Ambiente e Natura

Ischia. 10 anni, più ombre che luci

di Giuseppe Mazzella di Rurillo

 

Sono passati dieci anni dal mio libro “Ischia, Luci e Ombre sullo Sviluppo” sottotitolo “Il sistema economico-sociale dell’isola d’Ischia dall’espansione selvaggia (1970-1974) al tempo della globalizzazione (2002-2010)”.

Voleva essere un excursus sulla crescita economica dell’isola d’Ischia dal 1970 al 2010, 40 anni, ma anche un libro di memorie o di esperienze di un giornalista locale di cultura economica e non classica, con una definita identità politica di socialista liberale che si è trovato testimone di un periodo lungo e da un osservatorio privilegiato perché potevo seguire molti avvenimenti e conoscere molte personalità.
Ma anche con il più confuso e contraddittorio “decentramento amministrativo dello Stato e della Repubblica”, la degenerazione della Politica, la rivoluzione dell’informatica e della telematica di cui nell’isola d’Ischia c’è stata una grande diffusione con una curva dello sviluppo che pareva essere esponenziale e non come sono tutte le curve logiche. L’esperienza personale, o se volete il percorso professionale diviso tra l’isola ed il continente, Ischia e Napoli, coincideva con la nascita della stampa locale nel 1970 e la sua definitiva affermazione.

Il libro era già pronto – in gran parte –  alla fine del 2008, ma ne ritardavo la stampa per la ricerca dei dati statistici, perché senza i dati non si può scrivere di economia politica o meglio di politica economica. Volevo avere l’ambizione di avviare sul piano locale anche la disciplina della Storia Economica perché ne riscontravo la mancanza fra le organizzazioni culturali locali come il Centro Studi sull’Isola d’Ischia ed il Circolo Sadoul. Ecco perché, con il vecchio e caro amico Franco Borgogna, proponemmo – fondandolo nel 2009 – un Osservatorio sui fenomeni Socio-Economici dell’isola d’Ischia (OSIS) quasi per farne una specie di CENSIS locale che servisse alla classe dirigente locale – della Politica, dell’ Economia, della Cultura – per attuare l’ammonimento di Luigi Einaudi: conoscere per deliberare.
L’OSIS avrebbe meritato miglior fortuna e soprattutto il sostegno del mondo politico ed economico locale per avviare i giovani anche verso lo studio dei sistemi economici e sociali ed il meridionalismo facendo conoscere uomini come Carlo Borgomeo e Giuseppe De Rita , per citarne qualcuno, sostenitori dello sviluppo locale o, ancor meglio, quello che Giorgio Ceriani Sebregondi  chiamava lo sviluppo sociale.

La stampa locale – definitivamente affermatasi per capacità, impegno, dedizione di Domenico Di Meglio (1949-2009) prima con Il Settimanale d’ Ischia e poi con Il Golfo – ha dato un contributo notevole al dibattito civile  ed alla polemica politica, sia al tempo della prima Repubblica o della partitocrazia sia al tempo della seconda con i “partiti liquidi” e l’affermazione dello sfrenato liberismo che si manifestava anche da noi, sia nell’aspetto imprenditoriale sia nell’aspetto sociale, con un esasperato individualismo ed un allontanamento enorme della gioventù dall’impegno politico che, invece, aveva caratterizzato la nostra generazione del decennio 1940-1950.

Il libro è di 115 pagine e diviso in 11 capitoli con l’introduzione, le conclusioni, la prefazione di Franco Borgogna, una mia postfazione e soprattutto il “23 marzo”, cioè il ricordo di Domenico Di Meglio al quale avevo ampiamente parlato del libro perché  concordavamo che il problema più urgente che cominciava a crescere nell’isola felice era quello del lavoro.
L’avevo toccato con mano perché, dopo una esperienza di 26 anni all’ufficio stampa della Provincia di Napoli (dal 1976 al 2001 con collaborazioni a giornali, riviste, agenzie di stampa) accettai l’incarico che mi propose il Presidente Amato Lamberti di dirigere il Centro per l’Impiego di Ischia. Questo passava alla competenza della Regione con delega alla Provincia, in attuazione della Legge Biagi o nuova Legge sul mercato del lavoro.
Così gli ultimi 8 anni della mia carriera nella Pubblica Amministrazione li dedicavo alla missione impossibile di modificare, anche sul piano locale, nel mercato del lavoro completamente liberalizzato; avevo avvertito i limiti della nuova Legge, riconfermati anche in questi tempi dal fallimento del reddito di cittadinanza voluto dai pentastellati che non ha prodotto nessun posto di lavoro (Il Mattino, venerdì 4 dicembre 2020, Ai navigator regalati 180 milioni-reddito cittadinanza: un maxispreco. Zero offerte di lavoro per i beneficiari).

Come eravamo oltre 10 anni fa 

Che cosa potevano fare i Centri per l’Impiego con un mercato del lavoro libero come se il lavoro fosse una merce soggetta alla legge della domanda e dell’offerta? Al nuovo mercato del lavoro dedicai il Capitolo VII del libro anche perché partecipai, nel 2003, ad un confronto nazionale, con un mio intervento sul supplemento Corriere Lavoro del Corriere della Sera, sostenendo politiche pubbliche per il lavoro e indicai le cifre disponibili sul caso dell’isola d’Ischia. Avevamo circa 14mila iscritti di cui almeno 4mila inoccupati, cioè persone che non avevano mai lavorato pari ad una percentuale del 28% . Dal punto di vista delle possibilità occupazionali Ischia non era un’isola felice.

