Ambiente e Natura

Andar per cale (2)

di Francesco De Luca

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Esperienza di Francuccio T.
“Anche io con la canoa. L’unico natante che permette di passare indenne fra scoglio e scoglio, l’unico col quale puoi intrufolarti in uno speco incontrato a livello del mare. Troppo basso per gozzi, troppo stretto per i gommoni, poco fondo per le barche a motore.

Bisogna approfittare del mattino perché non si è infastiditi dalle onde prodotte dai motoscafi. Questi escono dalle ore undici in poi perché gli orari dei vacanzieri sono dilatati. La vacanza disdegna la premura!

Spedita è la pagaiata. Supero il Bagno Vecchio, il faraglione della Guardia ed approdo in una spiaggia ciottolosa, prima di punta del Fieno. Perché lì? Perché sono stanco. Al sole non c’è riparo. E allora ? Allora mi immergo. Il fondale non è particolarmente nuovo: sabbia e ciottoli, qualche grosso masso. Andando verso punta del Fieno, sulle pareti degli scogli si fanno più numerose le patelle. Quasi automaticamente, per abitudine, ne stacco alcune.

A riva non c’è niente di interessante. Nello stracquo nulla che spicchi per originalità. Sulla battigia a gambe divaricate in acqua stacco il corpo di una patella, lo mangio e lascio il guscio lì vicino. Così faccio con altre.

Le cicale friniscono dalle viti nei terrazzamenti che si inerpicano fino al monte Guardia. E’ il luogo dove le Antiche Cantine Migliaccio producono i vini originari di Ponza.

Un pizzicore ai piedi mi riporta al presente. Nella battigia dove combatto la calura e cerco di allontanare la noia una forma sguscia fra i ciottoli e i piedi. Metto a fuoco e in un attimo distinguo la sagoma di una piccola murena. Venuta a piluccare i rimasugli dai gusci delle patelle. “Oè…” – grido con meraviglia e spavento. La piccola al movimento brusco dei piedi si allontana. Veloce ”.

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