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Il benessere

di Francesco De Luca

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Chiedo al lettore un po’ di compiacenza.
Benessere, ossia lo star-bene. Riferito al soggetto e alla società.
Lo star bene è concetto trattato dalla medicina, dall’economia, dalla sociologia.

La medicina considera il benessere come salute ovvero uno stato di equilibrio raggiunto fra funzioni corporali e funzioni mentali.
L’economia identifica il benessere nella soddisfazione monetaria di tutti i bisogni dell’individuo.
La sociologia ha investigato il concetto avvalendosi anche degli apporti della psicologia e della filosofia.
Tante teorie, ma una ha ambito essere esaustiva nella nostra attualità ed è la teoria di Agnes Heller. Filosofa ungherese che ha teorizzato come il benessere per la società umana sia incentivato dall’essere immersi in un contesto di bellezza, di amicizia, convivialità. Lei li chiama bisogni radicali perché consostanziali alla natura umana.

Non riassumo il suo pensiero e nemmeno lo interpreto, lo presento soltanto come opportunità di confronto intellettuale. Nel senso che: ciascuno la pensi come vuole ma la Heller ha proposto questo modello di umanità.
Dunque il benessere, fra i fattori da considerare, ha una condizione nel nutrirsi di bellezza (nei rapporti umani, in quelli sociali, in quelli culturali).

È un pensiero da filosofo, direte voi, e dunque astratto, fuori dal contesto reale. Ma… mettete nel panorama dei vostri convincimenti questa possibilità. L’economia oggi campeggia nella vita reale. Ha il sopravvento su tutti perché i modelli cui aspiriamo sono quelli edonistici. Ossia del piacere. È bene ciò che piace. Piace ciò che soddisfa. Soltanto la legge dei giudici porta una qualche regola nell’agire. Della legge morale ci si riempie la bocca ma non la si segue. In parte con la scusa delle culture diverse. Ognuna segue direttive morali sue, tutte sono ugualmente valide, dunque nessuna ha la preminenza. Le culture dell’identità etnica o statale o politica sono gingilli con cui addobbarsi quando occorre, ma non sentite. La multiculturalità è assunta non come base fondante di educazione bensì come alibi per comportarsi senza regole. Tutto è permesso. Eccetto ciò che è sancito dalla legge. Ma anche qui sta avvenendo che le leggi si producono a profusione. In contrasto, in confusione, in eccesso.

La Heller ha prodotto una teoria semplice e lineare. Centrata sulla bellezza. Proponendo, non come imperativo bensì come modello intellettuale, all’ individuo e alla comunità sociale, un allontanamento dalla ricerca del piacere, e un avvicinamento ai fattori che armonizzino le pulsioni coi sentimenti, i bisogni con le soddisfazioni, gli istinti coi doveri. Il fine non è il raggiungimento della santità bensì del benessere.

Agnes Heller è morta il 15 di questo mese all’età di novant’anni. La sua opera principale è Breve storia della mia filosofia.
“La bellezza – amava dire – non salverà l’ Europa, si può essere amanti delle cose belle (Hitler amava Beethoven e Stalin la poesia sublime) e non agire di conseguenza. Però lo sforzo di essere buoni, amando le cose belle, porta alla tensione verso la felicità”.

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