Attualità

I giovani davanti alla realtà della guerra. La risposta di Serra

segnalato da Sandro Russo

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Uno shock per tutti, questa guerra, per noi adulti ma ancor più per i giovani, che (qualche volta) abbiamo pensato vivessero in un mondo a parte. Sembra che ancora non si rendano conto di quanto sta succedendo; che questa realtà è anche la loro.
Ho apprezzato tanto questa risposta di Michele Serra ad una giovane lettrice, sulle pagine del Venerdì di Repubblica (del 22 aprile 2022) – particolarmente in occasione della ricorrenza del 25 aprile – che ho pensato di parteciparla ai lettori del sito. 

Caro Michele Serra,
per noi giovani non esiste un problema guerra, perché non costruiamo più il nostro pensiero impostando ogni rapporto secondo il modello binario forte/debole. Il mondo in cui viviamo in Occidente è globalizzato e femminista e credo che lo smarrimento dei giovani di fronte a quanto sta accadendo ne sia la dimostrazione. Preciso che cosa intendo per società femminista: una realtà impostata sulle qualità da sempre individuate dal mondo maschile imperialista come femminili (debolezza, subalternità, pace, tolleranza, ecc…). Oggi le persone non si definiscono più uomini e donne che si impongono l’uno sull’altra, ma individui fluidi con pari dignità di praticare liberamente una propria personalità, qualsiasi essa sia. Per noi giovani non esistono limiti alle possibilità di amare, vedere e conoscere il mondo. Per queste ragioni, quando ci chiedete un giudizio sulla guerra o quando ci chiedete di combattere per la nostra libertà, rimaniamo interdetti. Queste domande non fanno parte del nostro linguaggio, l’unica cosa su cui possiamo discutere è la modalità migliore per mostrare sulla scena del mondo la realtà che abbiamo intessuto tra cortei pacifici e piccoli gesti quotidiani. Ciò non significa schierarsi per la Russia o per l’Ucraina, significa portare i nostri corpi su quei confini bombardati, sventolare bandiere di pace e sorridere con pirandelliana ironia dell’insensatezza di un evento che non ha nulla a che vedere con il tempo storico che pratichiamo. È arrivato il momento di vivere secondo i nostri valori di sostenibilità e pace. Vogliamo poter essere semplicemente persone. Individui che praticano pacificamente il mondo, che rispettano l’altro chiunque esso sia e amano la terra contribuendo attivamente alla sua sopravvivenza. Io credo davvero che un corteo di pace sia la soluzione a una guerra inutile, voluta e combattuta da uomini che pensano secondo principi sorpassati e destinati inesorabilmente a estinguersi.

Angela Calderan


Risponde Michele Serra
La libertà è un lusso
Cara Angela, credo di capire nel profondo quello che vuoi dire, anche al di là delle parole che hai usato. Lo capisco e lo condivido, perché “praticare pacificamente il mondo” è quanto ogni persona di buona volontà vorrebbe poter fare. Quanto all’idea che il mondo possa essere salvato dai valori “femministi”, e femminili, è davvero una delle ultime speranze che ci rimane. Ma ora cerca di capire me, anche al di là delle parole che uso, perché la guerra ha reso le parole ancora più inadeguate di quello che già sono.

La libertà è un lusso. Un lusso così prezioso che non sapremmo più farne a meno: per noi occidentali, ormai, è un bene diffuso, come il pane. Ma per miliardi di umani per i quali vivere significa quasi solamente poter lavorare, mangiare, avere un riparo, allevare dei figli e obbedire ai capi, la sola forma percepibile di libertà è la sopravvivenza fisica. La democrazia e la libertà così come io e te le intendiamo non sono uno stato di natura: sono una conquista del benessere, e ci sono voluti secoli per arrivarci. È quello che noi cosiddetti occidentali, sbagliando, non riusciamo a capire, confondendo la nostra storia con quella del resto del mondo, e credendo che basti mostrare “ai selvaggi” quanto siamo virtuosi perché si convertano, con le buone o con le cattive. Tu prova a parlare di diritti individuali, di genere fluido e di libertà sessuale in una fabbrica indiana, o tra i coscritti tuoi coetanei dell’esercito russo: non farai in tempo a scappare…