La disoccupazione cresceva e non diminuiva. Bisognava che il Sistema Locale di Sviluppo trovasse nuovi segmenti, come poteva essere la portualità e la Pubblica Amministrazione. Da qui una rigorosa politica di Programmazione Economica e di Pianificazione Territoriale con un avvio della Finanza di Territorio con nuove opere pubbliche.
Individuando i progetti, primo fra tutti indicavo la riqualificazione urbana di Casamicciola con il recupero del Pio Monte della Misericordia e di tutte le attività termali ed alberghiere dismesse. Fornivo i dati sulle imprese iscritte alla Camera di Commercio dei vari settori per un totale di circa 3mila unità.

La postfazione traeva spunto dalla prima demolizione di un fabbricato abusivo avvenuta, giovedì 28 gennaio 2010, per ordine della Procura della Repubblica sostenendo che la difesa del sistema economico e dell’occupazione doveva essere messa sullo stesso piano della difesa ambientale e, quindi, era necessario un unico Comune ed una Legge Speciale per Ischia per chiudere la vicenda delle circa 30mila domande di condono edilizio perché era facile prevedere che ad una Macelleria Edilizia – come la definì il prof. Ernesto Mazzetti  – sarebbe seguita una Macelleria Economica e Sociale.

“Ancora una volta – come è già accaduto nella Storia – saranno i deboli a soccombere. Il capitalismo – con buona pace di Joseph Alois Schumpeter – è anche questo concludevo. E’ accaduto esattamente così.

Come siamo oggi?
Rispetto a 10 anni fa oggi la situazione è peggiorata. Drammaticamente peggiorata.

Abbiamo subito il terremoto del 21 agosto 2017 e non è stata avviata la Ricostruzione. La vicenda della convenzione tra il Commissario di Governo e Invitalia, riportata da Il Dispari con l’ articolo di Ida Trofa nell’edizione di Giovedì 3 dicembre 2020 Zavorra Italia è emblematica. Ma il paradosso è che era già nota al Comune di Casamicciola da circa due anni tanto che la Presidente del Consiglio Comunale, avv. Nunzia Piro, stila un lungo documento, pienamente condivisibile, il 13 settembre 2019 riportato nel n.4/2019 de IL CONTINENTE con un mio commento “La Via Maestra e non vicoli ciechi”. A mia volta sul n.3/2019  della rivista, che si poneva come sforzo monotematico sulla Ricostruzione, sottolineavo  che la mission dell’Agenzia Pubblica, con i suoi  fondi Italia con una dotazione di 87 milioni di euro (Anna Lepre- Roma – 5 luglio 2019), era di creare e partecipare ad imprese per il rilancio dell’economia anche con il nuovo strumento della Società di Trasformazione Urbana (art.120 del TUEELL) di cui IL CONTINENTE ospitava un autorevole intervento dell’avv. Renato Perticarari, il più grande esperto italiano delle STU.

“Finora – scrivevo il 10 luglio 2019 nel Focus con l’articolo Fusione o periferie? Dall’utopia alla realtà – è venuta per prendere soldi dalla Ricostruzione con incarichi e non a fare investimenti. Cose assurde. Non succedono più nemmeno nel Congo ex-belga o nel Ruanda!”.

Neanche la pandemia e la crisi terribile che stiamo attraversando cambiano il costume italiano. Il prof. Sabino Cassese, 82 anni, già Ministro della Funzione Pubblica, uno dei più grandi esperti italiani del Diritto Amministrativo, ha dichiarato a Il Mattino di martedì 1 dicembre 2020 che “la riforma più impegnativa è quella della Pubblica Amministrazione. Ci si aspettava sul Recovery Fund che si mobilitassero i migliori dipendenti pubblici, che si lavorasse su obiettivi precisi, che si preparassero progetti, invece si annunciano piccoli parlamenti e nuove task force usando a sproposito il termine militare”.

Giovedì 3 dicembre 2020, il prof. Giorgio La Malfa, 81 anni, già Ministro del Bilancio ed autore di un Meridiano Mondadori su Keynes, scrive un editoriale per Il Mattino dal titolo significativo: “Se il Recovery diventa spartizione politica” dove chiede trasparenza al Governo per i progetti economici e rimarca la necessità degli interventi centralizzati con un Piano Nazionale.

La verità è che abbiamo una pessima classe dirigente a tutti i livelli. Nazionale, Regionale e Locale. Proprio in un momento in cui dovremmo avere al comando uomini di Stato che pensano alla generazione successiva. Uomini come De Gasperi ad esempio. Una lettrice del Corriere della Sera, Cecilia Bianchetti, ha inviato una lettera, pubblicata mercoledì 25 novembre 2020, ricordando che quando De Gasperi nel 1947 andò in America, Adone Zoli, suo compagno di partito, gli dovette prestare il cappotto.

“Un gigante. Che fa apparire ancora più nani i nani di oggi (e di ieri e di ieri l’altro). Nani, parassiti e anche ingrati”.
Neanche il più grande fotografo del mondo poteva fare uno scatto migliore.

Casamicciola, 6 dicembre 2020

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