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Le recenti elezioni e Ponza

di Francesco De Luca

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Quale considerazione fare riguardo alla situazione politica di Ponza alla luce dell’ultima esperienza elettorale nazionale?

Tento di produrre qualche pensiero affinché l’inverno cui andiamo incontro possa servire per portare discernimento nelle nostre convinzioni politiche.
Quando dico ‘nostre’ mi rivolgo ai miei concittadini ponzesi che nella prossima primavera saranno chiamati a rinnovare l’Amministrazione comunale.

Non ho competenza di analisi politica ma sono dotato di mente, come penso lo siano pure i ponzesi, e pertanto è possibile avanzare ragionamenti che abbiano, quanto meno, razionalità.

E dunque comincio col raccordarmi al fenomeno davvero nefasto per la pratica politica ma anche per la sostanza politica della nostra vita civile: l’astensionismo. È un male che produce danni nel breve termine, perché dà il potere a chi non rappresenta la maggioranza degli elettori e, per tale ragione, decide scelte di parte, infischiandosene del bene comune. È un male che produce danni nel lungo periodo perché mina la fiducia negli strumenti che ci siamo dati per vivere civilmente ossia la democrazia.

La Cina potrà avere il PIL più esplosivo del mondo, l’Africa potrà possedere le risorse minerarie più importanti del globo, l’India potrà rappresentare il potenziale umano più promettente, ma sono nazioni prive di democrazia, ossia producono leggi contro la volontà del popolo.

Se poniamo a fondamento del nostro vivere il valore del bene comune e della democrazia arriviamo a detestare l’astensionismo. Il quale però si alimenta anch’esso di qualche motivazione. Quella che appare più fondata è che ci si astiene dal votare perché non si ha fiducia nell’apparato politico che gestisce il potere.

Orbene a me appare chiaro che l’attuale Amministrazione locale abbia esaurita la sua spinta innovativa nell’aver sostituito la Giunta precedente, dopo di che, questi ultimi anni sono stati ‘perduti’ dietro finalità che non hanno prodotto miglioramenti nella vita isolana. Io stesso ho scritto su questo Sito di ‘occasione perduta’, perché ci si aspettava un rinnovamento che non si è visto. Adopero termini che metto fra virgolette giacché occorrerebbe dare ad essi contenuti concreti, dettagliati, ma, se lo facessi, devierei dalla tesi che voglio ribadire e cioè: l’insoddisfazione che si sta patendo deve smuoverci ad una partecipazione attiva.
Anche perché Ponza, in quanto isola, non ha propaggini dalle quali trarre ulteriore sostegno. Ponza è centro e periferia: tutto si concentra nel suo territorio, nella sua imprenditoria, nella sua popolazione, nella sua cultura.
Cosa voglio dire?
Voglio dire, ad esempio, che si può essere ‘formiani’ (e perciò interessato alla vita pubblica di Formia ) pur lavorando a Fondi; che si può aprire un negozio a Formia e risiedere a Gaeta. A Ponza no. Per essere ‘ponzesi’ occorre vivere sull’isola, lavorare qui, andare a messa qui, approvvigionarsi qui. Tanto è vero che chi non partecipa ‘in carne’ alla vita del paese se ne infischia dell’esodo invernale, dell’incuria delle strade interne, dell’erosione dei faraglioni, delle stramberie delle linee di comunicazione. Viene in estate, apre bottega, e pretende che le fogne funzionino, il vicino non gli rubi il posto al parcheggio e via così… e noi Ponzesi lo sentiamo e lo giudichiamo un ‘estraneo’, un forestiero, un invasore, un ‘mangia a tradimento’.

Questa mentalità ‘paesana’, localistica e campanilistica, ha fatto fiorire negli ultimi anni la propensione a rafforzare in noi il valore del profitto. Il che significa produrre profitto oltre la legge, oltre l’ordine. Non ci distinguiamo per essere ligi alle norme, né a quelle nazionali né a quelle comunali. Tendiamo quasi sempre a forzare i margini (dei confini), a oltrepassare i limiti (delle autorizzazioni). Spinti dalla tensione al profitto.

Per cui, pur venendo da una condizione da subalterni (come erano i coloni nostri antenati), pur dovendo sottostare sempre a istituzioni con poteri forti (l’apparato repressivo per i coatti – di marca civile e di marca politica), non si è sviluppata presso la comunità la propensione a solidarizzare con gli ultimi (pescatori), bensì si è sviluppata la tensione ad accaparrarsi privilegi (secondo il modello della classe dirigente). Questo spiega il desiderio abnorme che c’è di entrare nelle liste amministrative: “in qualche modo, se sto sul Comune, qualcosa potrò arraffare”. E questo, nonostante si sia incappati nella tragedia di vedere la Prefettura delegittimare la Giunta perché colpevole di malaffare!

Cosa voglio arrivare ad affermare?
Voglio ribadire che abbiamo, noi ponzesi, argomenti su cui riflettere. E sono argomenti che, se ci riflettiamo, apriranno la nostra mente a conclusioni ragionate. Affinché l’isola inizi un cammino di rinascita.

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