Il resto del mondo è retto, in larga parte, da ciò che si chiama genericamente Tradizione. Capi potenti e indiscussi, che governano secondo tradizioni sociali e religiose quasi del tutto impermeabili alla tua idea di una vita “fluida”, non ossificata, fatta di libere pratiche individuali. Se Putin leggesse la tua lettera riderebbe di te. Lo ha detto in modo molto chiaro, con l’appoggio del suo prete-vassallo (il patriarca di Mosca), che la sua è una guerra ideologica. Contro l’Occidente decadente, la libertà sessuale che considera con odio e disgusto, l’Europa dei diritti che vorrebbe vedere morta, perché poco virile, poco combattiva, molto viziata.

Si chiama Reazione. È sempre esistita, dopo ogni Rivoluzione, cercando di soffocare nel sangue ogni forma di cambiamento. I carri russi che entrano in Ucraina sono i carri della Reazione. Non c’è capo della destra sovranista europea che non abbia simpatia per Putin, e disprezzo per l’Europa dei diritti, anche se per prudenza elettorale non osa confessarlo. Non illuderti, Angela, che la Reazione arretri di fronte ai tuoi (e miei) cortei arcobaleno, al tuo (e mio) desiderio di pace e di libertà. Non rimanere interdetta, come scrivi, quando si parla di “combattere per la libertà”: la vita è una lotta senza fine, niente è gratis, niente è dato per sempre. Se poi questa lotta potesse essere combattuta solo con le tue armi – la tolleranza e l’amore per la Terra – io ne sarei entusiasta. Ma ho paura di no, ho paura che non basti. La guerra, il nazionalismo, la sopraffazione non sono, purtroppo, cose “sorpassate”. Il tempo, come vedi, non passa abbastanza in fretta, la guerra e lo sterminio, le città sventrate, i civili uccisi, sono terribilmente contemporanei. I soldati che vanno ad ammazzare e farsi ammazzare non sono vecchi, Angela: sono tuoi coetanei. Mi dispiace doverti dire che siamo tutti coinvolti, anche chi della logica della guerra non sa che farsene, non la capisce, la respinge.

