaurisce
Oltre il conflitto distruttivo con umana ragionevolezza
di Amos Bertolacci

Uno dei primi filosofi greci, Eraclito di Efeso, tra il sesto e il quinto secolo avanti Cristo è famoso per aver detto che il conflitto (polemos) è «padre di tutte le cose e di tutte re», richiamando l’attenzione sulla guerra come dimensione costitutiva del cosmo.
Secondo Eraclito accanto alla guerra e al conflitto c’è un’altra forza «che è sempre» e secondo cui «tutte le cose avvengono», sebbene gli uomini stentino a comprenderla, cioè il logos, un termine greco che può essere tradotto come “ragione”, “discorso” o “parola”. Gli studiosi tendono a considerare polemos e logos principi contrapposti nella filosofia di Eraclito.
Un primo grande insegnamento ci proviene dal filosofo greco: la guerra è radicata e diffusa intorno a noi e dentro di noi molto più profondamente di quanto saremmo portati a credere ed essa tende a opporsi e a contrastare il logos, cioè la ragionevolezza, il dialogo la veridicità del parlare. Attualizzando l’insegnamento di Eraclito, potremmo dire che la guerra militare, cui tutti assistiamo attoniti da quasi un anno in Ucraina e in molte altre parti dimenticate del mondo, è un riflesso di questa ineliminabile e universale conflittualità che porta l’uomo a fare guerra ai suoi simili, sui campi di battaglia come nella vita di tutti i giorni, negli scontri tra eserciti come nelle relazioni interpersonali, e a sopprimere così facendo quel raziocinio che lo contraddistingue.

L’opposizione tra polemos e i tre sensi suddetti di logos, sancita da Eraclito ai primordi della nostra civiltà occidentale ci permette di intendere meglio altrettanti aspetti della realtà della guerra di tutti i tempi.
Da un primo punto di vista in quanto opposta alla ragione, la guerra è per sua natura irrazionale.  Ciò comporta che in una situazione di guerra i contendenti sono soggetti a perdere il lume della ragione e a lasciarsi guidare da una furia cieca da cui è velleitario aspettarsi che si liberino da soli.
Anche una prospettiva totalmente irragionevole come un conflitto nucleare su scala mondiale potrebbe essere un deterrente inefficace per contenere la follia della guerra e impedirne l’escalation.

In secondo luogo, in quanto antitetica al discorso, per sua natura la guerra sopprime il dialogo. L’assenza di dialogo non solo è dimostrata dall’inefficacia delle diplomazie e dall’inutilità delle delegazioni destinate a rimanere  “lettera morta” durante una guerra; essa funge anche da indicatore di ogni situazione di conflitto, sia bellico che non bellico, cosicché vi è inevitabilmente guerra, in un modo o in un altro, ovunque non vi sia dialogo.

Da un terzo punto di vista, infine, se la prima vittima della guerra è la verità ciò accade perché la guerra, per prima cosa uccide la parola portatrice di verità.
Le dichiarazioni contrapposte dei contendenti sono meri flatus vocis, incapaci di spiegare la reale portata di un conflitto e le vere cause che lo scatenano, come vuote parole sono i loro proclami di intenti.
Se non può esservi pace senza giustizia, sicuramente non può esservi giustizia senza che la parola di verità, uccisa dalla guerra, sia riportata in vita e protetta (come «foglia appena nata», direbbe Ungaretti).
In tutti e tre i casi c’è bisogno di un agente terzo che sia super partes e infonda ragionevolezza, crei dialogo, stabilisca verità tra le fazioni in conflitto. Gli organismi internazionali, i mezzi di comunicazione, gli studiosi della materia hanno un compito-ineludibile in tal senso.
Eraclito è uno dei filosofi antichi che Dante Alighieri nella Divina Commedia pone nel Limbo (Inferno IV, 138) tra i grandi personaggi del passato che non meritano la condanna all’Inferno, sebbene, in quanto non battezzati, non possano attendere salvezza nel Purgatorio o goderla nel Paradiso.

L’audace mossa dantesca di inserire nel Limbo filosofi pagani come Eraclito, assieme addirittura a pensatori musulmani come Avicenna e Averroè, spinge a guardare all’insegnamento di Eraclito con uno sguardo cristiano.
In questa prospettiva non è esagerato affermare che il polemos, la guerra si contrappone per natura non solo al logos di cui il filosofo greco parla, ma anche al Logos, di cui parla il Prologo del Vangelo di Giovanni, cioè di quel Verbo di Dio che l’evangelista identifica con Gesù Cristo.
In effetti il cristianesimo sia ortodosso sia cattolico e protestante, viene gravemente ferito, offeso e screditato dalle vicende della guerra in Ucraina, dove da quasi un anno dei religiosissimi cristiani si azzannano l’un l’altro e dei venerandi patriarchi della religione del Crocifisso giustificano e fomentano una guerra sanguinosa.
Promuovere ragione, dialogo e verità in un contesto di guerra – come papa Francesco continua a fare in modo limpido – significa alleviare la passione del Verbo, in Ucraina come altrove, e creare occasioni per una resurrezione della vita in ogni paese martoriato da conflitti.

[Di Amos Bertolacci – Scuola IMT Alti Studi Lucca (1) – pubblicato su Avvenire (2) del 14 febbraio 2023]

 

(1) – La Scuola IMT (istituzioni, mercati, tecnologie) Alti Studi, con sede a Lucca, nasce nel 2004 ad opera di tre soggetti: l’Università di Pisa, la Fondazione lucchese per l’alta formazione e la Ricerca (FLAFR) e il Consorzio inter-universitario di studi avanzati (CISA), che comprendeva la Luiss Guido Carli, la Scuola Superiore Sant’Anna e il Politecnico di Milano.

(2)Avvenire è un quotidiano italiano a diffusione nazionale fondato il 4 dicembre 1968 a Milano. È nato dalla fusione di due quotidiani cattolici: L’Italia di Milano e L’Avvenire d’Italia di Bologna (da cui ha mutuato il nome). Tra i quotidiani italiani, si piazza al quarto posto nelle classifiche di diffusione. Si autodefinisce «quotidiano di ispirazione cattolica» nel senso che è un giornale fatto da cattolici, ma che vuole essere interessante anche per coloro che non sono credenti.

Immagine di copertina: Eraclito, olio su tavola di Hendrick ter Brugghen, 1628, Rijksmuseum (Amsterdam)

L’articolo in formato .pdf: Avvenire 14 febbr. Art. di Amos Bertolacci

Clicca per commentare

È necessario effettuare il Login per commentare: Login

Leave a Reply

To Top