Attualità

Verità e bugia

di Francesco De Luca

 

Verità e bugia. Più di frequente si cerca la prima anche se è la seconda che si incontra più spesso.

I filosofi greci preconizzavano che la verità fosse sempre accompagnata dalla bellezza. Bellezza e verità, un postulato. Che l’esperienza mette in dubbio perché talvolta la menzogna si paluda di bellezza così come ci si imbatte nella sua immagine effimera.

La verità la si raggiunge attraverso percorsi logici corretti. Segue una procedura, la verità, e perciò è oggetto di insegnamento. Ma la bellezza no, la bellezza non si coglie seguendo schemi. La bellezza non la si può insegnare. La si può desiderare, e allora occorre apportare accorgimenti all’animo.

Nell’infanzia è bello ciò che viene porto dal sentimento. La mamma, la famiglia, la casa, il paese: tutto quanto proviene da quelle fonti è bello. E permane tale nel tempo e nel ricordo.

Nella maturità la critica razionale crea percorsi logici in cui incapsulare la bellezza, e riconoscerla. Vi riesce in virtù della profondità argomentativa, della sua chiarezza, ma è soggetta sempre al tarlo della critica, della relatività, della falsificazione. Prende la denominazione di arte, e diviene oggetto di disquisizione perenne. Così complicata e contorta, talvolta, da essere oggetto di speculazione ossessiva nell’estetica. Disciplina universitaria, costruita su piramidi di iperboli, di similitudini. Vanto dell’intelligenza e della creatività. Assoggettata allo ‘spirito del tempo’. Ogni epoca ha la sua estetica, e ogni massiccia conquista umana.

Particolare della Nascita di Venere, olio su tela di Botticelli (1445-1510)

La bellezza è un’altra cosa. Si viene rapiti dalla bellezza dinanzi alle mirabolanti espressioni della natura. L’animo segue un’attrazione emotiva le cui caratteristiche vengono distinte in un secondo tempo. Lì per lì si è catturati come l’occhio dal lampo.

Non c’è alcuna mediazione esterna (come nell’infanzia). C’è un rapimento intimo. Nessun senso viene a determinare alcunché. O meglio sono tutti i sensi implicati. I sensi e l’intelletto. La mente e il corpo. L’intera persona rimane estasiata.

Questo implica però una ‘stato di grazia’, ossia una disposizione d’animo. La bellezza esige, per essere goduta, di una condizione preliminare. Diversamente passa e si disperde. Come si dissolvono le albe e i tramonti, gli arcobaleni e le trombe d’aria.

Avviene dunque che la ‘bellezza’ venga recepita non in modo ‘oggettivo’ bensì soggettivo. E’ il soggetto che deve entrare in empatia con l’esterno e attestarne la sua bellezza.

Il che porta una crepa nell’asserzione precedente perché, in qualche modo, è possibile educare alla bellezza. In quale modo? Da quanto scritto si deduce che bisogna disporsi ad essa, alla sua accoglienza. L’animo e il corpo, l’intelletto e il sentimento. La bellezza è appagante. Conchiude la parte nel tutto e il tutto nella parte. Il soggetto nell’oggettività e l’esterno intero nell’intimo dell’individuo. Un paesaggio, un quadro, una statua, un volto, una musica.

El pueblo unido, jamàs serà vencido”… (successo del gruppo canoro cileno Inti- Illimani) quel pomeriggio del ’73 stavo a Roma per un esame. L’Università messa in disordine dalle occupazioni, ma il professore Volpicelli non volle cedere alle pressioni studentesche e spostò le interrogazioni al pomeriggio. Dovevo trovarmi in sede, nei pressi di piazza Esedra. Lasciai l’autobus, che sembrò prendere la fuga. Avrei attraversato un vialone e sarei sbucato a piazza Esedra. Nell’ampia strada nessun’auto, una calma strana. Troppo strana. Mi incamminai coi miei pensieri e sentii nell’aria, lontano e accennato, un canto. Non mi lasciai distrarre e discendevo il vialone quando mi comparve davanti un muro di gente. Compatta e vociante veniva verso di me. Io da questa parte e dall’altra parte quella moltitudine. Urlava: ‘El pueblo unido jamàs serà vencido’ (il popolo unito mai sarà vinto), e marciava verso di me. Fui assalito dal timore. Mi guardai intorno, una strada secondaria sarebbe stata la mia salvezza. La imboccai e mi appiattii vicino al bugnato di quei secolari palazzi.

Il corteo passò, scalmanato e sdegnoso.

Passati sono gli anni, i contrasti ideologici avversi al divorzio, la baldanza degli studenti in rotta coi valori tradizionali. Tutto oggi appare sopito in una mota di disinteresse e di indifferenza verso i diritti sociali, eppure il canto del ‘pueblo unido jamàs serà vencido’ mi si ripropone ogni volta bello nella sua potenza di fronte alla mia fragilità in quel di Roma, acquattato al palazzo di viale Luigi Einaudi.

 

NdR: Nell’immagine di copertina “la verità e la menzogna” opera dello scultore inglese Alfred Stevens (1817-1875)

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