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Inverno a contrasto

di Francesco De Luca

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Chi smaglia la sua esistenza sull’isola dal profilo di luna vive questo tempo con animo franto da un doppio sentimento. L’inverno nella sua tinta natalizia si va imponendo fra i dirupi di cui le frane ridisegnano i confini, fra i vicoli strapazzati dal maestrale, nelle cale dove le barche stazionano dimesse. E la luna rosseggia nel crepuscolo infreddolito, intonandosi con le luminarie, messe lì per indicare al Natale dei Doni i luoghi ove lasciare regali ai bimbi dagli occhi innocenti, ai vecchi dagli occhi appannati, alle donne dagli occhi pieni d’amore.
L’isola ha assunto sembianze di un presepe mediterraneo, privo di deserti e palme, con l’attesa di chi crede che l’Avvento porti un risveglio negli animi.
Contrasta questo paesaggio racchiuso nei limiti di un’isola dal cuore pulsante, il sentimento che circola fra gli sguardi degli isolani.

Nei mattini che il maestrale anima tanto da spingere chi si vuole attardare a scambiare opinioni a fermarsi negli angoli assolati, accanto ai muretti, pochi sono coloro che sfidano il vento. Preferiscono il molo dove attracca la nave. Gente che in estate ha il periodo di lavoro intensivo. Nei mesi invernali accudiscono la barca della loro soddisfazione. Incappucciati, avari nei saluti, aspri nei giudizi. Ostili verso gli Amministratori e verso i poteri politici, colpevoli di ingenerare in loro avversione, ripugnanza perché la gestione della Cosa Pubblica non segue un sano, trasparente percorso. E nel corpo sociale si diffonde il sospetto, il rancore. Le famiglie si dividono, gli interessi si contrastano, i sorrisi sono di facciata e gli auguri di convenienza.

L’inverno della compostezza raccolta si scontra contro la propaganda elettorale.
Non se ne uscirà che lacerati nei rapporti sociali. Più avidi e meno solidali. E quando il maestrale convincerà tutti a rintanarsi in casa perché la protezione della salute è d’obbligo non resterà né tempo né voglia per ascoltare le note timide provenienti dalle recite natalizie, né le voci infantili che cantano “Ninnu bello peccerillo”.
Il cuore chiuso, la famiglia dilaniata, ogni unità è un partito. Il vento del distacco regnerà fra vicoli, piazzuole, imbarchi e grariate.

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