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Focus Storia, una nota su Abebe Bikila

Segnalato da Fabio Lambertucci

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Mi fa piacere partecipare ai lettori di Ponzaracconta che su “Focus Storia” n° 178, agosto 2021 è stata pubblicata alle pagg. 4-5 questa mia nota sul maratoneta etiope Abebe Bikila.
F. L.

  Abebe Bikila nel 1968

Congratulandomi con i ragazzi delle scuole superiori dell’Academy che hanno svolto un ottimo lavoro sui “Campioni del dissenso” (Focus Storia n° 177), vorrei ricordare a proposito del riquadro “A piedi nudi sul podio” dedicato al grande maratoneta etiope Abebe Bikila (1932-1973) che il campione corse e vinse a piedi nudi anche la maratona per eccellenza, ovvero la Maratona-Atene del 7 maggio 1961 (la foto a pagina 59 si riferisce proprio a questa gara dove Bikila porta il pettorale n. 3, a Roma ’60 ebbe invece l’11).
Tra queste due vittorie Abebe Bikila rimase oltretutto coinvolto suo malgrado in un golpe militare in patria (Bikila era una guardia di palazzo dell’imperatore).
Nel dicembre 1960, approfittando di una momentanea assenza dall’Etiopia dell’imperatore Hailé Selassié, il generale Mengistu Neway tentò un colpo di Stato ma la ribellione venne sedata, il generale – rifiutata la grazia concessagli – finì al patibolo e molti membri della guardia imperiale vennero incarcerati, tra i quali anche Abebe Bikila. Il campione olimpico però fu immediatamente rilasciato perché si dimostrò che al momento del tentato golpe, si stava allenando.

Ritaglio da Focus Storia n 178. Abebe Bikila (cliccare per ingrandire)

Anche dopo il grave incidente stradale nel 1969, dove perse l’uso delle gambe, Abebe Bikila si dimostrò un combattente nato e non si arrese: partecipò ai Giochi paraolimpici nel tiro con l’arco e il tennis tavolo e vinse una gara di slittini trainati da cani in Norvegia. Consiglio quindi la visione del bel film drammatico/documentario “L’atleta. Abebe Bikila” (2009) di Davey Frankel e Rasselas Lakew (co-registi; il secondo interpreta anche il campione).
Fabio Lambertucci, Santa Marinella (Roma).

L’arrivo vittorioso di Abebe Bikila alla maratona olimpica di Roma, 1960

Locandina del film del 2009

Focus Storia, n° 178, agosto 2021. Nelle edicole da oggi 17 luglio 2021
Per sfogliare qualche pagine del magazine:

https://issuu.com/mondadorimedia/docs/edicola_storia_agosto_ok

Nota della Redazione
Su issuu.com viene pubblicata una sintesi, o delle pagine “di assaggio” della pubblicazione, a scelta dell’editore

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Appendice (Cfr. Commento di Sandro Russo)

Una delle foto di Abebe Bikila nel suo ultimo anno (Getty images)

 

3 Comments

3 Comments

  1. Sandro Russo

    17 Luglio 2021 at 16:56

    Bravo Fabio a spaziare con notizie così precise e documentate in campi così diversi!

    Naturalmente conoscevo Abebe Bikila (è un nome che si ricorda!), e ricordavo la foto del suo travolgente arrivo alla maratona di Roma (a piedi scalzi: altro particolare che resta impresso!). Ma poco più. Quando ho letto che è morto così giovane, mi sono incuriosito e ho voluto saperne di più (Wikipedia è lì per questo)

    “Nel 1969 Bikila stava guidando nei pressi di Addis Abeba quando ebbe un incidente, rimanendo paralizzato dalla vita in giù. Nonostante le cure e l’interesse internazionale, non riuscì più a camminare. Pur impossibilitato all’uso degli arti inferiori, non perse la forza di continuare a gareggiare: nel tiro con l’arco, nel tennistavolo e perfino in una gara di corsa di slitte (in Norvegia). Partecipò inoltre ai Giochi paralimpici di Heidelberg nel 1972 nel tiro con l’arco.
    Morì l’anno successivo, all’età di 41 anni, per un’emorragia cerebrale, venendo poi sepolto nel cimitero parrocchiale di San Giuseppe ad Addis Abeba”.

