Ambiente e Natura

La pesca del corallo (video). I lavori scomparsi impressi nella nostra memoria

proposto da Sandro Russo

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Stimolati dall’articolo sui torresi nel Mediterraneo (leggi qui) ci siamo applicati alla ricerca del filmato citato.

Onore all’Istituto Luce per aver reso accessibile su YouTube parte del suo immenso archivio.
Da YouTube “Istituto Luce”: Aspetti della Sardegna N° 5 – Pescatori di corallo; 1955

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YouTube player

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La visione del filmato è impressionante; buona la qualità delle immagini (a colori) ed evocativa “la voce” dei filmati Luce che ci è rimasta nelle orecchie…
Il video un po’ richiama i bellissimi documentari sulla vita quotidiana e sul lavoro nell’Italia insulare di Vittorio De Seta (1923- 2011) e (perché no?) rimanda anche un’eco pasoliniana del tempo perduto. Commoventi quelle cadenze – nel dialetto che (ri)conosciamo – da parte degli uomini impegnati allo spasimo nel duro lavoro dell’argano (a braccia). E che miracoli di coordinazione e di equilibrio girare a quel modo, sotto sforzo, sul bordo della barca!
Non ultime – ma con una sensibilità attuale che prima era sconosciuta – le considerazioni sul danno arrecato ai fondali marini da quel metodo di raccolta…

1 Comment

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  1. Tano Pirrone

    7 Maggio 2019 at 13:11

    Amo molto Vittorio De Seta, uomo d’altri tempi e d’altro cinema. Amo, soggiogato, i suoi documentari e i suoi film, fra cui, indimenticabile, “Banditi ad Orgosolo”.
    Ho una copia anastatica di un libro curato da Mario Capello, che mette insieme scritti su di lui: “La fatica delle mani”, edito dal Feltrinelli Real Cinema nel 2008.
    Il primo “pezzo” – La sabbia negli occhi – è di Roberto Saviano. Vorrei trascriverne, se permettete, le prime righe, che riprendono le parole – il sentimento – di Sandro Russo e lo estendono, con indubbia perizia e straordinario coinvolgimento:
    “Quando sei davanti alle immagini dei documentari e dei film di Vittorio De Seta accade che la sensazione che ti prende, e ti prende gli occhi, non allo stomaco, o quanto meno non subito. E sembra non affliggere altri sensi, non coinvolgere altre emozioni. I primi minuti occupano gli occhi. La sensazione è come un prurito da congiuntivite, come se pietruzze minuscole e diffuse iniziassero a spostarsi lentamente negli occhi, strisciando sulle cornee, e a nulla serve aprire e chiudere le palpebre. E più si stropicciano gli occhi più il prurito aumenta, come se i grani che si spostano dentro si spezzassero moltiplicandosi e diffondendo ancora di più il fastidio. Devi aprire forte gli occhi, sgranarli, sperare che qualcuno delicatamente ci soffi sopra, e poi dentro, e poi ai lati, e così lentamente si trova refrigerio. E si torna a vedere bene. Così quando ci si trova dinanzi ai film di De Seta. Devi abituare la vista […]”

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