Dal Venerdì del 22 aprile 2022

3 Comments

3 Comments

  1. Tano Pirrone

    25 Aprile 2022 at 09:27

    Partigiani della pace dall’Atlantico agli Urali
    Luciana Castellina, Il Manifesto, 24 aprile 2022
    25 APRILE. Noi “ingenui irrealisti pacifisti” suggeriamo ai nostri governanti “realisti” di smettere di credersi a cavallo, in una battaglia risorgimentale per la patria, di capire che la guerra è oggi altra cosa, E’ più brutta. E più inutile
    Se ricordo bene, le variopinte bandiere della pace, inventate da un movimento molto più giovane della Resistenza, si sono sempre mischiate nelle manifestazioni a quelle rosse dei partiti cui gli iscritti all’Anpi hanno sempre fatto riferimento. E, portati dai sindaci di tante città, ai gagliardetti blu con le medaglie ricevute dai loro comuni per la partecipazione a quella lotta.
    Quest’anno l’intreccio avrà un significato particolare perché stiamo vivendo un’altra drammatica esperienza che ha rinsaldato il legame fra associazioni pacifiste e associazioni partigiane. Nella comune convinzione che la guerra è sempre il sanguinoso sbocco di una pace fallita, un bagno di sangue che produce e sollecita altri orrori.
    Perché la guerra è sempre brutta, finisce per indurre anche i giusti a compiere i gesti più ingiusti: la nostra parte, giusta per l’appunto, non ha forse finito per gettare la bomba atomica su Hiroshima o ad ammazzare migliaia e migliaia di abitanti di Dresda con bombardamenti che non smossero più di tanto i nostri cuori. Perché eravamo in guerra.
    Non è un caso che quando in Europa si combatté, negli anni ’50, la prima battaglia di massa per la pace – in favore dell’appello ai 4 grandi possessori della bomba atomica perché si impegnassero a non usarla- quel movimento prese il nome di “Partigiani della pace”. E Picasso disegnò il suo simbolo, una bellissima colomba, a testimoniare quanto orrore per la guerra provava chi l’aveva combattuta e chi invece l’aveva conosciuta attraverso i racconti.
    E’ stato, questo “ripudio della guerra”, come dice con un aggettivo molto forte la nostra Costituzione, in contraddizione con il sacrosanto diritto dei popoli a difendersi dall’aggressore? O, peggio, una manifestazione di codardia, un tradimento morale di chi invece, come i partigiani nel ’43, le armi le ha impugnate ? O non è piuttosto l’ammonimento a combattere contro tutte le aggressioni senza ricorrere alle armi, tanto più quando con ogni evidenza non riuscirebbero in alcun modo a porre fine allo scontro e rischierebbero anzi di innescare un tremendo conflitto mondiale? Le incredibili accuse di tradimento mosse all’Anpi, che oggi dice No all’invio di armi all’ Ucraina, sarebbero un ‘offesa ai partigiani che hanno invece usufruito di quelle che furono loro fornite nel ’43?.
    Come non fosse evidente che quella guerra mondiale era allora esplosa già da quattro anni, che chi li aiutava era in campo dietro alla stessa trincea e il comune nemico era ormai quasi sconfitto. La Resistenza impedì che i ragazzi italiani fossero arruolati di forza nelle milizie fasciste e li fece invece diventare combattenti per accelerare la fine ormai visibile della guerra. La differenza non è da poco; allora le armi aiutarono ad accelerar e la fine della guerra, oggi sono lo strumento che finirebbe inevitabilmente per diventare lo strumento che può farla divampare ovunque.
    La “silenziosa seduzione” – come l’ha recentemente definita un editoriale dell’Avvenire – per indurci tutti a pensare che con le armi nelle mani dei ragazzi ucraini si potrebbe sconfiggere la Russia, e ove questo risultasse impossibile, che giusto sarebbe a quel punto il coinvolgimento attraverso la Nato di tutto l’Occidente – serve ad abituarci all’idea che la violenza è un arma indispensabile. A far sfuggire ogni realistica consapevolezza che, anche solo per un gesto imprevedibile di qualcuno sul campo, sparasse energia nucleare da una delle armi tattiche, così immergendo il mondo in una guerra mai vista. Ignorare questo scenario è il micidiale imbroglio perpetrato ai danni dell’Ucraina e dell’umanità.
    Perché Zelenski non ci dice – lui e i suoi tanti potenti alleati – come pensano di porre fine al massacro del suo popolo?
    “La priorità – ha detto il cancelliere tedesco Scholz – è impedire che la Nato vada a un confronto militare con la Russia”. Finalmente uno che ragiona (la sua intervista allo Spiegel è stata quasi ignorata). Persino il suo vice “verde” lo attacca per questo.
    E allora cosa bisognerebbe fare? Noi “ingenui irrealisti pacifisti” suggeriamo ai nostri governanti “realisti” di smettere di credersi a cavallo, in una battaglia risorgimentale per la patria, di capire che la guerra è oggi altra cosa. E’ più brutta. E più inutile. Serve, per difficile che sia, ricercare un dialogo, a tutti i costi, e dunque non dichiararsi felici perché la Nato è oggi più compatta: perché non servono i patti fra amici ma quelli coi nemici, come recitava lo slogan del movimento pacifista negli anni ’80.
    E serve – se vogliono essere realisti – proporre un disegno del mondo che ponga fine all’arrogante pretesa dell’Occidente di poter fare tutto quanto proibiscono agli altri di fare (e si tratta di moltissime cose). Se il mondo fosse più giusto sarebbe più facile vincere una guerra contro l’orrenda aggressione russa all’Ucraina e trovare il sostegno del popolo russo nella campagna contro Putin. Serve meno, per liberarsene, minacciare di chiedere al tribunale dell’Aja di impiccarlo, anche se ne saremmo tutti felici.
    Nella sua ultima enciclica, Fratelli tutti, papa Francesco ci ha ricordato di quando, nel pieno della guerra chiamata Crociate, 800 anni fa, il santo di cui ha assunto il nome, ha preso il suo bastone e ha traversato tutti i Balcani per andare ad incontrare il Sultano. Il nemico. Oggi i viaggi sono più facili, e si potrebbe fare di più.
    Intanto tutti, Anpi, pacifisti, gli uomini e le donne di buona volontà, ognuno con la sua bandiera, alla marcia di Perugia e alle celebrazioni del 25 aprile. (Stia tranquillo Provenzano, che mi dispiace assai perché lo stimo, si sia unito al coro accusando l’Anpi e tutti noi di essere “equidistanti” fra Russia e Ucraina). La sola cosa sulla quale non siamo equidistanti, ma decisamente contro, è la Nato.
    E l’Europa starebbe meglio se non ci fossero più basi militari dall’Atlantico agli Urali.
    Come avremmo potuto fare quando un bel pezzo di sinistra europea, socialdemocratica ma anche Berlinguer in Italia, chiesero di rendere politica concreta quello slogan. E ci fu chi non lo permise.

