Ambiente e Natura

I miei fari, una scoperta del cuore

di Luisa Guarino 



Ho scoperto la mia passione per i fari… nel buio di una sala cinematografica. Era il 2008 e avevo deciso di andare a vedere “Scusa ma ti chiamo amore”, diretto da Federico Moccia e tratto dal suo libro omonimo. Per principio mi piace vedere film di tutti i generi, e in quel momento volevo capire il “fenomeno Moccia” e il consenso da parte dei più giovani: un suo libro non l’avrei letto mai, ma con un film è tutto più semplice. E poi mi attirava quella locandina, con un bel faro in primo, anzi in secondo piano: la storia, interpretata da Raul Bova e Michela Quattrociocche, era poco più che da teenagers, quindi per me fuori tempo massimo, ma l’ho seguita comunque con piacere. E sono uscita dalla sala completamente conquistata.

Durante la proiezione è come se fossero venute fuori tutte le conoscenze, reminiscenze, sensazioni, emozioni, legate ai fari: quelli che avevo conosciuto “de visu”, a Ponza, Ventotene, al Circeo, ma anche tanti altri sedimentati senza saperlo in un angolino della mente, come l’ultima scena, fra thriller e horror, di “Analisi finale”, un vecchio film del 1992 con Richard Gere, Kim Basinger e Uma Thurman. Chi l’avrebbe mai immaginato?

Così da quel 2008 è nata in me quella “faromania” che intanto mi ha fatto diventare acquirente compulsiva dei libri che hanno un faro in copertina, e soprattutto mi ha fatto scoprire il calendario dei fari, di cui credo di aver già scritto qualcosa in passato. Non so se ne esista più di uno, immagino di sì: il “mio” è pubblicato da Legami e si intitola semplicemente “Lighthouses”. Le fotografie sono tutte di Jean Guichard (fotografo francese,1952) e sono realizzate in varie zone del mondo, Nord Europa, America, Portogallo, ma soprattutto in Bretagna, a Brittany, dove ne esistono moltissimi, e dove esiste una vera e propria “strada dei fari”, un percorso immagino straordinario lungo coste frastagliate e ricche di insenature.



Il primo giorno dell’anno di solito trascorro parte della mattinata ad aggiornare i miei calendari, almeno uno per stanza: due di gatti, uno di Ponza, un altro con le immagini del territorio pontino, ancora uno di Save the Children... Di anno in anno viene contemplata qualche variabile: ma in bella vista c’è sempre quello dei fari, che solitamente trovo alla Feltrinelli fin da ottobre, ed è sempre il primo della lista. Solo poco fa, proprio per acquisire qualche notizia in più in previsione di questo mio scritto, ho guardato più attentamente anche il retro di “Lighthouses” e ho scoperto in un angolino il logo del Cesvi (www.cesvi.org) e accanto ad esso ho letto, in varie lingue: “Con l’acquisto di questo calendario sostieni la Casa del sorriso in Sudafrica, un centro di accoglienza per donne e bambini delle baraccopoli di Cape Town. La fondazione Cesvi e Legami ti ringraziano”.


In questi primi giorni dell’anno per me tale “scoperta” è motivo di ulteriore ammirazione per un’opera che già amavo tanto. Inoltre parlare proprio in questo momento del Sudafrica è di grande e cogente attualità, nonché motivo di speranza.





1 Comment

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  1. Sandro Russo

    10 Gennaio 2022 at 22:14

    Si conferma che con la Direttora, amici fraterni fin dall’infanzia, forse per un imprinting comune, condividiamo parecchie passioni basiche. Per i gatti e per i fari, intanto, per dire solo le due più appariscenti.
    Ah ricordarmelo prima! …perché dal mio recente viaggio in Bretagna con l’obiettivo preciso di vedere più fari possibili, avrei portato il calendario d’ordinanza non solo a Enzo Di Fazio, ma anche a lei.
    Comunque niente è perduto perché le bellissime foto, mese per mese, le ho trasposte pari pari sul sito (cliccare per ingrandire) in questo reportage di viaggio del 2016:
    https://www.ponzaracconta.it/2016/08/20/un-altro-mare-2-i-fari-della-bretagna/

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