    Non ricorda, per la lotta inane contro il destino, un altro eroe contemporaneo, Alex Zanardi?

    Una foto degli ultimi anni di Abebe Bikila annessa in calce all’articolo di base.

  2. gianni sarro

    19 Luglio 2021 at 15:23

    Interessante questa nota su Bikila, il suo arrivo al Colosseo illuminato dalla luce artificiale è entrato nell’immaginario collettivo. Un saluto a Fabio.

  3. Fabio Lambertucci

    23 Luglio 2021 at 07:18

    Ringrazio per l’ospitalità che i miei articoli ricevono sul sito.

    A proposito dell’ultimo vorrei ancora ricordare che nel film italiano “Un ragazzo di Calabria” (1987) di Luigi Comencini con Santo Polimeno (“il ragazzo Mimì”), Gian Maria Volonté (“l’autista Felice”) e Diego Abatantuono (“Nicola, padre di Mimì”), ambientato nella provincia di Reggio Calabria nel 1960, il ragazzo Mimì che vorrebbe correre e gareggiare viene invitato dal suo “allenatore” Felice a vedere in televisione la maratona di Roma ’60 perché vi avrebbe corso un africano scalzo [errore: in realtà nessuno prima della gara aveva mai sentito nominare Abebe Bikila]. Mimì riesce a sbirciare la trasmissione dal televisore di una ragazza ricca (Giada Desideri) che accortasi del suo interesse lo invita a casa a vedere comodamente la gara che spronerà Mimì ad inseguire il suo sogno.

    Circa la qualità tecnica della televisione italiana nel 1960 riporto dal libro del 2008 di David Maraniss, giornalista premio Pulitzer del “Washington Post”, “Roma 1960. Le Olimpiadi che cambiarono il mondo” (Rizzoli, 2010) il commento del ciclista statunitense Jack Simes:
    – Al Villaggio Olimpico il ciclista Jack Simes era sprofondato in una comoda poltrona della mensa per assistere alla maratona con un gruppo di atleti americani. “Il commento italiano non siamo riusciti a capirlo, ma questo non importava perché le riprese della televisione erano grandi, con mezzi leggeri e telecamere a seguire tutta la gara” – scrisse Simes nel suo diario – “Sono anche sorpreso dal fatto che la televisione europea abbia immagini così nitide. Hartman (Jack Hartman, il suo compagno di squadra – nda) una volta ha detto che è perché hanno sullo schermo un numero di linee maggiore che da noi e questo rende migliore l’immagine. Mi chiedo come possa essere accaduto che quindici anni fa qui era una montagna di macerie e adesso hanno una tv migliore della nostra. Pensavo che tutto dovesse essere meglio in America e che la televisione l’avessimo inventata noi.

    L’impresa di Bikila venne immortalata anche dal film ufficiale dell’olimpiade “La Grande Olimpiade” di Romolo Marcellini.
    Scrive Maraniss: “Nel febbraio 1961 Abebe Bikila venne invitato a tornare a Roma dal CONI per la prima del film ufficiale dei Giochi, “La Grande Olimpiade”, diretto da Romolo Marcellini. In questa produzione grandiosa, che rende le forme umane con lo stesso senso artistico e la stessa riverenza di “Olympia” di Leni Riefenstahl, ma senza i sentimenti nazisti di quel tributo ai Giochi del 1936 a Berlino, sono molte le scene e i personaggi che hanno forza evocativa. Ma Abebe Bikila, mentre corre nella notte silenziosa solo e a piedi nudi, lungo la fila di torce che si allinea sull’Appia Antica nella maratona che lo porterà alla storia, finisce inevitabilmente per concentrare l’attenzione su di sé”.

    Saluti da Fabio Lambertucci

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