Storia

Da Collecaprio

di Francesco De Luca

Tutti ad arrovellarsi per dare un significato a questa parola. Calmi… calmi… Collecaprio è l’antico nome del luogo oggi chiamato Calacaparra: l’ultimo agglomerato urbano in Ponza, venendo dal Porto.
E’ menzionato nell’aureo libro di Vincenzo Bonifacio: Pontio: l’isola di Pilato, a pag. 113.

Il ‘topos’ ossia l’origine del nome riporta al termine ‘capra’, ed è verosimile che lì mandrie di ovini fossero padrone del territorio, almeno fino al 1700.
Oggi luogo di residenza di Ponzesi chiamatisi pomposamente ‘zarrisi’, dalla matrice  ‘zar’  ovvero ‘signore’. Si considerano infatti, e sono, i signori di quel lembo di terra che termina con a chiana ’u cienzo’. ‘Chiana’ ovvero spianata, e tale appare il breve altopiano che sovrasta i caseggiati. U cienzo, in quanto ultimo territorio dell’isola sottoposto a censimento, con la fine della colonizzazione borbonica.
Questa ipotesi cozza con un’altra spiegazione che si trova spiattellata ovunque e fatta derivare dall’espressione italiana ‘piana incenso’, dove l’incenso diviene l’elemento dominante che apporta significato alla denominazione.
L’incenso… e quale attinenza avrebbe questo prodotto con quel territorio? Per me nessuna ma… se ci sono spiegazioni… ben vengano!

Calacaparra, stamane 16 ottobre, era godibilissima e, fra le sue bontà possiede anche la presenza di un ottimo professionista, Michele. Un oculista che fa brillare gli occhi sia in continente e sia nel suo natìo borgo, dove visita i compaesani. Vecchi, donne, signorine e bambini a controllare da lui il bene prezioso della vista.
Si instaura un chiacchierare che conforta l’animo perché si tocca con mano la sapienza dei padri, l’ironia con cui essi affrontavano gli eventi che non si spiegavano. L’ignoranza che aguzza l’ingegno, non quella che abbrutisce.

Orbene Veruccio (e poteva mancare questo nome?) ’u Bilanciere aveva una questione importante da discutere col sindaco. Andò sul Comune e fu ricevuto dall’allora sindaco Vincenzo De Luca (dal 1867 al 1898). Iniziò ad esporgli il caso ma fu interrotto dal Sindaco che gli disse: “Questa è una questione che dobbiamo affrontare a quattr’occhi, non è cosa semplice…”.
Veruccio se ne andò e di lì a pochi giorni ritornò in Comune con un amico. Si presentarono al Sindaco che rimase interdetto: “ma… ti avevo detto…”. E Veruccio, che aveva un occhio solo (era minorchio) rispose: … ma io e vuie ’nce arrevammo maie a quatt’uocchie, perciò aggio purtato n’amico”.

Ecco… cosa vi avevo detto? L’intrattenersi con gli amici è una grazia di Dio.
Qual è l’amico con cui ho chiacchierato?

Salvatore Aprea, lo avete già conosciuto come apprezzato maestro d’ascia. E oggi? – Sto costruendo quattro modellini, duie vuzze e duie brigantine. Pe’ Natale aggia ferni’.

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