  2. Tano Pirrone

    25 Aprile 2022 at 09:32

    A proposito di Luciana Castellina…
    Commento a caldo: conosco Luciana Castellina dai tempi dell’esodo dal Pci, militavo con loro, a Palermo. Vederla arrivare ogni tanto era come assistere alla comparsa di una dea. Bellissima, intelligente, affascinante, colta, guerriera combattiva, lucida analitica sempre perfettamente nel ruolo, com’era l’immensa Rossana Rossanda, com’era l’Apollo rivoluzionario Lucio Magri, cui facevo da guardia del corpo; com’era quel tizzone sempre acceso di Parlato, grandissimo intellettuale spuntato fra pietre e terra inaridita; com’era Vittorio Foa, che mi ha insegnato l’umiltà della conoscenza e la forza della pazienza… a questa fonte ho bevuto, e da loro ho ricevuto la sete e la fame di sapere e di lottare cercando di comprendere qual era la linea politica da seguire. Il grande Maestro Mao diceva in quei tempi che in politica in una determinata situazione la linea da seguire non poteva essere che una; bisognava indagare fino in fondo per trovarla, cominciando dal negare prima di tutto le evidenze. Mai partire dalle certezze, dall’evidenza sfacciata, dalla ragione dei tanti; accontentarsi di trovare la situazione bella e pronta. La verità è pudica, sta nascosta, teme di essere vista e riconosciuta, perché la verità è scandalo, è fiume che risale dal mare verso la sorgente, è sole che sorge la sera e torna indietro nel tempo, è bestemmia e dolore. Chi vuole la verità deve scavare nell’anima e nella carne, accettare la solitudine e lo sconforto.
    Ho rincontrato Luciana Castellina un paio di anni fa alla presentazione di un libro, all’Auditorium; quello di Ritanna Armeni, Mara. Era l’ottobre del 2020. Le ho ricordato dei nostri incontri nella federazione di Palermo. Le ho ricordato degli altri grandi compagni e l’ho ringraziata. Loro mi hanno fatto capire cos’era veramente la politica, che non è mai estremismo barricadiero, né comodo rifugio in posizioni perfettamente mediane; che la politica ha l’uomo al suo centro e come fine. Mi portarono dentro il laicismo come scelta profonda di vita…

