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La nuova opera di Silverio Mazzella, del “Brigantino”di Sergio Monforte . Vivere Ponza: le ore del giorno, i giorni dell’anno, gli anni della vita! E siamo a quattro! E’ stato infatti pubblicato in questi giorni il quarto volume della collana “Ponzesi”, dedicata dal poliedrico artista Silverio Mazzella – scrittore, storico, ricercatore, fotografo e pittore – alla storia, alle tradizioni, al folclore ed al vissuto della gente di Ponza. Un impegno encomiabile ed oneroso, assolto, a volte, con la collaborazione della moglie Pina e del figlio Gennaro, che completano l’estro familiare. Dopo “Isole nella corrente – Ponza, Palmarola, Zannone”, “Ponza: cucina tradizionale e nuove tendenze” e “Ponzesi, gente di mare”, ecco ora la quarta fatica letteraria: “Le ore del giorno, i giorni dell’anno, gli anni della vita”. Un titolo che sintetizza secoli di superstizione, fede, medicina popolare, leggende, dialetto, luoghi e personaggi dell’isola di Ponza. In pratica, uno scrigno prezioso che, nelle sue duecento e passa pagine, racchiude l’anima stessa dell’isola lunata e dei suoi abitanti. Un’anima dalle radici antiche, tramandate, nel corso degli anni, di generazione in generazione, con rituali immutati nel tempo, credenze popolari assurte a dogmi incontestabili, perché supportate da episodi, casi e dicerie che, alla fine, ne hanno inequivocabilmente testimoniato ed acclarato la veridicità. Ma comunque, l’incredibile patrimonio culturale di un’intera comunità che rischiava di essere disperso nelle nebbie della memoria, senza la certosina opera di ricerca e di catalogazione di Silverio Mazzella che, con questo volume, ha realizzato una vera e propria pietra miliare dell’evoluzione socioculturale di Ponza e dei ponzesi, proiettandola nel tempo. E ponendo un ulteriore tassello nel recupero di quel “percorso della memoria” avviato da tempo dall’autore, affinché la Ponza del passato, con i suoi personaggi, i suoi siti, i suoi aneddoti e, perché no, il suo dialetto ed i vecchi soprannomi che, molto spesso, meglio individuavano e caratterizzavano le persone, non scompaia dalla memoria collettiva, ma venga tramandata alle nuove generazioni, come esempio e monito e come preziosa eredità di esperienze, perché non c’è futuro senza un costante legame morale con le proprie radici. Concetti, questi, validi, più che mai, per i ponzesi, gente abituata a vivere con animo semplice, anche se a volte litigiosa, ma costretta ad affrontare sacrifici e pericoli, come tutti i popoli che vivono sul mare e che dal mare debbono trarre da vivere. Come se non bastasse, a chiusura dell’opera, Silverio Mazzella ci dona un vero e proprio dizionario “fonetico, semantico ed etimologico” del dialetto di Ponza, perché, “per capire un popolo bisogna conoscerne innanzitutto la lingua e poi, vivere tra la gente, giorno dopo giorno, raccogliendone con pazienza, come tanti tasselli di un puzzle, i molteplici aspetti della vita quotidiana”. Questo ha fatto Silverio Mazzella, sempre spinto dall’amore infinito per la sua terra e la sua gente, di cui ormai è il custode e, soprattutto, il cantore moderno e melanconico. Devi essere collegato per poter inserire un commento. |
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