  3. vincenzo

    25 Aprile 2022 at 10:37

    Io amo Serra, lo amo perché è didattico anche per lettori adulti come me e Sandro.
    Angela è giovane e vuole vivere il mondo, in pace, libertà forse dimenticando la giustizia. Viene spiegato ad Angela che il suo desiderio di vivere è prostrato da quegli uomini brutali che non amano il nostro modello di sviluppo democratico, questi, barbari ancora nel XXI secolo sono legati alle tradizioni “sociali e religiose quasi del tutto impermeabili alla tua idea di una vita “fluida”, non ossificata, fatta di libere pratiche individuali. Se Putin leggesse la tua lettera riderebbe di te. Lo ha detto in modo molto chiaro, con l’appoggio del suo prete-vassallo (il patriarca di Mosca), che la sua è una guerra ideologica. Contro l’Occidente decadente, la libertà sessuale che considera con odio e disgusto, l’Europa dei diritti che vorrebbe vedere morta, perché poco virile, poco combattiva, molto viziata.”
    Questo dice il Maestro Serra e Angela è contenta, vive nella parte del mondo libero, democratico, dove non solo i bisogni sono stati appagati ma addirittura i desideri possono essere realizzati ed esauditi. Perché Angela non deve permettersi di avere un bambino con gli occhi azzurri e i capelli d’oro? Lo potrà chiedere ai guru della scienza della trasformazione genetica, non ha bisogno che questo bambino abbia un padre, a che serve una famiglia? A che serve una Nazione, a che serve una Patria, a che serve una Costituzione, a che serve una Sovranità del corpo e dell’anima.
    Mi chiedo a questo punto: a che serve l’autodeterminazione dei popoli? Questa serva quando lo decide la Nato. E’ giusta l’autodeterminazione dell’Ucraina ma non quella della Palestina che viene da decenni occupata da Israele.

    Cara Angela, questi vizi antistorici li lasciamo ai reazionari, quelli che secondo il terzo principio della dinamica reagiscono ad una azione. L’azione è quella che crea la società fluida per Angela. Chi fa l’azione? Il mondo occidentale a guida americana che impone il suo modello di sviluppo. E qual è l’azione da sempre del mondo occidentale: supremazia militare per mantenere il dominio economico nel mondo. Azione che trova nella guerra una misura adeguata. E quindi Angela si dovrebbe chiedere: se io posso viaggiare a chi tolgo la libertà di non poterlo fare? Se io posso sognare di avere un figlio con occhi azzurri a chi tolgo il diritto di farlo?
    E infatti Angela, prodotto di questa cultura della libertà senza giustizia, si tramuta in un miracolo della consapevolezza e prende improvvisamente il nome di Greta e diventa bambina che dice ai potenti del mondo di questo mondo occidentale: “state rovinando tutto”.
    Quindi quelli che fanno l’azione stanno rovinando tutto e infatti hanno grattato il barile del sottosuolo, stanno sterminando specie vegetali e animali ed oggi ci dicono che siamo troppi sulla terra, le risorse non sono infinite.
    Greta o Angela tra un viaggio e un altro si diranno: “Siamo tanti bene? Io voglio vivere, ci sarà chi è destinato a morire, ma non voglio essere io!”
    In occidente c’è chi pensa che una moderata guerra nucleare non sarebbe la fine del mondo. Morirebbero qualche miliardo di persone (e sarebbe un bene secondo i loro calcoli) ma poi il calore e le radiazioni andrebbero nella troposfera e farebbero da scudo ai raggi solari e così la temperatura si abbasserebbe di qualche grado per cui potremmo continuare a prolungare le nostre trivellazioni e proseguire per qualche decennio la società fluida.
    Pertini diceva ai giovani: “Non può esserci libertà senza giustizia sociale”.

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